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Eataly, Farinetti: apertura a Parigi è una grande sfida

Le nuove aperture, con la grande sfida di Parigi, le opportunità dei prodotti italiani nel mondo, l’invito a fare di più, rivolto alle Istituzioni e al resto dell’industria. Il patron di Eataly, Oscar Farinetti, parla di futuro e di prospettive partendo dall’idea che è alla base del suo progetto.

Come è nata l’idea di Eataly?

L’idea di Eataly è nata ben prima del 2007, quando si è materializzata, dopo una lunga pensata incominciata nel 2002. Le idee nascono sempre dall’analisi. L’Italia è il Paese più bio diverso al mondo nell’agroalimentare e con la cucina più desiderata in assoluto. Mancava un’impresa che raccontasse questa Italia e la offrisse al mondo in tutti i suoi aspetti.

A quali sfide siete pronti per il 2019?

Dopo la fortunatissima apertura di Eataly a Las Vegas di fine 2018, nel 2019 tocca a Parigi (aprile) e a Toronto (settembre), ma vorrei aggiungere Londra e Verona, nei primi mesi del 2020). In questo scenario di nuove aperture Parigi rappresenta una grande sfida. I parigini sono tra i popoli più colti nel campo della cucina e non possiamo permetterci di sbagliare. Dalla nostra parte c’è il fatto che i francesi dimostrano sempre più di apprezzare la semplicità e la diversità della cucina italiana.

Come vengono recepite le specialità del Made in Italy nel mondo da un pubblico che è abituato ad altro?

Bene, benissimo direi. Le eccellenze italiane sono maggiormente conosciute nei Paesi dove tanti italiani sono emigrati a partire dall’inizio del secolo scorso, come le Americhe del Nord e del Sud, anche in Europa. È più difficile in Oriente, dove ci conoscono meno, tuttavia, se la cucina italiana è proposta nel modo giusto, tutto il mondo se ne innamora rapidamente.

Quali prodotti vengono graditi di più all’estero?

Come è facile immaginare pasta e pizza fanno la parte del leone. Ma abbiamo saputo uscire da questo stereotipo dell’Italia “pasta, pizza e mandolino”. In Usa apprezzano molto i nostri formaggi, in Brasile i salumi italiani. In oriente, a forza di insistere, hanno imparato ad amare i nostri vini. Ora non ci resta che convincere i francesi a usare l’olio extravergine italiano al posto del loro amato burro.

Come scegliete i prodotti che ‘meritano’ Eataly?

Tutti i prodotti Eataly sono di alta qualità. Li scegliamo con il criterio del buono, pulito e giusto. Cioè che siano ottimi e tradizionali al palato, che siano prodotti nel rispetto della terra e dell’ambiente e il cui prezzo soddisfi sia il cliente che il produttore che noi stessi.

Il presidente di Federalimentare Ivano Vacondio ha detto: “l’alimentare si conferma settore trainante per il Paese ma i dati totali dell’industria sono preoccupanti”. Lei è d’accordo?

Si, ha ragione. L’agroalimentare rappresenta un fulgido presente e sarà uno straordinario futuro per il nostro Paese. Tuttavia riscontriamo una scarsa attenzione verso le enormi potenzialità di incrementare l’export delle nostre eccellenze sia da parte delle Istituzioni che della distribuzione, e pure di parte dell’industria. Si può fare di più, molto di più.

I numeri aggiornati di Eataly?
8.600 collaboratori, 33 milioni di clienti per anno, più di 30.000 pasti serviti al giorno, 19.500 prodotti trattati di cui il 90% da 2.200 piccoli e medi produttori di eccellenza, 42 negozi/ristoranti nel mondo, più di 600 milioni di euro incassati nel 2018. Ve li ho scritti in ordine di importanza, per me.

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