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Intelligenza artificiale, un mondo che cambia

intelligenza artificiale

Da quando è stata resa accessibile a tutti tramite ChatGpt, parecchi di noi hanno sperimentato l’intelligenza artificiale (AI) e hanno cominciato a conoscerne le sorprendenti potenzialità. A ciascuno di noi capita di vedere qualche vecchio film hollywoodiano degli anni ’60. Basta farci caso: se vi sono scene ambientate all’interno di una grande impresa, si vedranno immensi stanzoni popolati da nugoli di segretarie, oppure una sequela di postazioni in cui una moltitudine di centraliniste risponde a telefoni che non smettono di squillare.

Quel mondo è finito: la tecnologia ha spazzato via segretarie e telefoniste. Lo sviluppo degli strumenti per la riproduzione di testi scritti e per la trasmissione di comunicazioni orali ha spiazzato un grande numero dei lavori che avevano un grado di qualificazioni basso (bastava saper scrivere a macchina, o essere abbastanza cortesi al telefono). Nel complesso, le persone hanno trovato di meglio da fare, con una gratificazione – anche economica – migliore.

Lo sviluppo delle applicazioni di intelligenza artificiale avrà effetti almeno altrettanto grandi. Ma questa volta l’impatto si estenderà a lavori che fin qui hanno richiesto qualificazioni medio-alte.

Gli esempi che vengono in mente sono infiniti. Quante persone nelle professioni legali sono impegnate nella predisposizione di rassegne di giurisprudenza?

Quanti nei giornali non fanno ‘inchieste’, ma riorganizzano e presentano informazioni prodotte da altri? Se un medico formula una diagnosi e propone una terapia sulla base dei suoi studi e della sua esperienza, quanto può aggiungere una ‘macchina’ che impara da una casistica potenzialmente infinita?

Quel che si può ragionevolmente affermare è che si accresceranno le occasioni di lavoro per coloro che saranno in grado di aggiungere qualcosa all’intelligenza artificiale. Se quest’ultima utilizza le informazioni disponibili in rete, serviranno coloro che le producano. Se l’AI avrà naturalmente un orientamento conservatore, basato su quel che è stato e quel che si sa, serviranno persone capaci di confrontarsi con quel che non è già stato e dunque non si sa.

Tutti dobbiamo cominciare a rifletterci su. Anzitutto le istituzioni educative: famiglia, scuola, università. Se le persone, e quante di loro, saranno dotate delle skills necessarie nel mondo dell’AI, dipenderà in larga misura dalla loro capacità di confrontarsi con il nuovo mondo.

Nello straordinario film di Stanley Kubrik, ‘2001: Odissea nello spazio’, il computer di bordo HAL 9000 dice di sé: “Utilizzo le mie capacità nel modo più completo; il che, io credo, è il massimo che qualsiasi entità cosciente possa mai sperare di fare”. Ecco, questa è la sfida che ci pone l’intelligenza artificiale: utilizzare le nostre capacità umane nel modo più completo. Navighiamo in acque sconosciute; nell’intraprendere un nuovo viaggio teniamo a mente che è proprio questa la specialità del genere umano almeno da quando, 50.000 anni fa, partì dall’Africa per conoscere il mondo.

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