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Un governo no-partisan

mario draghi governo recovery plan

LA GENERAZIONE cui appartiene chi scrive affermava che il personale è politico. Figuriamoci se è possibile considerare non politico un governo. Ecco perché, nel dare l’incarico a Mario Draghi di formare un nuovo esecutivo, il presidente Mattarella non ha fatto mai ricorso a espressioni a-politiche, bensì ha richiesto che il nuovo esecutivo fosse slegato da “formule politiche” precostituite.

 

DUNQUE, NON UN GOVERNO PARTISAN, che rappresenti un’ala dello schieramento parlamentare; non bi-partisan, nella definizione del dizionario Treccani “partigiano di entrambe le parti in contrasto”; bensì no-partisan, sempre per Treccani “che concerne l’interesse collettivo, non considerando gli schieramenti e le parti politiche”. Nelle sue dichiarazioni programmatiche Mario Draghi si è rigidamente attenuto a questo mandato, sintetizzandolo nello “spirito repubblicano”. Ma ora viene il difficile. Perché il rischio è quello di cadere nella profezia di Giovanni Sartori, secondo la quale un governo è tanto meno incisivo quanto più ampia è la sua base parlamentare. Per dare concretezza allo “spirito repubblicano”, e per aderire alla sua stessa natura no-partisan, il governo Draghi è chiamato a scelte che finiranno per rappresentare una notevole discontinuità con il governo precedente, decisamente partisan, e addirittura concepito come padre di una nuova formula politica di centro-sinistra. Alcuni esempi sorgono immediati. Incarnando la visione di una certa sinistra, il governo Conte progettava un vasto intervento dello Stato nella proprietà delle imprese: da Ilva ad Autostrade, da Alitalia alla rete in fibra, fino ai 40 mld del Fondo patrimonio affidati a Cassa Depositi e Prestiti. Nulla di più partisan, con l’aggiunta di rendere ogni ritorno indietro lungo e costoso. Per cancellare scelte simili fatte negli anni ’30 del secolo scorso c’è voluto oltre mezzo secolo.

 

UN GOVERNO NO-PARTISAN non può proseguire su quella strada. Draghi ne è apparso consapevole quando ha detto che “il ruolo dello Stato e il perimetro dei suoi interventi dovranno essere valutati con attenzione”. Questo vuol dire che occorre cadere nella ‘profezia sartoriana’, limitarsi a non fare? Niente affatto. Sempre Draghi ha affermato: “Compito dello Stato è utilizzare le leve della spesa per ricerca e sviluppo, dell’istruzione e della formazione, della regolamentazione, dell’incentivazione e della tassazione”. Compiti sui quali si può trovare la convergenza no-partisan dello “spirito repubblicano”. E che da soli richiedono una chiarezza di disegno, una determinazione della guida politica, una efficacia nell’azione di governo che fanno tremare le vene ai polsi. L’altro esempio è la gestione della pandemia. In coerenza con un orientamento politico dirigista, per contrastare la pandemia il governo Conte si è affidato alla gestione del rubinetto dei divieti: nelle fasi di aumento dei contagi si stringeva il rubinetto, aumentando il novero dei divieti; nelle fasi favorevoli si allentava la stretta, rimuovendo gradualmente questo o quel divieto. Di norma, l’opposizione di centro-destra contestava le chiusure, ma senza fornire un modello alternativo.

 

SE APERTURA/CHIUSURA costituiscono i due fronti partisan, lo spirito repubblicano deve essere rintracciato sostituendo a questa dicotomia un po’ manichea un approccio fondato sulle regole. Non ti dico che devi stare chiuso ma che, se vuoi aprire, devi rispettare regole severe, anzi severissime, poste a garanzia della salute dei lavoratori, dei fornitori, dei clienti. Starà a te decidere se sei in condizione, se ti conviene, rispettare quelle regole, o invece fare la scelta di chiudere. Ciascuno sa che sia il modello aperture/chiusure sia quello basato sulle regole non possono che essere ibridi; anche il secondo potrà prevedere obblighi limitati di chiusura. Ma l’approccio tra i due modelli è rovesciato: nel primo caso tutto è proibito salvo quel che viene permesso; nel secondo caso tutto è permesso nel rispetto di regole, salvo che per quella specifica attività nessuna regola sia capace di assicurare la sicurezza della salute pubblica e quindi sia necessario proibirla. Intervento dello Stato nella proprietà delle imprese e gestione della pandemia sono solo due esempi, seppure molto rilevanti, dello spazio possibile per una efficace politica no-partisan. Carlo Azeglio Ciampi avrebbe detto che la possibilità di sfuggire alla profezia sartoriana – scarsa incisività di governi con ampia base parlamentare – sta in noi. È una frase che Mario Draghi sicuramente ben conosce.

 

La versione completa di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di marzo 2021. Ci si può abbonare al magazine mensile di Fortune Italia a questo link: potrete scegliere tra la versione cartacea, quella digitale oppure entrambe. Qui invece si possono acquistare i singoli numeri della rivista in versione digitale.

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