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Nadef? Libro dei sogni più che business plan

Nel mondo delle startup si spiega ai giovani imprenditori che non è importante solo il business plan ma anche e sopratutto la cosiddetta execution. Ecco, l’impressione è che la Nadef nella sua genetica generosità sia ancora lontano dall’essere un business plan e sembri più essere un libro dei sogni.

 

Le misure previste al suo interno si fondano sui diversi strumenti di finanziamento straordinari europei, di cui si prevede una spesa dilazionata nell’arco di 3 anni, unitamente al solito esoterico riferimento alla lotta all’evasione e a elementi quali la trasformazione dell’Irpef verso un sistema ad aliquota continua “alla tedesca”.

 

Ecco, dal lato “planning” abbiamo queste che sono solo alcune delle tante aree di scarsa concretezza o irrealizzabilità anche solo teorica. Dal lato execution, abbiamo la proverbiale incapacità dell’Italia di spendere le risorse stanziate – denunciata qualche giorno fa da Carlo Calenda a proposito del fantomatico fondo per le Pmi – che ci fa essere molto pessimisti sulla concreta possibilità che gli obiettivi di rimbalzo del PIL previsti dal Nadef si realizzino sul serio.

 

Alla fine, tuttavia, queste riflessioni sono estemporanee perché non è importante tanto la concreta efficacia nel tempo di quanto previsto nella Nadef, ma che il libro dei sogni piaccia alla Commissione europea e che ci lasci la libertà di continuare a sforare: il gioco è sempre stato questo. In italia quasi mai la politica ha veramente avuto l’obiettivo di risanare: troppo costoso in termini di voti e consenso.

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