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Giù le mani dalla scuola

azzolina coronavirus

Beati i Paesi dove non si vota tutti gli anni. Beati i Paesi dove per l’opposizione non tutto è occasione per cercare di fare cadere il governo. Beati i Paesi dove di fronte a un patrimonio collettivo strategico come la scuola e la formazione delle generazioni future non si armano battaglie su contrapposte barricate politiche ma si cercano soluzioni ai problemi.

 

Francamente, le polemiche che accompagnano il ritorno a scuola di milioni di studenti – amplificate, giorno dopo giorno, da titoloni su banchi e sedie senza alcun senso del ridicolo – cominciano a diventare fastidiose. Oltre che mostrare, ancora una volta, un intollerabile tasso di provincialismo. Nella terra incognita aperta dal Covid-19 tutti i Paesi, tutti i governi, nessuno escluso, sono alle prese con il rebus della riapertura in sicurezza delle scuole. Tutti cercano di mettere a punto misure che scongiurino la ripresa dell’epidemia e tengano al riparo dal contagio studenti, insegnanti e personale non docente. E, di conseguenza, genitori e parenti a casa. Basta leggere qualche giornale o ascoltare qualche notiziario straniero per sapere che tutti i governi in carica affrontano la stessa sfida.

 

Nessuno ha la ricetta giusta in tasca, nessuno ha la certezza che quel che sta organizzando funzioni perché nessuno, mai prima, ha dovuto affrontare un’emergenza di questo tipo. Ci si muove per tentativi, nella consapevolezza che occorrerà essere flessibili, aggiustare il tiro e, se e quando necessario, alternare lezioni in presenza con lezioni a distanza, prevedere alunni in presenza e alunni da remoto. Aperture, chiusure e riaperture.

 

L’Italia, nonostante la scarsa autostima di cui non ci stanchiamo di dare prova, non sta facendo peggio degli altri Paesi. Persino la Germania, in primavera dimostratasi la più preparata, ha riaperto le scuole, per poi, di fronte all’escalation dei numeri, tornare sui suoi passi. Anzi, per molti versi, l’Italia sta facendo meglio. Soprattutto se, come pare, si prepara a organizzare un tracciamento adeguato e centinaia di migliaia di tamponi al giorno per seguire l’evoluzione del virus, isolare i contagiati e “liberare” i sani. L’Italia ha un altro vantaggio: molti Paesi europei iniziano prima le lezioni a scuola e faranno da cartina di tornasole sulle soluzioni più appropriate.

 

Non c’è altro modo di procedere se non passo passo, verificando sul campo gli esiti delle misure adottate ed essendo rapidi nel mettere mano ai correttivi. Non è nell’interesse di nessuno, tantomeno dei nostri figli, fare il tifo perché a settembre scoppi il caos, solo per dimostrare che questo è un Governo di incapaci e chiederne le dimissioni. Non è il momento del tanto peggio tanto meglio. Una seria riflessione sul perché siamo praticamente ultimi in Europa per livello di alfabetismo sarebbe più utile.

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