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La Quadriennale è chiusa, ma l’arte continua a vivere

La Quadriennale, ospitata in questa edizione al Palazzo delle Esposizioni di Roma, è chiusa per le misure contro la pandemia ma respira. Dal 20 novembre infatti, la mostra di arte contemporanea a cura di Sarah Cosulich e Stefano Collicelli Cagol, è riuscita ad uscire FUORI dai confini, come vuole il tema di questa edizione.

 

È uscita “fuori” anche dalle mura del Palaexpo, dalle limitazioni di accesso e dal buio della chiusura, perché dalle 18 alle 8 del mattino, proprio quando bar e ristoranti sono costretti a chiudere, e quando scatta il coprifuoco da semi lockdown, una nuova opera, esterna, firmata dall’artista Norma Jeane illumina, grazie a dei sensori, collegati al suo respiro, tutto l’esterno del Palaexpo.

 

Emoziona sapere che è davvero un’opera viva che fa da ponte tra l’artista e gli spettatori, magari anche involontari, che passano su via Nazionale. L’artista Norma Jeane inspira e le arcate del palazzo si illuminano di luce che pulsa. Norma Jeane espira e la luce si spegne. Così, per tutta la notte.

 

L’installazione, site specific, pensata proprio per il luogo si intitola “Corpo di fabbrica” ed è stata realizzata dall’artista su richiesta dei curatori, durante il primo lockdown, grazie al dispositivo indossabile Respirho – ideato e brevettato da un team di ricerca del dipartimento di Elettronica e Bioingegneria del Politecnico di Milano composto da Andrea Aliverti, Ambra Cesareo, Ambra Angelucci e Lorenzo Francioli – che permette il monitoraggio continuo della frequenza respiratoria della persona a cui è attaccato, grazie al posizionamento sul suo corpo di tre sensori portatili e non invasivi.

 

“Abbiamo lavorato con l’artista e adattato il dispositivo all’accensione della luce – spiega Andrea Aliverti del Politecnico di Milano – la cosa interessante è anche la distanza perché l’artista è a Milano mentre la luce si accende a Roma.” Arte, tecnologia, bioingegneria, fisiologia e politica in un’opera unica che accende di luce pulsata le arcate del Palaexpo e che sembra dire che l’arte dorme, ma è viva nonostante tutto.

 

Di Norma Jeane si sa solo che, come recita la sua biografia è “nata a Los Angeles nelle prime ore del mattino del 5 giugno 1962”, che sembra essere esattamente quando Marilyn Monroe morì. Nonostante abbia scelto di essere l’alias della donna più fotografata della storia, Marylin Monroe, appunto che si chiamava alla nascita con il nome di Norma Jeane Baker, Norma Jeane l’artista, italiano, fa il contrario e opta per una totale assenza fisica.

 

Non appare mai in pubblico. Non si conosce la sua identità perché, spiega chi lo conosce, preferisce reagire alla tendenza che vuole l’artista prima dell’opera e con la sua assenza, vuole dare priorità alle sue opere che sono sempre site specific, lontane dal glamour e cariche di un messaggio sociale.

 

Come spiega Sara Cosulich, una dei curatori della Quadriennale: “L’opera di Norma Jeane dimostra la resilienza dell’arte contemporanea, è un simbolo importante di luce in questo momento difficile che stiamo vivendo e ci dice che la connessione tra il visitatore e la mostra esiste, l’arte è viva sta solo dormendo”.

 

Del resto, tutta la Quadriennale, che si è trovata in corso di organizzazione in pieno lockdown, si è ripensata sulla contemporaneità del momento che stiamo attraversando e ogni artista ha riflettuto su questo con la propria opera. In mostra, ci sono anche altre opere che sono state rilette con un’attenzione all’oggi.

 

Ad esempio, c’è all’interno della Quadriennale, una stanza interattiva firmata dall’artista Cloti Ricciardi, in cui i visitatori tirando delle corde la fanno “respirare” e c’è anche la Lettera, di Giulia Cristiani, una giovane artista che lavora con la parola e che durante il lockdown ha scritto una lettera sui temi dell’amore, del desiderio, della presenza e dell’assenza, e ha raccolto le risposte in un grande manifesto. Adesso la lettera sarà diffusa anche grazie ai cartoni della pizza in delivery così chi la riceve potrà rispondere ed entrare nell’opera. L’arte è viva, respira, mangia e racconta dell’oggi.

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