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La rivoluzione digitale e i nuovi dibattiti

La rivoluzione digitale ha aperto nuove vie per la monetizzazione dei talenti, dando vita a una crescita esplosiva dei creatori di contenuti. Dai blogger di viaggi agli influencer di moda indie su Instagram, passando per i teenager celebri su TikTok e gli idraulici su YouTube.

Le nuove tecnologie, come le AI che generano immagini e musiche virtuali, stanno abbattendo le barriere d’ingresso e razionalizzando il processo creativo.

Le piattaforme digitali permettono ai creator di interagire direttamente con il pubblico, evitando intermediari e personalizzando le inserzioni pubblicitarie attraverso algoritmi di targeting. Gli individui che cercano di guadagnare autonomamente dai propri talenti digitali sono in crescita. Secondo alcune stime ci sarebbero tra i 50 e i 200 milioni di creator a livello mondiale. Il mercato della creator economy è stimato a 104,2 mld di dollari, con una crescita del 47% nelle campagne di influencer marketing in Italia nel 2023. L’importante impatto sociale dell’economia dei creator coinvolge una vasta gamma di interessi, tra cui consumatori, gestori di piattaforme e aziende. Il tema è tuttavia molto vasto e per larga misura ancora da esplorare.

Nel contesto sempre più dinamico dei media digitali, emerge ad esempio una complessa interazione tra le testate web non registrate e la stampa tradizionale. Questa convivenza porta con sé una serie di interrogativi riguardanti l’autenticità delle fonti, l’affidabilità delle informazioni e la sostenibilità economica del giornalismo. La sfida per la stampa tradizionale risiede nel mantenere la propria rilevanza e credibilità in un panorama mediatico in continua evoluzione, mentre le testate web non registrate devono affrontare la critica riguardo alla qualità e alla veridicità delle loro pubblicazioni. Un altro tema connesso all’economia dei creator è quello del lavoro mediante piattaforma, che si inserisce in un contesto in cui la subordinazione, così come era conosciuta nel secolo scorso, basata sull’economia di fabbrica e sulle relazioni di subordinazione formale, è stata sostituita da una eguaglianza formale tra i soggetti che collaborano mediante il web a cui corrisponde talvolta una dipendenza economica. Questo genera uno spiazzamento delle tradizionali tutele elaborate nel contesto dell’economia del lavoro e la sostituzione delle relazioni lavorative con relazioni commerciali.

Vi sono poi questioni sulle regole di condotta che gli operatori della creator economy potrebbero essere chiamati ad adottare esercitando le proprie attività promozionali. I recenti fatti di cronaca connessi alla vicenda che ha coinvolto una celebre influencer e un’azienda produttrice di dolci natalizi ha portato alla luce l’esigenza di stabilire regole più chiare circa i limiti e le modalità con cui gli operatori del web debbano esercitare la propria influenza sul pubblico, rispettando regole di correttezza, trasparenza e buona fede. Questo tema infatti trascende il singolo fatto giunto all’attenzione della cronaca e costituisce più generalmente uno degli interrogativi posti dal nuovo contesto generato dall’economia dei creator. Questi e molti altri interrogativi saranno oggetto del dibattito, che tuttavia in ultima analisi non potrà che versare vino vecchio in otri nuovi. Le parole d’ordine resteranno quelle tradizionali su cui si fonda un vivere civile: correttezza, trasparenza, buona fede, lealtà, probità. Valori antichi, che non perdono mai tuttavia il loro smalto.

 

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