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Muscoli, nel sangue il ‘vettore’ della giovinezza

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Cercare di mandare indietro le lancette dell’orologio, portando il nostro organismo a una nuova giovinezza, è l’obiettivo della medicina rigenerativa. Un approccio che ha convogliato importanti investimenti e vede in campo numerosi laboratori e gruppi di ricerca in tutto il mondo. Ora un nuovo studio, pubblicato su ‘Nature Aging, si è focalizzato sui muscoli, individuando in una componente del sangue la ‘chiave’ per far ringiovanire i muscoli del corpo umano. 

Con l’avanzare dell’età, infatti, i nostri muscoli rimpiccioliscono, sono più deboli e meno capaci di rigenerarsi dopo un infortunio. E oltretutto il rischio di ‘acciacchi’ si moltiplica. Lo  studio scondotto da Upmc – gruppo sanitario e assicurativo da 23 miliardi di dollari con sede a Pittsburgh – e University of Pittsburgh identifica una sorta di “vettore” della giovinezza nel sangue, permettendo di comprendere perché la capacità di rigenerazione dei muscoli diminuisce con l’invecchiamento. Ma soprattutto aprendo nuove opportunità nelle terapie di rigenerazione muscolare.

In precedenza si era già visto che, se ricevevano il siero di topi giovani, i topi anziani recuperavano le caratteristiche giovanili in molte cellule e tessuti. Ma restava un rebus capire quali componenti del sangue conferissero questi effetti di ringiovanimento.

Questo studio fa un importante passo avanti: secondo il team sono proprio le vescicole extracellulari (Ev) a trasportare alle cellule progenitrici muscolari – le cellule staminali legate alla rigenerazione del muscolo scheletrico – le istruzioni genetiche che codificano la proteina anti-invecchiamento klotho. Proteina che prende il nome da una delle Parche, le figlie della Notte impegnate – per la mitologia greca –  a tessere il filo del fato di ogni uomo, svolgerlo e alla fine reciderlo. Klotho era la più giovane, la tessitrice associata alla nascita.

Tornando alla ricerca, la perdita di funzione muscolare e la ridotta capacità del muscolo di ripararsi osservate nei topi anziani, spiegano i ricercatori, risultano direttamente collegate all’invecchiamento delle Ev, che trasportano meno istruzioni rispetto a quanto accade negli animali più giovani.

“Sono due i motivi che ci fanno ben sperare” commenta Fabrisia Ambrosio, a capo del dipartimento di riabilitazione di Upmc International, professore associato di medicina fisica e riabilitazione a Pitt e membro del Pitt’s McGowan Institute for Regenerative Medicine. “Questi risultati ci aiutano a capire la biologia di base della rigenerazione muscolare, e perchè non funziona quando invecchiamo. Oggi, grazie ai risultati della nostra ricerca, possiamo pensare di usare le vescicole extracellulari come terapia per contrastare i difetti legati all’età”.

Era stato proprio il team di Ambrosio a dimostrare la funzione della proteina klotho nel regolare la capacità rigenerativa nelle cellule progenitrici muscolari, e che questa proteina diminuisce con l’età. Il nuovo studio suggerisce che, proprio a partire dalle vescicole, potrebbero essere sviluppate nuove terapie per riparare (e ringiovanire) il tessuto muscolare. Non solo: oltre ai muscoli, queste vescicole potrebbero anche aiutare a invertire altri effetti dell’invecchiamento. Lo studio Upmc ha già ottenuto ulteriori fondi per esplorare il potenziale nell’invertire il declino cognitivo legato all’invecchiamento.

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