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Creator Economy: la necessità di un intervento legislativo

La creator economy è un ecosistema che ha trasformato il modo in cui le persone creano, consumano e monetizzano i contenuti digitali, offrendo nuove opportunità sia per i content creator che per le aziende che vogliono collaborare con loro.

Nella Creator Economy, i professionisti dei contenuti digitali spesso non hanno un contratto collettivo nazionale di lavoro. Gran parte dell’industria si basa su piattaforme online e su modalità di compenso diretto delle proprie prestazioni. I content creator tendono ad agire in modo più indipendente rispetto ai tradizionali sindacati o contratti collettivi, anche quando non svolgono il loro lavoro come liberi professionisti o imprenditori individuali. In alcuni casi, quando la loro posizione si configura come lavoro dipendente è stato applicato il contratto collettivo del settore metalmeccanico, pur trattandosi di lavoratori molto differenti. A volte anche impropriamente assimilati ai ‘rider’, che diversamente dai creator non creano contenuti che poi veicolano tramite le piattaforme: queste sono solo lo strumento mediante il quale ricevono commesse e gestiscono la loro attività.

Un contratto collettivo che potrebbe applicarsi da subito ai creator di contenuti digitali potrebbe essere quello stipulato dall’Uspi (Unione stampa periodica italiana) e dalla Figec-Cisal (Federazione italiana giornalismo, editoria e comunicazione) per le nuove figure professionali nei giornali del settore dell’online, da tempo presenti nelle piattaforme digitali e multimediali: community manager, web developer, designer, editor, videomaker, social media manager.

I content creator nei settori della comunicazione e dell’informazione periodica locale, online e nazionale sono spesso simili ai giornalisti nel senso che producono contenuti per il pubblico, ma ci sono alcune differenze significative tra i due ruoli: natura del contenuto; indipendenza editoriale; fonti di finanziamento; compensi e retribuzioni; processo di produzione; diritto d’autore e proprietà intellettuale; formazione e sviluppo professionale; ruolo nella comunità online e responsabilità etiche.

Su quest’ultima differenza è bene evidenziare che anche se la professione di content creator non è necessariamente soggetta agli stessi standard etici e deontologici dei giornalisti, ha una responsabilità sociale nel creare contenuti accurati e rispettosi. Insomma un ecosistema – composto da star dei social, creatori di contenuti, produttori e social media manager, agenzie specializzate – il cui rapporto con il mondo della comunicazione e dell’informazione, nel loro complesso, necessita di un intervento legislativo per evitare un pericoloso cortocircuito.

Si pone l’esigenza di regolamentare questi nuovi profili professionali, ed è apprezzabile il lavoro che sta facendo in questo momento l’Agcom, che dopo aver emanato delle linee guida volte a garantire il rispetto delle disposizioni del ‘Testo unico dei servizi di media audiovisivi’ anche da parte degli influencer-content creator, ha avviato un Tavolo tecnico con gli operatori del settore e le associazioni di categoria con l’obiettivo di arrivare a una chiara regolamentazione del settore.

 

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