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La rivoluzione digitale e il ‘ciclo omn’

tech digitale

Da tempo il nostro Paese vive qualsiasi innovazione attraverso il ‘ciclo omn’. Dalle novità più irrilevanti alle vere e proprie innovazioni, la reazione è spesso la stessa: di partenza, una fase iniziale di diffusa ‘opposizione’, poi si passa a una più o meno lunga fase di ‘moda’ e a quella della ‘nausea’. Il ciclo generalmente si completa con queste tre fasi, sempre più scontate e rituali, senza aver generato consapevolezza.

UN CONTO È QUANDO le innovazioni sono specifiche, limitate ad alcuni ambiti, altro è quando si affrontano temi che stanno determinando una vera e propria rivoluzione nelle nostre vite e invece restano marginali nei momenti centrali per informazione e cultura.

IL DIGITALE NON SOLO sta cambiando il nostro lavoro, i modelli produttivi, l’economia ma sta abilitando un cambiamento di senso con effetti molto profondi.

Il disorientamento è l’atteggiamento più naturale e diffuso. Per non agevolare la reazione tecnofoba e costruire consapevolezza diffusa, è necessario intervenire in profondità, cambiare il sistema di istruzione e formazione. Non solo. In questa fase, è decisivo chiedere ai media un ruolo supplementare affinché alcune informazioni diventino pop senza ricorrere alle bufale. In via preliminare, servirebbero messaggi che allontanino, almeno su questi argomenti, il sensazionalismo instupidente.

Faccio un esempio: un conto è far riflettere sulla proprietà dei nostri dati, altro è intervistare il matto del villaggio che fa la crociata contro Immuni o contro lo Spid o contro Internet e, grazie alle proprie stramberie, acquisisce notorietà, evoca il concetto di ‘democrazia di Internet’ come se fosse uno scoop a cui non aggiunge alcuna proposta credibile, ottiene il wow della politica ignorante e poi te lo ritrovi in un cda importante o con incarichi prestigiosi. Come se mettessimo a capo del Cts Eleonora Brigliadori perché una volta ha pronunciato il termine Rna.

E ANCHE NEL DIGITALE COSÌ, nel generale disinteresse, vanno forte finti esperti, con competenze autocertificate, che prima seminano disorientamento e paura e poi disinformano. Essere servizio pubblico deve avere un senso, proprio in momenti come questi, eppure anche quest’anno i palinsesti sembrano far finta di nulla. Ci sono eccellenti trasmissioni radio, con relativi podcast, molto belli, come Eta Beta su Radio1 e 2024 su Radio24. Rai1 ha un programma di ottimo livello, da prima serata, Codice, che invece è inserito, peraltro solo in alcuni periodi dell’anno, nella fascia oraria ‘pipistrelli’. Neanche il nuovo cda ha dato segnali positivi in questo senso. Ogni partito si lamenta della lottizzazione solo quando non ne prende parte. Eppure, proprio in un mondo attraversato da mille rapidi cambiamenti, la qualità del servizio pubblico è essenziale.

ALTRI PAESI HANNO RIFORMATO istruzione e formazione, si veda il patto per la scuola digitale, realizzato da Merkel modificando la Costituzione. Non solo. Si sono inseriti ovunque programmi informativi per avvicinare le persone ai temi del cambiamento e costruire una consapevolezza diffusa. Il digital divide, la marginalizzazione dal coinvolgimento attivo e consapevole nella trasformazione digitale, non è solo un fatto geografico. Certo, fanno più rumore i malfunzionamenti di Dazn o delle aree ancora fuori dalla banda larga (figuriamoci ultra o 5G) ma determina anche altre stratificazioni generazionali, culturali, educative.

PER QUESTO, MAI COME OGGI, una tv che informa e educa al cambiamento, non solo negli orari di nicchia, è utile e urgente. La trasformazione digitale è molto più profonda e veloce e sempre più persone non si sentono coinvolte. Aumentano coloro che non vedono più la tv e non leggono i giornali, costruiamo buoni motivi per invertire la tendenza.

La versione originale di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di dicembre 2021-gennaio 2022. Ci si può abbonare al magazine di Fortune Italia a questo link: potrete scegliere tra la versione cartacea, quella digitale oppure entrambe. Qui invece si possono acquistare i singoli numeri della rivista in versione digitale.

 

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