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Un futuro senza banche?

Natale D'Amico

Natale D'Amico

Fin dai tempi antichi l’attività di prestare denaro in cambio del pagamento di un interesse è stata vista male. “Non darai al tuo fratello il tuo denaro ad interesse…” (Levitico 25:37). Il prestito ad interesse era considerato ingiusto perché veniva visto come l’ottenimento di un guadagno a prescindere dalla condivisione di rischi o sforzi produttivi. Come sappiamo, la religione islamica ancora oggi lo proibisce.

Probabilmente questi antichi precetti sono il motivo per cui, un po’ ovunque, le banche non godono di grande popolarità. E tuttavia: il mondo senza banche sarebbe migliore? Certamente no. Il sistema dei prezzi segnala le opportunità di investimento. Se i gusti cambiano, e le persone preferiscono le sneaker ai mocassini, il prezzo delle prime sale: diviene conveniente produrne in maggiore quantità. Ma chi sarà in grado di fare gli investimenti necessari per produrre le nuove sneaker richieste dai consumatori? In un mondo senza banche solo chi è già ricco di suo. Grazie alle banche, anche chi non dispone di risorse proprie – magari ereditate – può sperare di trovare chi gli presterà il denaro necessario. Un mondo con le banche è più giusto, perché accresce la mobilità sociale, e perché allargando le possibilità di investimento aiuta la crescita economica.

Certo non è un mondo ideale: il nostro investitore dovrà convincere chi lo finanzia della bontà della sua iniziativa, e probabilmente dovrà fornire delle garanzie: qualcosa da parte dovrà comunque già averlo. Ma il mondo ideale non è di questa terra. Almeno la possibilità di investire non è limitata ai pochi che già disponevano dell’intero capitale necessario.

Gli esempi possibili sono infiniti: ciascuno pensi a come avrebbe potuto acquistare la propria casa se non ci fosse stata una banca disposto a finanziarlo…

Certo, oggi la finanza è più articolata di quanto fosse in passato. Accanto alle banche è sorta una gran varietà di altri soggetti finanziari: fondi comuni di investimento del tipo più vario, società di leasing e di factoring, intermediari che mettono direttamente in rapporto chi richiede un prestito e chi è disposto a concederlo, gestori di meccanismi di pagamento, e chi più ne ha più ne metta.

Ma neanche tutti insieme questi vari soggetti sono in grado di sostituire le banche. Continua ad essere essenziale che ci sia chi raccoglie risparmio fra il pubblico, principalmente tra i consumatori, e lo presta, principalmente alle imprese. Soprattutto perché i consumatori vogliono che il loro risparmio non corra rischi, e se lo prestassero direttamente quei rischi potrebbero essere molto grandi.

Vogliono inoltre che almeno in parte i loro risparmi possano essere prontamente disponibili se servissero, e se li prestassero direttamente il debitore non sarebbe certo in grado di restituirli all’istante.

Non v’è dubbio: l’innovazione tecnologica ha cambiato e continuerà a cambiare il modo in cui le banche svolgono la propria attività, il modo in cui si organizzano, il modo in cui rendono accessibili i propri servizi alla clientela. Alcuni di questi cambiamenti sono stati e ancor di più saranno radicali. Ma non c’è nessun motivo che porti a fare a meno delle banche.

E in fondo un mondo senza banche sarebbe peggiore. 

 

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