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Le sfide e le vittorie delle donne italiane

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Francesco Maria Spanò

Le donne hanno contribuito all’Accademia italiana in vari campi, ma nonostante la loro partecipazione e il loro riconoscimento hanno affrontato sfide legate al genere, durante i secoli passati.

Tuttavia molte italiane hanno fatto parte di accademie letterarie rinomate: ad esempio, nel XVI secolo, la poetessa Vittoria Colonna frequentava l’Accademia dei Vignaioli, e nel XVII secolo, la poetessa Maria Selvaggia Borghini fu membro dell’Accademia degli Arcadi.  Su tutte la scrittrice Grazia Deledda vincitrice del premio Nobel per la letteratura nel 1926.

Le donne hanno sempre fatto parte della scena artistica italiana, ma spesso hanno lottato per essere riconosciute in un mondo dominato dagli uomini. Nel corso del tempo, molte artiste italiane hanno raggiunto il successo, come Artemisia Gentileschi, una grande pittrice che rivelò il suo talento in una società chiusa come quella della Roma Barocca.

L’accesso delle donne alle accademie scientifiche in Italia è stato storicamente limitato. Solo nel XX secolo hanno iniziato a guadagnare un accesso più equo a queste istituzioni e in misura maggiore. Ad esempio, Rita Levi-Montalcini, neurologa e premio Nobel per la medicina 1986, è stata membro dell’Accademia Nazionale dei Lincei.

Per meglio comprendere la situazione attuale, potremmo citare una rilevazione del ministero dell’Università e della Ricerca, che evidenzia, in merito, due aspetti in particolare. Il primo di questi è una significativa disparità di genere tra le diverse discipline (vengono poste a confronto le materie Stem e non). Il divario di genere nell’accesso alle discipline Stem e nell’accesso alle posizioni apicali della carriera non è un problema solo delle donne italiane, ma anche dei Paesi Ue.

Il sistema universitario italiano risulta in linea con la media Ue e, anzi, per le discipline Stem, l’Italia può vantare una percentuale di donne che hanno conseguito il dottorato di ricerca superiore di 5 punti rispetto alla media europea. Il secondo dato che il Mur evidenzia, invece, è una significativa disparità di genere all’interno della carriera accademica: poche donne raggiungono i vertici apicali, persino in quegli ambiti dove inizialmente si registra una sostanziale parità. Si conferma una significativa e persistente difficoltà delle donne ad accedere alle posizioni più stabili e a quelle apicali della scala gerarchica anche negli ambiti tipicamente a forte connotazione femminile.

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