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Omaggio alla radio (e alle parole)

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La classificazione dei media è diventata, ormai, una collezione di etichette. ‘New’ media e media ‘tradizionali’, ‘social’ media e media ‘mainstream’. La battaglia non ancora persa della carta e il dilagare della produzione online, la resistenza della televisione e la crescita dello streaming. Poi, fuori da ogni categoria, c’è la radio. Dagli esordi nella comunicazione di massa del 1920 a oggi, ha utilizzato tecnologie diverse (dall’analogico, ancora più diffuso, al digitale, al web e al satellitare), ha aggiornato format e linguaggio, ma è rimasta un punto di riferimento imprescindibile, con la voce che continua ad arrivare al grande pubblico anche in un’Era in cui è molto più semplice divulgare immagini in tempo reale.

La radio è stata al centro della storia. Ha raccontato guerre e rivoluzioni, impossibile non ricordare il ruolo di Radio Londra per l’intero mondo occidentale, ha accompagnato i sogni e le battaglie di intere generazioni, ha animato e raccontato il dibattito politico. E una citazione, in una stagione non facile, non può che andare al lavoro di Radio Radicale.

La radio ha un altro significativo primato. Ha imparato, nel tempo, a cedere terreni esclusivi senza perdere la propria identità. Pensiamo al calcio, a ‘Tutto il calcio minuto per minuto’ che ha appena compiuto sessant’anni. Alle voci storiche che hanno scandito le domeniche di milioni di italiani, quelle di Enrico Ameri, Sandro Ciotti e Riccardo Cucchi. Agli uomini, Guglielmo Moretti, Sergio Zavoli e Roberto Bortoluzzi, che hanno ideato un format che resiste a ogni nuova ondata di innovazione tecnologica. Lo dimostrano i numeri. Nonostante le pay tv, anche via smartphone, c’è ancora un popolo di ascoltatori fedeli che, mentre guida o mentre lavora, sente le partite alla radio.

Non solo calcio e non solo sport. La radio è informazione e approfondimento, e pensiamo a quanto incidono sulla giornata i palinsesti RadioRai, quelli di Radio 24 o di Radio Capital. La radio è musica, ovviamente. In tutte le sue forme, attraversando stagioni, mode e tendenze. Non c’è un brano di successo che non sia stato scoperto e valorizzato dalla radio. Pensiamo alle trasmissioni che hanno fatto e continuano a fare la storia, a Radio Deejay, a Radio Rock. A tutte le radio private che sono nate e cresciute in un panorama in continua evoluzione. La radio è, soprattutto, parole. Assumono un peso diverso da quello che hanno quando sono accompagnate alle immagini: devono essere scelte con cura, scandite e valorizzate, le parole della radio restituiscono potere alla lingua e ai contenuti. E ascoltarle fa bene a tutti. Soprattutto a chi frequenta anche altri media, che siano new, old, su carta o online.

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