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La vitalità delle piccole imprese

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Renato Loiero

Renato Loiero

Nel panorama europeo, il sistema produttivo italiano si distingue per alcune caratteristiche strutturali legate alla specializzazione e alla dimensione delle imprese e mostra, al contempo, un significativo grado di risposta alle difficoltà congiunturali e alle sfide poste dagli scenari di crisi politica, economica e ambientale. Spesso espressione di realtà economiche fortemente ancorate al territorio, le micro, piccole e medie imprese italiane costituiscono oltre il 99% dell’assetto produttivo interno, contribuiscono in modo rilevante all’occupazione e svolgono un ruolo cruciale nella crescita e nello sviluppo sostenibile del Paese.

Secondo la più recente indagine Istat, condotta su un campione di 280mila aziende con almeno tre dipendenti, le imprese italiane sono responsabili, infatti, dell’85,1% del valore aggiunto nazionale e impiegano una forza lavoro pari a 13,1 milioni di persone.

Nel quadro del mercato interno degli Stati membri dell’Unione, l’accento è attualmente posto sul versante della transizione digitale ed ecologica, tema nodale della competitività e innovazione in ogni campo dell’economia. In un tessuto produttivo come quello italiano, caratterizzato da una dimensione contenuta delle imprese, accogliere queste sfide può voler dire dare avvio a una vera e propria rivoluzione, a partire dal miglioramento del grado di organizzazione interna.

I dati elaborati da Sace, relativi al 2022, mostrano tuttavia una propensione delle piccole e medie imprese ad accelerare sull’impegno alla transizione green, in particolare rivolgendo attenzione ad aspetti strettamente connessi alla sostenibilità e tutela ambientale.

Rispetto alla media europea, non teme alcun confronto invece il dato relativo alle esportazioni: dalle piccole e medie imprese arriva una spinta da 219 mld (+46%). Hanno migliorato, in particolare, la propria competitività internazionale e dimostrano una straordinaria propensione all’export le piccole imprese del settore manifatturiero (57%) e la quasi totalità di quelle medie (90%), che realizzano all’estero oltre un terzo del proprio fatturato.

In un contesto caratterizzato da incertezza e da forti pressioni competitive esterne, l’attenzione degli attori istituzionali nei confronti delle micro, piccole e medie imprese è orientata alla preservazione di uno straordinario complesso di tradizione, conoscenze e qualità che costituiscono il nucleo della reputazione di eccellenza associata al Made in Italy. In questa direzione, la capacità di proiezione strategica delle politiche pubbliche si rivela essenziale per contribuire a plasmare un futuro economico più sostenibile e competitivo.

 

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