Uno ‘scudo’ invisibile, scoperto nel latte di mamma. Premia la scelta pro vaccino delle donne in gravidanza l’ultimo studio italiano su Covid-19: i ricercatori di Trieste hanno rivelato la presenza di anticorpi indotti dal vaccino nelle neomamme, in grado di ‘passare’ al neonato e di proteggerlo da Covid-19.
Il team del dipartimento Materno neonatale dell’Irccs materno infantile Burlo Garofolo di Trieste, in collaborazione con la Struttura di diagnostica avanzata microbiologica traslazionale dello stesso Istituto diretta da Manola Comar, descrive nei dettagli i risultati dello studio partito su un gruppo di operatrici della sanità su “Vaccines”.
“Abbiamo colto l’occasione – precisa Giuseppe Ricci, direttore della Clinica Ostetrica e Ginecologica del Burlo – della presenza di tante donne in età fertile vaccinate precocemente perché lavoratrici della sanità. La recente pandemia sta infatti richiedendo proprio a loro un grosso sforzo lavorativo associato a preoccupazioni per la propria salute e per quella dei loro bambini. Lo studio, poi, è stato esteso anche ad altre mamme della nostra città. Per le donne la ripresa del lavoro, infatti, spesso si associa alla scelta se e come proseguire l’allattamento ed era quindi importante capire se e come gli anticorpi indotti dal vaccino nelle neomamme persistessero nel latte materno e potessero, quindi, trasmettersi ai neonati”.
Dottoresse, ostetriche e infermiere attive in ospedale erano ad alto rischio di contrarre l’infezione. E dal momento che per i bambini più piccoli non esiste altra forma di protezione da Covid, i curatori della ricerca dell’Irccs triestino si sono chiesti se fosse utile proseguire l’allattamento nel tempo. Solo pochissimi studi finora avevano studiato la risposta anticorpale nel latte materno dopo la seconda dose vaccinale. Lo studio condotto al Burlo, invece, si è protratto a lungo, confermando la presenza nel latte di anticorpi IgG specifici anche dopo quattro mesi dalla seconda dose vaccinale.
“Le IgG – precisa Ricci – sono immunoglobuline, cioè anticorpi che esplicano la loro azione di difesa dalle malattie attraverso il sistema ematico (il sangue). In generale, era già nota la presenza delle IgG nel latte materno, ma non si sapeva se quelle prodotte in seguito alla vaccinazione contro il Covid fossero a loro volta presenti. Lo studio attuale lo conferma: le IgG anti-Covid prodotte dal vaccino sono presenti nel latte materno. La cosa è particolarmente rilevante dato il loro ruolo cruciale nell’immunità neonatale”.
Ma cosa è emerso dallo studio? Dopo la prima dose di vaccino, questi anticorpi sono prodotti in buona quantità e si ritrovano sia nel siero materno sia nel latte. Poi calano rapidamente, riaumentano dopo la seconda dose e quindi si conservano nel tempo. La conferma della presenza delle IgG nel latte a distanza anche di quattro mesi dal vaccino, certificata dalla ricerca dell’Irccs triestino, ha indotto molte donne a protrarre l’allattamento al seno.
E se fra i neo-genitori non mancano mai i timori sui possibili effetti del vaccino sui loro bimbi, lo studio del Burlo ha chiesto proprio alle madri con competenze sanitarie di osservare i loro piccoli nelle giornate immediatamente successive alle vaccinazioni. Una sorta di ‘sorveglianza attiva’, che ha mostrato come nessun bambino di quelli osservati abbia presentato disturbi di alcun genere.