Farmaceutica e biomedicale, verso una nuova politica industriale

Mimit tavolo farmaceutica
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Costruire una politica industriale del pharma che risponda alle necessità e alle aspettative delle imprese italiane, rafforzando il dialogo con l’industria e il mondo della rappresentanza sindacale, per identificare soluzioni snelle e mirate a favorire davvero l’innovazione e il valore del comparto. Il tutto rafforzando al contempo il posizionamento della filiera a livello europeo ed extra Ue, anche alla luce delle numerose sfide per il settore, a partire dalla revisione della legislazione farmaceutica europea (che tanti mal di pancia provoca alle imprese). Sono ambiziosi gli obiettivi dei Tavoli per la Farmaceutica e il Biomedicale riunitisi oggi a Roma, a Palazzo Valentini. 

Presieduti dal ministro delle imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso e dal collega della Salute, Orazio Schillaci, i tavoli hanno riunito rappresentanti delle aziende farmaceutiche, di quelle biomedicali, della Conferenza Stato-Regioni, i sindacati e le associazioni di categoria. Il dialogo tra le imprese delle scienze della vita e l’esecutivo appare a chi scrive decisamente serrato, come ha mostrato anche la partecipazione di numerosi ministri del governo Meloni all’ultima Assemblea pubblica di Farmindustria. Ricordiamo anche che nel 2022 il pharma italiano ha raggiunto un valore di 49 mld di euro, di cui oltre l’85% di export. Insomma, che farmaceutica e biomedicale siano strategici per il Paese è ormai un dato di fatto.

La competizione internazionale

Nel corso dell’incontro è stata sottolineata l’importanza di aumentare l’attrattività dell’Italia sia per avviare nuovi investimenti che per consolidare quelli presenti. Non solo in Italia ma in tutta Europa gli investimenti in ricerca e sviluppo sono infatti cresciuti in misura molto minore sia rispetto agli Usa che alla Cina. Se il timore è che il Vecchio Continente resti indietro, occorre una efficace azione di riordino delle agevolazioni e degli incentivi. Per sostenere il settore, fanno sapere dal Mimit, è in arrivo un nuovo sportello per i contratti di sviluppo dedicato a sei specifiche filiere tra cui il chimico-farmaceutico, con una dotazione di oltre 390 milioni, oltre all’ ampliamento degli obiettivi del piano 4.0.

Si è convenuto anche sulla necessità di un attento presidio dei principali dossier europei, mentre in chiave nazionale le parole d’ordine sono semplificazione e di regolamentazione. “I comparti della farmaceutica e del biomedicale – ha sottolineato Urso – hanno una valenza sempre più strategica su scala globale come anche la pandemia ci ha insegnato. Gli obiettivi della nostra azione sono quindi il raggiungimento di una piena autonomia su ricerca e approvvigionamenti, sviluppando investimenti e attraendone di nuovi. La politica industriale italiana deve essere al passo per fare proprio della farmaceutica il settore pilota per attrarre nuovi investimenti nel nostro Paese. Per questo è importante il coordinamento tra istituzioni, sistema sanitario e industriale che noi vogliamo realizzare attraverso questi tavoli”.

D’accordo il collega della Salute: “Siamo tutti consapevoli dell’importanza di riportare la produzione di principi attivi in Italia e la possibilità di rendere sempre più attrattiva l’Italia in tema di ricerca e produzione di farmaci – ha puntualizzato Schillaci – Sostenere l’industria farmaceutica che investe nelle innovazioni equivale a ottimizzare la capacità del nostro sistema sanitario di disporre di cure che possono abbattere la mortalità o migliorare la qualità di vita di tanti cittadini. È poi indispensabile considerare la necessità di adeguati investimenti nell’infrastruttura sanitaria, nei laboratori di ricerca e nello sviluppo delle competenze professionali, che possono favorire la crescita dell’industria farmaceutica”.

La posta in gioco

Soddisfatte le imprede farmaceutiche. L’incontro di oggi “testimonia ancora una volta la visione strategica e la volontà del Governo di attivare in tempi brevi le politiche necessarie per vincere la competizione globale sempre più veloce nelle Life Sciences”, afferma il presidente di Farmindustria Marcello Cattani, sottolineando l’apprezzamento per un “approccio pragmatico, basato sul confronto continuo con le rappresentanze delle imprese. In gioco ci sono i 1.600 miliardi di dollari di investimenti internazionali dell’industria farmaceutica in ricerca dal 2023 al 2028 ai quali se ne potrebbero sommare altrettanti in produzione”.

Per Cattani “l’Italia può farcela ad attrarne una quota parte importante, grazie al valore della sua presenza industriale, agli investimenti e alle competenze”. È però fondamentale che “a livello europeo l’attuale proposta di revisione della legislazione farmaceutica perda il suo carattere ideologico, dimostrato innanzitutto con l’indebolimento della proprietà intellettuale. Sotto questo profilo apprezziamo che il Governo abbia assunto ufficialmente una posizione chiaramente contraria”.

Dal payback alla riforma Aifa

Considerati i costi di tutte le materie prime e l’aumento della competizione internazionale, “c’è urgente bisogno di un nuovo schema di incentivi per gli investimenti e di misure per rendere l’Italia più attrattiva, con risorse finalmente adeguate e quindi di una spesa compatibile con la presenza industriale. E – aggiunge Cattani – c’è bisogno dell’immediata riduzione del payback e della sua progressiva eliminazione. Perché è una tassa iniqua che pesa sulle aziende da anni per diversi miliardi”.

Le imprese sono preoccupate anche per un altro aspetto: la riforma dell’Aifa. “E’ fondamentale per avere processi regolatori più veloci, che riconoscano il giusto valore dei farmaci e siano al passo con i tempi e con la complessità della competizione globale”.

“Abbiamo apprezzato particolarmente – commenta Fabio Torriglia, vicepresidente di Egualia, l’associazione delle aziende produttrici di equivalenti, biosimilari e value added medicines -.le parole del ministro Urso sulla necessità di incentivare a livello nazionale ed europeo tutti gli strumenti che consentano di riportare e consolidare la produzione farmaceutica nel nostro Paese, in particolare di tutti i farmaci di uso consolidato che sono alla base dell’80% delle terapie per le malattie croniche in Italia e in Europa. Il tessuto industriale delle nostre imprese e di tutti i nostri partner del conto terzi in Italia è la spina dorsale della produzione farmaceutica ed è indubbiamente centrale riuscire ad avere sia strumenti che consentano di avere il necessario supporto alla ricerca e sviluppo, sia strumenti che rafforzino la produzione industriale. Su questo le aziende di Egualia sono pronte a fare la loro parte in termini di investimenti se il quadro degli strumenti e degli incentivi che verranno messi a disposizione delle imprese sia a livello nazionale che europeo andrà in questa direzione. Serve però programmare rapidamente una nuova governance per il nostro settore, senza la quale gli investimenti produttivi rischiano di virare verso altri Paesi maggiormente attrattivi”.

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