Aziendalizzazione e diritti dei medici, il 1 maggio dei ‘camici bianchi’

Anelli Fnomceo
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Stanchezza, doppi o tripli turni, impossibilità di godere del riposo, straordinari mai pagati. “La professione sta vivendo un profondo disagio”. A testimoniarlo a Fortune Italia è il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici, Filippo Anelli, in occasione del 1 maggio.

“Mai come questa volta occorre sottolineare che i diritti dei lavoratori sono anche i diritti dei medici. Si tratta di operatori strategici, perché garantiscono agli stessi cittadini alcuni diritti essenziali, come quello alla vita e alla salute, ma anche all’autodeterminazione e alla libera ricerca. A fronte di tutto questo, i colleghi subiscono negli ospedali e sul territorio le conseguenze delle politiche dei tagli alla sanità. Che per loro si sono tradotte, ad esempio, in turni di lavoro massacranti e nel mancato diritto al giusto riposo”.

Straordinari non pagati, ferie che non possono essere godute, burnout. Così in tre anni il Servizio sanitario nazionale ha perso quasi 21 mila medici specialisti fra dimissioni, trasferimenti all’estero, pensionamenti, passaggio al settore privat0. Dal 2019 al 2021, ci dice un recente studio di Anaao Assomed, hanno abbandonato l’ospedale 8.000 camici bianchi per dimissioni volontarie e scadenza del contratto a tempo determinato e 12.645 per pensionamenti, decessi e invalidità al 100%.

Dopo la recente Conferenza nazionale sulla questione medica, organizzata a Roma, Anelli sottolinea oggi “il profondo disagio dei medici”. Da una recente indagine dell’Istituto Piepoli emerge che il 30% dei medici è propenso alla pensione anticipata. Ma da cosa nasce la scelta di abbandonare il prima possibile la professione? “Manca la fiducia nel futuro, in un domani migliore per la nostra professione. A fronte di una carenza cronica di personale, durante la pandemia si è assistito a un aumento impressionante dei carichi di lavoro. Questo ha provocato stress nella stragrande maggioranza dei professionisti e casi di burnout”.

Per il presidente dei medici italiani, in barba ai riconoscimenti – almeno a parole – piovuti sui dottori ‘eroi anti-Covid’, “ancora una volta i diritti diventano una conquista. Nulla va dato per scontato. Tutte le professioni sanitarie devono battere i pugni sulla scrivania perché i diritti essenziali siano loro conclusi. Oggi l’aziendalizzazione della sanità” preoccupa, “perché l’idea che il principio economico, il pareggio di bilancio, venga prima di tutto, porta a una messa in secondo piano di quelli che sono i diritti dei lavoratori della sanità. E questo – conclude Anelli – è inaccettabile”.

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