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Miniere urbane, tecnologie e materie prime

Il 18 marzo è stato il giorno del riciclo, la settimana prima l’Unione Europea ha lanciato il nuovo programma per l’economia circolare. Il tema del riciclo, e conseguente recupero di materie prime, è una voce importante nei piani di sviluppo delle aziende Hi-tech. I rifiuti tecnologici (di seguito E-Waste) rappresentano un’importante riserva di materie prime. Specialmente in questi momenti, in cui le filiere sono sotto pressione, per l’approvvigionamento di materie prime e semi lavorati.

Facciamo il punto partendo dalle basi.

Cosa sono gli E-Waste

Gli E-Waste sono tutte quelle apparecchiature elettriche o elettroniche che, terminato il loro ciclo vitale, devono essere portati presso un centro di raccolta dai loro proprietari (aziende o privati cittadini). La loro definizione appare amplia, quindi è bene raggrupparli in 6 tipologie.

  • Scambiatori di temperatura: frigoriferi, pompe di calore e simili
  • Schermi: monitor per computer, televisori, notebooks e simili
  • Lampadine: da quelle a fluorescenza sino ai LED
  • Grandi apparecchiature: lavatrici, lavapiatti, plotter, pannelli fotovoltaici etc..
  • Piccoli apparecchiature: forni elettrici, video camere, rasoi elettrici etc..
  • Piccole apparecchiature di comunicazione: routers, pc, cellulari

Queste 6 categorie rappresentano il totale degli E-waste. Per dirla semplice: tutti gli oggetti elencati qui sopra fanno la differenza tra avere una vita confortevole o essere cittadini del neolitico.

Millenium goal e E-waste

Lo scenario mondiale degli E-waste è ancora tutto in divenire. Tra le aree più virtuose nel gestirli e processarli c’è l’Europa, l’ultima è l’Africa. Il Millenium goal traccia una serie di traguardi che investono anche il trattamento degli E-waste. “Quello che spesso non si comprende è che gli E-waste, e il loro riciclo obbligatorio secondo le normative europee ed italiane, non è solo un dovere ma anche un’opportunità”, spiega Alberto Canni Ferrari, Procuratore Speciale del Consorzio ERP Italia, parte del Gruppo Landbell. “La crescita della domanda di apparecchiature elettriche ed elettroniche è un dato di fatto innegabile. Considerando il ciclo di vita medio di un device tecnologico, si stima che la produzione annua di E-waste si aggiri a circa 16 kg a persona. Entro il 2050 la stima è che la loro produzione raddoppierà”.

Lo scenario Europeo: concorrenza uguale efficienza

Il mondo ancora ha tanto da fare per raggiungere gli standard europei. La UE, d’altronde, ha delle sfide da affrontare: la più importante è la gestione delle risorse di filiera e la libera competizione. “L’Unione Europea chiede di favorire la concorrenza e un approccio di economia circolare. Lo stesso piano varato alcuni giorni fa dalla UE sulla economia circolare detta le regole anche al settore degli E-waste in modo chiaro e semplice. Prima c’erano consorzi mono-filiera, che si occupavano di questi obblighi su specifici prodotti e con tutti i produttori all’interno di una singola organizzazione. Il problema è che c’era una totale mancanza di concorrenza. In questo senso alcuni tra i maggiori produttori di hi-tech (Electrolux, Sony, HP, P&G, Epson etc..) hanno creato un sistema collettivo che operasse con una logica europea.” Spiega Canni Ferrari.

Oggi vediamo, nell’Unione, un numero crescente di consorzi e associazioni che si occupano di mappare, raccogliere e valorizzare i rifiuti. All’interno di questa industria non fa eccezione il sub segmento degli E-waste. Un corretto livello di concorrenza tra organizzazioni che si occupano di gestire gli obblighi di raccolta e riciclo dei produttori, stimola efficienza del sistema. La concorrenza ha anche portato all’evoluzione di nuovi servizi aggregati che, diversamente da un regime di monopolio, non si sarebbero mai manifestati. In pratica ogni entità, per essere economicamente sostenibile, non si è limitata a promuovere la sua prima offerta (quella legata alla raccolta dei rifiuti) ma ha evoluto numerosi servizi aggiuntivi che possono essere utilizzati da altri potenziali produttori.

“L’essere presenti in tutta Europa ci permette di offrire servizi che solo un’organizzazione come la nostra può erogare ai produttori del nostro consorzio. Dopo 15 anni di attività abbiamo raccolto dati, esteso la nostra presenza in Europa e a livello globale creando sinergie significative, creato strategie di filiera inversa (pensare a un prodotto e disegnarlo già considerando il suo riciclo Nda), insomma costruito un know-how che confluisce nei servizi a valore aggiunto offerti ai consorziati”, chiarisce Alberto Canni Ferrari di ERP Italia.

La vita di un prodotto hi-tech

Cerchiamo di capire cosa succede quando si butta via il cellulare o la stampate di turno. “Quando la vita di una stampante termina”, spiega Luca Cassani Corporate Sustainability Manager di Epson Italia, “comincia un altro tipo di percorso, altrettanto importante. La prima tappa è il conferimento in un punto di raccolta, all’interno di uno specifico raggruppamento. Quando questo sito diventa pieno, il gestore del punto di raccolta attiva il sistema collettivo di riferimento che, attraverso propri fornitori autorizzati e qualificati, effettua la presa e avvia il carico al trattamento. Parte così il percorso di valorizzazione degli E-waste che consente il recupero delle materie prime seconde. E’ questo uno dei processi portanti di quella che definiamo economia circolare”.

Materie prime e Importanza del recupero

Una stima totale e precisa dei materiali recuperati non è sempre possibile. I consorzi transnazionali possono comunque spiegare perché è importante avviare le apparecchiature al corretto riciclo per recuperare materia prima. Come si vede dalla mappa di seguito la maggioranza dei minerali fondamentali, pur se in piccole quantità per ogni oggetto, provengono da siti estrattivi fuori dalla UE. “Diversamente da altri continenti l’Europa soffre di scarsità se non addirittura di assenza di alcuni materie prime e per questo siamo costretti ad approvvigionarci da altri paesi o a cercare sempre nuove miniere o ad andare in profondità su quelle esistenti. Un corretto riciclo delle apparecchiature elettriche ed elettroniche e di pile e accumulatori ci potrebbe consentire di diventare un po’ più autonomi, con notevoli vantaggi economici e di tutela ambientale”, conclude Alberto Canni Ferrari di ERP.

Il Futuro?

Parlare di futuro è sempre sfidante, tuttavia, stante le dimensioni del fenomeno riciclo E-waste in ballo ci sono margini economici per una evoluzione. Se devo considerare un parallelo interessante, dove tuttavia la filiera è molto controllata essendo solo B2B, possiamo prendere ad esempio il gruppo Rolls-Royce e la loro produzione di motori. Nell’ambito della prevedibilità delle singole parti di un motore di aereo il gruppo ha ormai creato un percorso virtuoso, e altamente sostenibile, dove ogni singola parte di un motore “comunica” (tramite smart tag e soluzioni assimilate) la sua vitalità. Quando viene meno il servizio incluso RR manda tecnici e parti di ricambio. Su una scala più piccola una soluzione del genere per tutti gli E-waste permetterebbe a ogni singolo produttore di mappare i suoi prodotti “dalla culla alla tomba” e creare una filiera precisa, allineata in termini temporali e produttivi. Ci vorrà ancora un poco, ma è un futuro che si può sviluppare.

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