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La fretta di punire un colpevole

Crolla un ponte sulle case, a Genova. Cede un viadotto che sopporta da sessant’anni il peso del traffico di uno dei principali snodi autostradali italiani. Si contano i morti e si lavora per salvare chi è ancora sotto le macerie. E’ in atto una tragedia che ha dimensioni epocali. E la politica reagisce, lancio di agenzia dopo lancio di agenzia. Ci sono gli appelli all’unita’ e c’è chi sceglie, da subito, di alimentare le polemiche.

Sono quelli del “noi l’avevamo detto”, del “noi vogliamo gli investimenti in infrastrutture”, si muovono in uno spettro ampio di variazioni sul tema, fino a Casapound che se la prende con il mercato e rilancia l’appello nostalgico al “nazionalizziamo tutto”. Un po’ presenzialisti e un po’ sciacalli.

I social, intanto, si intasano di invettive, di analisi di sedicenti esperti di ingegneria. E’ il flusso impazzito delle notizie a portata di click.

Chi tenta di capire cerca informazioni lì dove possono avere almeno un’origine certa. A caldo, Autostrade parla di manutenzione costante su un ponte troppo sollecitato. Il segnale che il problema esisteva prima della bomba d’acqua di oggi e che qualcosa di diverso sicuramente si poteva fare. Per non morire, nel 2018, in Italia, schiacciati da un ponte crollato.

A questo punto, un Paese civile soccorre, cura, cerca di salvare vite umane. E poi si affida alla magistratura, per verificare, capire e anche spiegare. È l’unica strada percorribile per non assecondare la fame degli sciacalli e cercare la verità. Chi ha sbagliato deve pagare, la politica deve capire che investire in sicurezza e infrastrutture è doveroso. Per non doversi vergognare e rassegnare a contare i morti.

Quello che succede nelle 48 ore successive alla tragedia dice che il Governo, invece, ha scelto una strada diversa. “Non possiamo aspettare la giustizia”, ha detto il premier Giuseppe Conte per spiegare la decisione di revocare la concessione a Autostrade. La sintesi di una strategia condivisa con i vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini: subito il colpevole e punizione esemplare. Anche perché il capitalista cattivo (i Benetton) che specula sulla pelle degli italiani oggi è un bersaglio facile.

Ma cosa succede ora? A che prezzo e per fare cosa si interviene in questo modo? Se il Governo ha la soluzione in tasca per risolvere il problema della sicurezza delle infrastrutture, vada avanti. Se, come sembra più probabile, la molla e’ il calcolo politico e il presunto ritorno di immagine, sarebbe il caso di fermarsi.

Per capire cosa è successo, per individuare i responsabili (dentro e fuori la società Autostrade) e lavorare per evitare che accadano nuove tragedie. Si può fare. Senza diffondere bufale, perché Atlantia e Autostrade hanno la sede a Roma e pagano le tasse in Italia. E senza mettere insieme un’emergenza che non c’è, quella sui migranti, con i morti di Genova. Si può fare, se Di Maio e Salvini smettono i panni degli agitatori di piazza e indossano quelli, più scomodi, degli uomini di Governo.

 

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