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“Emissioni zero entro il 2050” è la parola d’ordine che ha chiuso il G20 e aperto il Cop26. Un obiettivo vitale, che per essere realizzato deve concretizzarsi in una riduzione intelligente dei consumi. Considerando che in Europa e USA i responsabili del 40% dei consumi energetici complessivi sono gli edifici, quella di favorire lo sviluppo degli smart building sembra essere una necessità tanto evidente quanto urgente.

Lo spiega bene Federico Frattini, vicedirettore dell’Energy&Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano, presentando lo Smart Building Report 2021: “gli obiettivi europei di edifici a zero emissioni potranno essere raggiunti solo attraverso ingenti investimenti che portino a ridurre i consumi, aumentare la penetrazione delle fonti rinnovabili e installare infrastrutture digitali per gestire correttamente i carichi termici ed elettrici”.

Quando si parla di smart building, infatti, non si parla solo di risparmio energetico, ma di costruzioni con impianti gestiti da una struttura di controllo in maniera intelligente e, soprattutto, automatizzata. È questo aspetto a garantire allo stesso tempo la minimizzazione dei consumi e il confort, la salute e la sicurezza degli occupanti.

Eppure, l’edilizia intelligente in Italia stenta a decollare. Anzi, nel 2020 c’è stato un calo degli investimenti rispetto all’anno precedente: si sono fermati a 7,67 miliardi di euro, contro gli oltre 8 miliardi del 2019. Un calo dell’11%, che stride con il percorso tracciato dalla Commissione Europea e che impone un necessario cambio di rotta. Dice sempre Frattini che, in quest’ottica, le previsioni del Pnrr sono “un buon inizio” ma, aggiunge anche che “non bastano”.

Tutto questo nonostante il grande successo del Superbonus, per cui il mercato – stando ai dati pubblicati dall’Agenzia delle Entrate – nutre un forte interesse: al 31 agosto 2021 erano state presentate oltre 37.000 dichiarazioni di conformità, per un valore di mercato di 5,7 miliardi di euro, che corrispondono a oltre 6,2 miliardi di detrazioni.

Quello che serve, dicono gli operatori di mercato, è un sistema di incentivi con una visione di medio termine, che permetta di strutturare un piano di interventi con una prospettiva temporale superiore a un anno, per avere la certezza di riuscire a completare i lavori. E anche il controllo sul costo dei materiali, sensibilmente aumentato con l’aumentare della domanda di mercato dopo l’introduzione del bonus 110%, che riduce di parecchio i margini realizzabili dagli operatori e la volontà dei clienti di intraprendere gli interventi.

Investimenti Smart Building 2020: i numeri (in calo)

Dei 7,67 miliardi di investimenti, il 63% della spesa ha riguardato le building devices & solutions, ossia le tecnologie di generazione di energia, di efficienza energetica o che garantiscono comfort e sicurezza. Che sono anche poi quelle che hanno risentito maggiormente del freno imposto dalla pandemia, (-14,3%,) e la cui crescita riprenderà in maniera più lenta.

Seguono con numeri nettamente inferiori le automation technologies, cioè la sensoristica finalizzata alla raccolta dati (16% della spesa), le piattaforme di gestione e controllo per elaborare le informazioni (15%) e le infrastrutture di rete (6%). Anche qui si registra un calo degli investimenti, pari al 7% rispetto al 2019.

Le tematiche di riduzione dei consumi e sostenibilità ambientale continuano a dominare la scena, catalizzando da sole 4,8 miliardi di investimenti in tecnologie per la produzione efficiente di energia elettrica e termica: la spesa per il comfort abitativo è pari 1,3 miliardi di euro (27%), quella per la sicurezza degli abitanti e degli asset a 1 miliardo (20%).

Gli impianti fotovoltaici con sistemi di accumulo, l’illuminazione intelligente e i punti di ricarica privati sono destinate a crescere, anche in virtù dell’entrata in vigore della Direttiva RED II, raggiungendo 11 volte il numero attuale entro il 2025.

Scenari futuri: trend e startup

Il mercato degli smart building deve crescere, questa è la priorità. Ma ci sono numerosi fattori da considerare per valutare e cercare di prevedere la velocità ed il ritmo di questa crescita: l’impatto del Covid-19, il livello di maturità del comparto tecnologico e la sua penetrazione nel mercato, la carenza di materie prime, gli sviluppi normativi, gli incentivi fiscali e la propensione all’adozione di queste soluzioni. Sulla base di questi elementi, sono stati elaborati tre possibili scenari di sviluppo del mercato. Quello più plausibile, rispetto al valore degli investimenti nel 2020, sembra essere lo scenario moderato – o intermedio – che prevede un trend di crescita per quasi tutte le tecnologie a partire dal 2021 (eccetto il solare termico, il fotovoltaico senza accumulo e le superfici opache).

A questa valutazione, si affianca un’analisi condotta sulle startup a livello internazionale, il cui scopo è di evidenziare i principali trend tecnologici e di innovazione nel settore, che nel medio-lungo periodo potranno condizionare le strategie e i modelli di business degli operatori di mercato. Emerge un dato interessante: le startup americane, pur essendo meno numerose, attraggono finanziamenti in misura significativamente superiore rispetto a quelle europee. Segno, questo, della diversa disponibilità di strumenti di finanza imprenditoriale. E prova che Frattini potrebbe aver ragione a dire che se anche le previsioni contenute del Pnrr sono promettenti, bisogna fare di più per incentivare investimenti che sono, a quanto pare, necessari.

investimenti smart building
Investimenti 2020 nel settore smart building / Courtesy Polimi
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