Antibioticoresistenza e superbug, perchè preoccupa gli scienziati

antibioticoresistenza
Aboca banner articolo

Mentre ci si prepara alla nuova stagione invernale all’insegna di una possibile ‘tripletta’ di virus – Covid-19, influenza e virus respiratorio sinciziale – a preoccupare gli scienziati sono i batteri. O, meglio, i superbug. Staphylococcus aureus, Klebsiella pneumoniae, Pseudomonas aeruginosa, Escherichia coli, Acinetobacter baumannii sono solo alcuni dei patogeni resistenti agli antibiotici finiti (da anni) nel mirino dell’Organizzazione mondiale della sanità.

L’Oms, ben prima della pandemia, aveva paventato lo spettro di un’apocalissi antibiotica: un’era (non troppo lontana) in cui questi preziosi farmaci non saranno più efficaci. Rendendo pericolosi anche interventi oggi di rountine. Nel 2050, aveva previsto l’Agenzia di Ginevra, l’antibioticoresistenza sarà la prima causa di morte a livello globale, provocando 10 milioni di decessi. Una previsione allarmante, ma in realtà ad accendere i riflettori su questa insidia sono ormai numerosi scienziati. 

Fra gli ultimi l’epidemiologo Massimo Ciccozzi (Campus Bio-Medico di Roma), che insieme a Eleonora Cella (Burnett School of Biomedical Sciences, University of Central Florida, Usa), Marta Giovannetti (Instituto Rene Rachou Fundação Oswaldo Cruz, Belo Horizonte, Brasile), Fabio Scarpa (Università di Sassari) e altri colleghi, firma un articolo su ‘Pathogens’ lanciando un appello a unire le forze contro questa minaccia, da affrontare con un approccio One Health, che tenga conto cioè della salute dell’uomo, di quella degli animali e dell’ambiente. “Se ne comincia a parlare, ma non vedo una strategia forte per la lotta all’antibioticoresistenza”, dice a Fortune Italia il responsabile dell’unità di Statistica medica ed Epidemiologia del Campus Bio-Medico di Roma.

Poche armi contro i superbug

A preoccupare gli scienziati, anche la scarsità di nuovi medicinali mirati. In cinque anni, ha ricordato di recente l’Oms, sono stati approvati solo 12 nuovi antibiotici e solo 27 sono quelli in fase di sviluppo. Troppo pochi. Ma qualche buona notizia è arrivata dalla ricerca, in particolare da quella hi-tech. Di recente l’intelligenza artificiale ha permesso di scoprire in tempi record un nuovo antibiotico contro l’Acinetobacter baumannii, uno dei superbug più insidiosi, causa di numerose infezioni ospedaliere. La molecola è stata individuata tra circa 7.000 candidati in appena 2 ore.

“L’infezione a livello ospedaliero esiste e uccide, in Europa e in Italia. Il punto è come lo stiamo affrontando”, sottolinea Ciccozzi. Secondo l’European Centre for Disease Prevention and Control in Italia ogni anno si stimano 11.000 decessi causati dai superbug, quasi un terzo dei 36.000 totali nell’Unione Europea. “Contro l’antibioticoresistenza è fondamentale un approccio One Health, ma che sia concreto, uniforme e sottoposto a verifiche regolari”, sottolinea l’esperto.

Numeri ‘da paura’

Un recente studio pubblicato nel 2022, ricorda l’Istituto superiore di sanità, ha stimato la mortalità globale associata a 33 specie batteriche considerando 11 sindromi infettive. Questo studio stima che nel 2019 si sono verificati 13,7 milioni di decessi per infezioni a livello globale, dei quali 7,7 milioni associati alle 33 specie batteriche sensibili o resistenti agli antibiotici. I risultati mostrano che più della metà dei decessi sono stati causati da cinque principali batteri patogeni quali Staphylococcus aureus, Escherichia coli, Streptococcus pneumoniae, Klebsiella pneumoniae e Pseudomonas aeruginosa. Questi batteri erano associati al 13,6% di tutti i decessi a livello globale e al 56,2% di tutte le morti per sepsi nel 2019.

Le insidie maggiori sono in ospedale

Soggetti fragili e interventi chirurgici: gli ospedali sono luoghi a rischio. “Da noi al policlinico – sottolinea Ciccozzi – si fanno incontri periodici di rilevazione dei dati, si punta anche sull’informazione e la formazione periodica del personale medico e paramedico. Ci sono delle indicazioni chiare e regole, anche igieniche, cui attenersi. La sorveglianza esiste, ma ahimè il problema in generale in Italia e non solo resta enorme”. Il rischio, avverte l’epidemiologo, è che “tra 10 anni si morirà più di antibioticoresistenza che di tumore”.

L’importanza della ricerca

Per anni l’industria farmaceutica non ha investito sulla ricerca di nuove molecole contro i batteri resistenti. “Ora le cose da questo punto di vista sono cambiate, ma certo come ha detto l’Oms non basta. D’altronde le case farmaceutiche non fanno beneficienza: investono là dove pensano che ci sia un ritorno. Ora la nostra necessità di nuovi antibiotici mirati e potenti è emersa chiaramente. Ma se non agiamo sull’origine dell’antibiotico-resistenza – continua Ciccozzi – difficilmente potremo evitare i rischi peggiori legati a questo fenomeno”.

Robusti sistemi di sorveglianza, una stewardship antibiotica efficace nelle strutture, fondi per la ricerca e lo sviluppo di nuovi antibiotici e informazione mirata agli operatori ma anche al grande pubblico: ecco alcuni degli interventi considerati prioritari dagli autori dello studio. “Solo uno sforzo collettivo in un’ottica One Health – conclude Ciccozzi – potrà assicurare l’efficacia degli antibiotici anche alle future generazioni“.

ABBIAMO UN'OFFERTA PER TE

€2 per 1 mese di Fortune

Oltre 100 articoli in anteprima di business ed economia ogni mese

Approfittane ora per ottenere in esclusiva:

Fortune è un marchio Fortune Media IP Limited usato sotto licenza.