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Sostenibilità, un Forum e tante risposte

Quando si parla di sostenibilità, si rischia spesso di finire nelle banalizzazioni. Vogliamo essere tutti puliti, inclusivi, socialmente responsabili. Non c’è un’azienda che non si definisca sostenibile e non c’è un attore dell’economia che non si schieri a favore della sostenibilità. Ci sono le dichiarazioni di intenti e c’è la realtà. Con il Forum Sostenibilità di Fortune Italia, abbiamo cercato di porre domande e di ottenere risposte. Dalle aziende e dai rappresentanti istituzionali, in cinque settori diversi: energia, finanza, lavoro, industria, healthcare.

 

Abbiamo cercato di raccontare senza celebrare. Abbiamo coinvolto un numero di aziende tale da consentirci di declinare la sostenibilità nelle sue diverse applicazioni concrete: Enel, Eni, Terna e Edison per l’energia; Generali, Poste, AideXa e Credimi per la finanza; Snam, Enel, Ing Italia e BonelliErede per il lavoro; Fondazione Telethon, Ucb Italy, Farmindustria, per l’healthcare; Bonfiglioli, Philip Morris e Siemens per l’industria. Con il contributo di quattro knowledge partner: Bain & Co, McKinsey, Boston Consulting Group, Porsche Consulting. E un media partner, Adnkronos.

 

Dal confronto emergono con chiarezza tre indicazioni. La sostenibilità non è più un’opzione, ma una strada obbligata per rimanere competitivi sui mercati. Le aziende sembrano più avanti rispetto al contesto normativo e alla consapevolezza del decisore politico. La sostenibilità deve diventare un valore aggiunto anche da un punto di vista economico: perché trasformi veramente il modo di fare impresa deve contribuire a creare profitto.

 

 

 

 

Abbiamo cercato di far emergere anche i ritardi, le incongruenze, gli ostacoli che ancora rendono accidentato il percorso verso lo sviluppo sostenibile. Non dobbiamo essere noi a giudicare fino a che punto ci siamo riusciti ma vogliamo far parlare gli spunti più interessanti che sono emersi.

 

Gli effetti della crisi legata al Coronavirus

 

Gli effetti economici e sociali di questa crisi sono destinati a durare di più di quelli sanitari. E il mondo del lavoro sarà penalizzato. Come e dove si può intervenire per limitare i danni, quindi, anche in maniera più strutturale per il futuro? Il sottosegretario al Mef, Pierpaolo Baretta: “Avremo nuove povertà e nuove disuguaglianze. Serve un nuovo welfare che abbia presente il territorio, la strategia deve essere basata su soluzioni strutturali”.

 

Il potenziale delle rinnovabili

 

Il direttore generale di Irena, Francesco La Camera: “La risposta alla pandemia deve essere in linea con gli obiettivi di sostenibilità, in modo che la disponibilità finanziaria attuale non venga intaccata neanche negli anni a venire. Abbiamo verificato che occorrono due trilioni di dollari nel triennio dal 2021 al 2023 per poi passare a 4,9 trilioni al 2030. La cosa importante da notare è che facendolo già in tre anni creeremo 5 milioni e mezzo di posti di lavoro in più. Ogni dollaro speso nelle rinnovabili porterà benefici estremamente alti. Da qui al 2030 in Italia dovrebbe portare a una crescita del Pil di quasi il 2%, e 23mila posti di lavoro nel breve temine”.

 

L’eterna battaglia del Mes

 

Il viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri: “Il problema del Mes è sempre lo stesso. Prendi sicuramente dei soldi che a un primo sguardo potrebbero sembrare vantaggiosi. Ma poi c’è un trattato, con degli articoli ben precisi, e potresti trovarti tra un po’ di tempo, in base ai meccanismi di rientro, a dover pagare un dazio che è superiore a quello atteso”. Poi, “al momento il Recovery fund è la scelta migliore. Poi è chiaro che se il trattato fosse cambiato in maniera radicale si può pensare anche al Mes. Ma in questo momento i rischi potrebbero essere troppo alti”. Una posizione diversa rispetto a chi, anche nello stesso governo, è convinto che si dovesse fare ricorso al Mes già da tempo. Netta la stoccata che è arrivata dal portavoce dell’Asvis, Enrico Giovannini: “trovo allucinante che si discuta da mesi invece che mettere sul tavolo un piano su cosa fare con quei soldi. È veramente deprimente discutere in questo modo. Noi abbiamo pubblicato un possibile piano di finanziamento per la salute attraverso il Mes, ma bisogna avere una visione integrata”.

 

Gli obiettivi delle imprese

 

Joseph Nierling, amministratore delegato di Porsche Consulting: spesso tra le aziende “ci sono ottimi progetti ma non c’è un’ambizione di cambiare veramente il mondo, una vision forte. Bisogna passare ai fattori moltiplicativi, non ai singoli miglioramenti. Questo pensiero radicale passa dallo scegliere pochi obiettivi di sostenibilità e metterli davvero al centro della strategia, costruendo un percorso chiaro di implementazione”.

 

Il ritardo della ricerca

 

L’allarme di Silvio Garattini, presidente e fondatore dell’Istituto Mario Negri: in Italia, abbiamo “la metà dei ricercatori della media europea e ogni anno continuiamo a perdere cervelli, perché la ricerca in Italia è molto difficile”. E, ancora: “Abbiamo il problema dei finanziamenti, che non sappiamo quando arrivano e che sono la metà rispetto alla media dell’UE. C’è poca attenzione per la ricerca nel nostro Paese”.

 

 

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