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Smart working Pa, ora il tema è la sicurezza

Tiziana Cignarelli

Tiziana Cignarelli

La normativa emergenziale, i Protocolli di sicurezza siglati dalle Confederazioni del lavoro pubblico con il Ministro per la PA, tra gli altri quello del 24 luglio 2020, circolari e direttive della Ministra Fabiana Dadone, hanno consentito una spinta generale all’adozione del lavoro agile nelle Pubbliche amministrazioni fin dall’inizio del periodo emergenziale. I tavoli tecnici sul lavoro agile (impropriamente, smart working) sono proseguiti in incontri estivi e post estivi con la Funzione Pubblica; con il Ministero del Lavoro c’è invece stato un unico incontro, esteso a tutte le Confederazioni solo dopo un’iniziativa collettiva, ad ottobre, al momento privo di seguito. In tutte le interlocuzioni abbiamo sottolineato come nella fase emergenziale ancora in corso il lavoro agile fosse la più efficace misura di distanziamento interpersonale, dunque la più valida misura di prevenzione primaria sul lavoro e sanitaria da estendere in modo massiccio, come in questi giorni sono costretti ad ammettere anche i più diffidenti.

 

Fermo restando che la sede naturale della disciplina del lavoro agile è la contrattazione collettiva, più idonea ad adattarne le modalità alle singole realtà lavorative e organizzative, ai Tavoli abbiamo sostenuto l’opportunità nell’immediato di interventi che offrissero una ‘cornice’ generale di principio in grado di dare urgenti indicazioni operative, stante l’emergenza del momento, come protocolli, linee guida, direttive, circolari, ovvero decreti, come consentito, per certi versi imposto, dall’art. 263 del decreto rilancio per il Ministro per la Pubblica Amministrazione.

 

Abbiamo colto l’occasione per segnalare come l’applicazione concreta delle norme e dei protocolli sottoscritti a livello generale nazionale si stesse traducendo in documenti, portati anche ai Tavoli sindacali di Enti e Ministeri, dai contenuti non in linea con il contesto epidemiologico, rigidi, a dispetto dei necessari continui adeguamenti delle misure di prevenzione, a partire dai DVR, all’evolversi della situazione sanitaria.

 

Ecco perché leggiamo il decreto del Ministro del 19 ottobre come un doveroso urgente nuovo impulso al lavoro agile. Il corretto richiamo generale alle misure di prevenzione a tutela dei lavoratori, di cui il lavoro agile è una parte, la segnalazione della necessità di aggiornamento dei protocolli di sicurezza e dei DVR, di cui spesso ai Tavoli con le OO.SS. si è persa traccia, sono elementi di non poco conto. La necessità che le Amministrazioni garantiscano “in ogni caso le percentuali più elevate possibili di lavoro agile, compatibili con le potenzialità organizzative e con la qualità ed effettività del servizio erogato”, è misura certamente condivisibile, che deve ora trovare concreta applicazione nelle singole PA nel confronto con le Organizzazioni Sindacali.

 

Eppure, anche all’indomani del decreto ministeriale del 19 ottobre, siamo di fronte a provvedimenti che, spesso sotto il roboante titolo di ‘Fase 5’, si limitano a parafrasare il decreto ministeriale; poche Amministrazioni stanno attivando il previsto confronto sindacale, con pochi Sindacati a rivendicarne il rispetto. Si trascurano i passaggi del decreto che impegnano a rafforzare le misure di prevenzione con indicazioni operative stringenti e a mettere in campo da subito i necessari cambiamenti organizzativi (progetti e obiettivi da assegnare in lavoro agile, monitoraggio e mappatura delle attività svolgibili da remoto, performance che introducano effettivamente la partecipazione dell’utenza e del mondo produttivo nella rilevazione del grado di soddisfazione e resa del lavoro agile).

 

Il problema non sarà, dunque, come spesso accade, l’esigibilità concreta delle misure? Per parte nostra continueremo a sollecitare la revisione dei protocolli di sicurezza sul lavoro e su modalità di smart working evitando burocratizzazioni, per garantire la continuità dei servizi pubblici e la salute dell’utenza e dei lavoratori, a maggior ragione all’indomani della pubblicazione del DPCM 25 ottobre 2020. Non a caso l’ultimo intervento di emergenza punta a ritrovare il rigore e l’operatività dei protocolli di sicurezza sul lavoro più efficaci e concreti adottati all’inizio della pandemia, richiamando e allegando espressamente il Protocollo con le Parti sociali del 24 aprile 2020, per le Pubbliche Amministrazioni protocolli dell’8 aprile e del 24 luglio 2020, sottoscritti anche dalla nostra Confederazione.

 

Per altro verso, nel preannunciato prosieguo del confronto con il Ministro per la Pubblica amministrazione chiediamo siano affrontati aspetti come la digitalizzazione dei processi (obiettivo scomparso nel decreto, mentre è anche una delle linee di finanziamento del recovery fund), il rispetto dell’autonomia organizzativa del lavoratore, la sua partecipazione all’individuazione degli obiettivi, la valutazione partecipata dell’efficienza del lavoro agile anche all’interno delle pubbliche amministrazioni, valorizzazione delle competenze professionistiche deburocratizzanti dell’area della dirigenza, già ora operative da remoto con la massima efficienza, facilmente rilevabile.

 

Il rischio, altrimenti, è trasporre rigidità in grado di decretare il prematuro fallimento del lavoro agile, perdendo un’occasione di riorganizzazione digitale della PA, più in generale di rigenerazione del sistema.

 

Tiziana Cignarelli è segretario generale di Codirp

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