Il processo di women empowerment impone una ‘meta mobile’: non solo progressiva, ma evolutiva e generativa di sempre nuovi obiettivi
Donne. Molto se ne parla e molto ancora se ne dovrà parlare per arrivare alla meta.
La domanda vera che in questo momento storico così rilevante nelle possibilità e nelle opportunità di scelta di percorsi virtuosi dobbiamo avere il coraggio di porre è: quale è la meta? La parità? La dignità? La libertà di accesso? La libertà di scelta?
Il percorso del women empowerment impone una ‘meta mobile’, non solo progressiva, ma evolutiva e generativa di sempre nuovi obiettivi: non è puntare ad un risultato, ma al consolidamento di un trend.
Grandi passi sono stati fatti: è riconosciuto ed auspicato l’intervento delle donne nel mondo del lavoro, fattore rilevante per l’incremento della produttività del sistema economico e della competitività del Sistema Paese; parallelamente, la gender diversity è sempre di più un fattore di equilibrio e di arricchimento della governance, con la certificazione della parità di genere che porta ogni impresa a prendere coscienza del tema.
Il Women’s Empowerment Progress Index sta crescendo significativamente, con ciò rappresentando la progressiva quota di occupazione femminile in posizioni di rilievo, di partecipazione alla vita politica ed istituzionale del Paese, al miglioramento delle condizioni di sicurezza e di benessere nelle donne. Ma ci sono ancora diverse ombre: esistono ancora grandi differenziali per Paesi, settori, tipologie, livelli organizzativi e prospettive; rimane ancora un certo divario medio nella retribuzione, negli impliciti ostacoli all’accesso a talune professioni e rimane una ridotta presenza delle donne nelle carriere Stem, ecc.
Lo dico non senza provocazione: la meta implica parità di accesso ed esercizio della libertà di raggiungere le proprie aspirazioni e di disegnare il futuro che ciascuna donna desidera prospettare a sé stessa.
L’evoluzione della tecnologia, che progressivamente permea il mondo del lavoro come la società civile, impone che la riflessione sulle donne non sia relegata a come convincerle a scegliere determinati lavori, ma piuttosto a come contribuire ad esprimere al meglio le proprie abilità ed attitudini: nel mondo che va profilandosi sempre di più si parla anche di visioni di lungo termine, di solidarietà, di filantropia, di umanesimo e di spiritualità.
Per raggiungere queste mete è necessario che l’empowerment delle donne passi per l’empowerment della loro autostima, del loro coraggio di esprimersi, della loro voglia di realizzarsi.
È necessario non parlare di donne che cercano di divinare – né tantomeno di compiacere – le aspettative degli uomini per farsi strada ed è necessario non parlare solo di donne, ma di persone che devono imparare a valorizzarsi reciprocamente in uno sforzo collettivo di comprensione, inclusione ed integrazione in vista del progresso della convivenza sociale.