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Obesità e tiroide, adipociti nel mirino

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All’indomani della maratona culinaria delle feste di fine anno, una ricerca mette in luce il legame tra l’obesità, le cellule presenti nel tessuto adiposo e la funzionalità della tiroide.

Lo studio, firmato da ricercatori dell’Istituto di biochimica e biologia cellulare del Cnr e dell’Università degli studi Sapienza di Roma, ha stabilito una relazione tra gli adipociti e la proteina Ttf-2, il cui cattivo funzionamento è correlato a patologie come il cancro alla tiroide e l’ipotiroidismo. Aprendo la strada alla ricerca di soluzioni farmacologiche.

Se pensiamo che il 59% degli adulti europei e quasi 1 bambino su 3 (29% dei maschi e 27% delle femmine) è in sovrappeso oppure affetto da obesità, immaginiamo facilmente l’impatto di questa ricerca, pubblicata sul ‘Journal molecular endocrinology’. Oltretutto gli obesi, rispetto agli individui normopeso, risultano più esposti all’insorgenza di numerose malattie, tra cui appunto quelle correlate alla tiroide.

La tiroide

Come ricorda l’Istituto superiore di sanità, le malattie tiroidee derivano da disfunzioni della tiroide, una ghiandola endocrina posta alla base del collo che produce l’ormone tiroideo, sotto forma di tirosina (T4) e triiodiotironina (T3).

L’ormone tiroideo regola numerose funzioni del metabolismo, tra cui lo sviluppo del sistema nervoso centrale e l’accrescimento corporeo. La produzione di una adeguata quantità di ormoni tiroidei è indispensabile al normale accrescimento corporeo e allo sviluppo e alla maturazione dei vari apparati.

La ricerca

“Abbiamo constatato – ha spiegato Donato Civitareale, ricercatore del Cnr-Ibbc e autore della ricerca – che il segnale generato dagli adipociti, le cellule che immagazzinano il grasso corporeo, interferisce con i fattori di trascrizione delle cellule follicolari della tiroide, ovvero con le proteine che sono responsabili dello sviluppo embrionale della ghiandola e del mantenimento delle sue funzionalità in età adulta. La proteina Ttf-2 (Thyroid Transcription Factor 2) ha un ruolo fondamentale sia nello sviluppo che nell’omeostasi della ghiandola tiroidea, cioè nella sua capacità di autoregolarsi per un corretto funzionamento”.

“Diversi studi clinici ed epidemiologici – ha ricordato Lo studioso – hanno dimostrato che l’ipotiroidismo, un anomalo funzionamento della ghiandola causato da una sua ridotta capacità di produzione degli ormoni specifici, e il cancro della tiroide, nonché la presenza di noduli tiroidei e del gozzo, sono più frequenti in pazienti con valori elevati di massa corporea. Le prove sperimentali, che abbiamo effettuato in vivo e in vitro assieme a UniRoma1, mostrano come le secrezioni di molecole generate dagli adipociti inibiscano l’attività di Ttf-2”.

Ma quali sono le possibilità aperte dalla ricerca? “L’inibizione dell’attività di questa proteina, causata dagli adipociti, sarebbe uno dei primi segnali biochimici che portano a un’alterazione dell’espressione genica e dell’omeostasi tiroidea. In futuro – ha concluso lo studioso – questo risultato potrà condurci all’identificazione di strategie farmacologiche in grado di contrastare gli effetti nocivi dell’obesità sulla tiroide”.

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