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Coronavirus, gli spot tedeschi e le dirette da Chigi

Chi l’avrebbe mai detto che anche i tedeschi hanno un divertente e condivisibile sense of humor? Che sanno prendersi in giro e ridere di sé stessi? Con l’occhio del pregiudizio di solito li immaginiamo tetragoni, fin troppo seri e compresi del loro rigore, organizzazione e perfezionismo, tutti Wagner, Hegel e Mann. Culto dell’eroe e del superomismo.

 

E invece hanno confezionato tre (al momento) super spot davvero pieni di humor ‘inglese’ (sempre per non farci mancare gli stereotipi) per convincere i cittadini più giovani a restare comodamente seduti sul divano, sdraiati sul letto – se in due – o attaccati ai videogiochi. Un inno alla pigrizia, al dolce far niente, al cincischiare, al disordine e al cibo in scatola freddo, alla noia. Premiati con la medaglia da eroe e con il ricordo dei posteri.

 

Hanno capito che bisognava parlare con un linguaggio diverso, leggero, adatto alle generazioni più giovani e riottose a chiudersi in casa, rivolgendo loro con un messaggio particolare. Dedicato ed efficace.

 

E noi? E l’Italia? Con il fior fiore di registi che ci ritroviamo, con l’arte antica della maschera e quella più recente della commedia, con la tradizione di teatro e cinema vanto nel mondo, come mai nessuno ai piani alti ha pensato di chiedere a qualche ‘maestro’ di confezionare dei bei corti da mandare in Tv? Invece di continuare a ripetere il rito stanco e – come si è visto negli scorsi week end – assolutamente inefficace delle conferenze stampa del primo ministro in diretta da Palazzo Chigi?

 

Ma c’è ancora tempo, abbiamo tutto l’inverno davanti per sperimentare se il sorriso e la risata funzionano meglio della paura.

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