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Salvatore Veca, la giustizia e la questione ecologica

salvatore veca

Salvatore Veca, la cui scomparsa nella giornata di ieri rappresenta una grave perdita non solo per la vita culturale del nostro paese, ma per la vita civile italiana intera, è conosciuto per le sue riflessioni intorno ai temi della politica e più in particolare sui temi di giustizia.

Salvatore Veca è stato uno di quei filosofi che è riuscito tra i primi a praticare quel salto tra compartimenti stagni che regolavano la vita accademica delle facoltà di filosofia riuscendo a collocare la propria riflessione tra tradizioni intellettuali a volte inconciliabili o che perlomeno non vivevano il confronto fra di loro.

Ci riferiamo al dialogo che sarebbe diventato poi più frequente tra analitici e continentali che fu tematizzato negli ultimi anni del secolo scorso. In altre parole Salvatore Veca era in grado di mettere a confronto la filosofia analitica americana, caratterizzata da un’argomentazione logica rigorosa a volte capziosa, e il pensiero europeo contraddistinto da un approccio storicista e sociologista, olistico spesso involuto.

Un grande merito di Veca è stato quello di aver introdotto, non senza resistenze, la potente riflessione di John Rawls nel quadro di un pensiero progressista italiano fortemente improntato al marxismo nelle sue varianti consentendo la svolta liberale alle dottrine di sinistra che si stavano condannando alla inattualità.

La domanda fondamentale di John Rawls e di Salvatore Veca è come sia possibile una società giusta, stabile nel tempo, dove venga rispettato il pluralismo delle dottrine comprensive ragionevoli ovvero di dottrine morali, politiche, religiose che ciascuno in una società pluralista come le nostre, possiede.

Il requisito di base delle società che sono associazioni più o meno autosufficienti di persone che, nelle relazioni reciproche, riconoscono come vincolanti certe norme di comportamento e che, in generale, agiscono in accordo con esse, per Rawls è la giustizia: le società devono essere giuste, non basta che siano efficienti, funzionanti.

Per costruire questo modello di società giusta, Rawls usa una costruzione logica che si ispira alla teoria del contrattualismo moderno. Si tratta di un approccio normativo al tema della giustizia che ha contraddistinto queste impostazioni.

Salvatore Veca non ha mai limitato la sua riflessione ai temi della giustizia, anzi ha sempre più sottolineato nel corso del tempo il fatto che la giustizia debba essere ricompresa nel tema della giustezza. Questa necessità di andare oltre una teoria normativa e in fondo formalista di giustizia ha condotto in questi ultimi anni Salvatore Veca a confrontarsi anche con le parole di Papa Francesco e con la sua riflessione ecologica.

La Laudato si’, per Veca diventa un contributo di straordinaria forza che chiama in causa la responsabilità nei confronti di un mondo che non è nostro. Un mondo che, per usare il lessico di Papa Francesco, è stato dato agli uomini in custodia. Averlo in custodia significa avere il dovere di preservarlo per le generazioni future.

Questa è l’idea di una conversione dove la questione sociale è la questione ecologica. Non a caso Salvatore Veca fu inserito da Maurizio Martina, allora Ministro delle Politiche Agricole, nel gruppo di lavoro sulla cosiddetta Carta di Milano, in vista di EXPO 2015.

Quella carta affrontava proprio i temi della questione alimentare globale tra i quali quelli di ingiustizia a partire dall’accesso al cibo in un mondo scosso da profonde disuguaglianze.

È drammatica l’Ingiustizia della Terra nel senso della inequità o iniquità – come direbbe Papa Francesco – che governa e plasma i destini delle persone nel mondo.

Ma attenzione, Veca aveva ben presente che tale fenomeno non si realizzava solo nelle regioni della deprivazione assoluta o della scarsità assoluta o delle aspettative di vita terribilmente e brutalmente brevi, ma anche nelle parti ricche o ex ricche del mondo in cui sembra che si stanno dissipando alcune prospettive e conquiste.

Diceva Veca che sembra che uno strano Ancien Regime si aggiri qua e là nel mondo, anche nel nostro angolo di mondo. Ciò non significa gettarsi nello sconforto, ma continuare a esplorare spazi di possibilità politica, religiosa, istituzionale, economica che dilatino nella direzione dell’equità globale gli spazi che il mondo concede.

Non tutto è perduto, per Salvatore Veca tre saranno i temi con cui dovremo fare i conti: 1) i diritti umani presi sul serio, 2) equità globale 3) beni comuni ovvero il nostro pianeta.

Salvatore Veca ci mancherà in questo lavoro faticoso che dovrà fare leva su ciò che ci accomuna, nella casa comune.

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