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Sfide agonistiche e crescita economica

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Renato Loiero

L’economia dello sport conferma la sua rilevanza. Nella Ue l’Italia si posiziona al quarto posto per dimensione economica dello sport, con un contributo al Pil di circa 24,5 mld e 420mila occupati. Inoltre, il moltiplicatore delle attività sportive è stimato pari a 2,19. Del valore aggiunto complessivo, 4,4 mld sono generati dalle attività sportive, circa 11 mld dalle attività strettamente connesse e 9,1 mld dalle attività collegate a quelle sportive in senso lato.

A questa dinamicità si contrappone un basso livello di investimenti. L’Italia è il 16° Paese Ue per la spesa pubblica dedicata allo sport per abitante, con 73,6 euro rispetto ad una media europea di 119,5 euro. A dispetto di ciò, l’Italia è stata il paese dei record per lo sport agonistico nel 20/21. Nel 2021 si è posizionata come 2° Paese al mondo, dopo gli Usa e prima della Cina, per numero di podi in competizioni ufficiali: ben 283, primo in Europa per medaglie alle Olimpiadi di Tokyo. E ciò nonostante l’Italia sia il quarto Paese Ocse più sedentario se consideriamo gli adulti (il 44,8% non raggiunge i livelli di attività fisica raccomandati), e il primo considerando i bambini (94,5%).

Secondo le analisi più diffuse, occorre puntare a un incremento degli investimenti negli impianti sportivi, al loro efficientamento e all’innovazione nel settore, che deve essere poi dotato di sistemi di rilevazione e monitoraggio delle diverse dimensioni della pratica sportiva. È anche utile incentivare offerta e domanda di sport, attraverso la leva fiscale e la semplificazione. Importante è la promozione di uno stile di vita attivo, nelle scuole come sul lavoro.

A fine 2023 lo sport è entrato nella Costituzione: “La Repubblica riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva in tutte le sue forme”. A livello regionale e comunale sono stati promossi numerosi bandi e avvisi pubblici destinati al potenziamento della pratica sportiva giovanile, all’organizzazione di eventi ed iniziative sportive sul territorio, alla riqualificazione di impianti e strutture.

In conclusione, l’economia dello sport rappresenta un settore ormai centrale nel Pil di molte nazioni. Richiede però un approccio manageriale e di governance innovativo per massimizzarne i ritorni, anche alla luce della sua transnazionalità e di rischi e opportunità derivanti dall’evoluzione tecnologica. Le potenzialità di crescita sono elevate e le politiche pubbliche possono svolgere un ruolo di stimolo, come dimostrano le esperienze virtuose attuate in Italia. Sulla capacità dei grandi eventi di attrarre investimenti, non solo pubblici, occorre una riflessione in quanto i ritorni sono diventati più incerti e volatili. Si aggiunga il fatto che gli enti territoriali si affannano a candidarsi dando per scontato che lo Stato garantisca gli stanziamenti per gli impianti sul territorio.

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