Vaiolo delle scimmie e trasmissione sessuale, cosa dice lo Spallanzani

Spallanzani
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Salgono ancora, anche in Italia, i casi confermati di vaiolo delle scimmie: sono circa una ventina, l’ultimo dei quali diagnosticato nelle scorse ore a Modena. Si tratta di un cittadino 21enne italiano, residente in provincia di Modena e tornato da un viaggio dalle Isole Canarie. Un legame, quello con le Canarie, dove si è tenuto ai primi di maggio un raduno gay, confermato anche per altri casi.

Finora ci si è interrogati anche sulle modalità di trasmissione di questa malattia, endemica in alcuni Paesi africani. Il vaiolo presenta una trasmissione per inalazione di goccioline respiratorie o, in minor misura, per contatto diretto. Anche indumenti o lenzuola contaminate possono trasmettere l’infezione. Ebbene, “l’ipotesi della trasmissione per contatto diretto durante i rapporti sessuali è ritenuta plausibile”, secondo quanto emerge da un recentissimo studio pubblicato dai ricercatori dell’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani, sul numero di ieri di Eurosurveillance, la rivista scientifica dell’European Centre for Disease Prevention and Control (Ecdc).

Lo studio descrive i primi casi osservati in Italia di vaiolo delle scimmie (Monkeypox), tutti in persone di sesso maschile. E rappresenta, insieme ad altre due rapid communication di ricercatori inglesi e portoghesi uscite sullo stesso numero, la prima descrizione dettagliata della malattia, nell’ambito del focolaio che sta interessando diversi Paesi europei e non.

Dall’analisi dei dati epidemiologici e clinici e dallo studio dei vari campioni biologici in cui il virus è stato identificato, spiegano dunque dallo Spallanzani, l’ipotesi della trasmissione per contatto diretto durante il sesso è plausibile. Nello stesso articolo è anche riportata la descrizione della sequenza genomica virale, completa di analisi bioinformatica e filogenetica, del primo Monkeypox virus italiano.

La sequenza, già registrata il 26 maggio sul sito GeneBank come la prima in Italia, dimostra che il virus dei casi italiani appartiene alla clade West Africa, in modo analogo al virus identificato da altri ricercatori europei nell’attuale focolaio di malattia.

Un focolaio che, secondo gli esperti internazionali, è destinato ad allargarsi. La “Regione europea dell’Oms rimane l’epicentro dell’epidemia di vaiolo delle scimmie più grande e geograficamente più diffusa mai segnalata al di fuori delle aree endemiche dell’Africa occidentale e centrale”, ha sottolineato nei giorni scorsi Hans Kluge, direttore dell’Ufficio regionale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) per l’Europa, invitando i Paesi ad “agire rapidamente, insieme, al fine di indagare e controllare velocemente questa situazione in rapida evoluzione”.

 

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