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Novartis, una puntata da 250 mln sull’Italia

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L’annuncio del presidente di Novartis Italia, Pasquale Frega. La strategia per la sanità del futuro passa per un patto tra pubblico e privato. La versione originale di questo articolo, a firma di Carlo Buonamico, è disponibile sul numero di Fortune Italia di dicembre 2020.

 

Territorio, transizione digitale della sanità e prevenzione. Sono i punti su cui agire per realizzare la sanità del futuro secondo Pasquale Frega, presidente di Novartis Italia e amministratore delegato di Novartis Farma. Che, annunciando l’investimento di 250 mln di euro nei prossimi tre anni su ricerca clinica e produzione in Italia, evidenzia la necessità non più rimandabile di un dialogo fattivo tra pubblico e privato per un nuovo modo di valutazione dell’innovazione.

 

L’emergenza Covid ha evidenziato le criticità del Sistema salute italiano, tra cui la necessità di creare un nuovo modo di fare rete tra ospedale e territorio, mettendo in comunicazione i diversi attori della salute. Quali sono a sui avviso i nodi più importanti da sciogliere per creare la sanità dell’era post-Covid?

 

Bisogna evidenziare il cambio di prospettiva che riguarda la sanità. Prima era una realtà ormai sotto controllo. Ora con le risorse che arriveranno dai fondi europei occorre guardare alla sanità come un grande progetto che mette al centro salute e Paese: salute ed economia vanno a braccetto. Tre gli assi su cui lavorare. A partire da territorio e prossimità per portare le cure a casa del paziente; come ha affermato anche il ministro della salute Roberto Speranza, secondo cui l’obiettivo sarebbe arrivare ad avere il 10% dei pazienti cronici assistiti a domicilio, rispetto all’attuale 3 per cento.

Secondo: connected care. Il valore della sanità digitale è emerso chiaramente in questi mesi, così come il tempo che abbiamo perso sinora e quanto lavoro ci sia da fare per accelerare il processo di digitalizzazione e per utilizzare le risorse in modo più intelligente rispetto al passato. In quest’ottica Novartis Italia, prima azienda farmaceutica italiana a farlo, lo scorso 23 novembre ha nominato il Country chief digital officer (Francisco Garcia).

Il terzo aspetto riguarda la relazione tra ambiente e salute, che significa prevenzione. Occorre ripensare l’organizzazione dello Stato. Sindaci e comuni devono avere un ruolo definito, perché la prevenzione di patologie croniche, come quelle cardiache e respiratorie, dipende anche dall’ambiente in cui vivono i cittadini. E perché lo stato di salute dei cittadini si riflette in anche in un enorme impatto sull’economia delle singole città.

 

Ci pare di capire che lo scoglio da superare riguardi la governance della salute…

 

Due sono i temi. Da un lato occorre assicurare una collaborazione pubblico-privata completamente diversa rispetto al passato. In Italia ci sono regole che rendono molto difficile questa partnership. Dall’altro superare una certa miopia della politica che non coglie l’importanza di collaborare con l’industria privata, che ha un know-how che può essere molto utile. Poi c’è il problema della governance naturalmente.

 

Nel recente studio che Novartis ha realizzato insieme a The European House Ambrosetti, avete intervistato 500 stakeholder della sanità: nove temi prioritari su cui agire per una nuova sanità italiana. Quali sono i tre che andrebbero affrontati per primi?

 

Le nove priorità emerse riguardano tre aree: re-immaginare la medicina, salute al centro e fare la cosa giusta. Re-immaginare la medicina significa rivedere cos’è l’innovazione. Oggi in Italia chi porta innovazione non sempre guardato come foriero di buone notizie. Sul tavolo viene subito posto il tema del finanziamento. In realtà l’innovazione è qualcosa di importate non solo per il paziente e la sua patologia, ma anche per l’utilizzo delle risorse. Un paziente curato bene, anche sostenendo costi per la terapia, produrrà un risparmio su altri capitoli di spesa collegati indirettamente a quello della sanità. Si tratta di una logica che ancora manca, perché la base dello Stato ragiona a silos.

 

Per salute al centro si intende l’impegno a rafforzare il Ssn affinché non ci siano disparità territoriali in termini di accesso alle cure ed efficienza dell’assistenza sanitaria. Per conseguire questo obiettivo occorre che tutti gli stakeholder lavorino come un team. I tempi sono maturi per farlo. Il Covid ha contribuito molto nel rendere questa una convinzione condivisa trasversalmente.

 

Fare la cosa giusta si riferisce al tema “fiducia”. Abbiamo riscontrato quanto regni ancora un sentimento anti-scienza sia nella popolazione, sia nella politica. Bisogna ripartire dalla cultura scientifica delle nuove generazioni. Come Novartis abbiamo lanciato un Piano insieme al ministero dei Beni Culturali per valorizzare la conoscenza scientifica anche nella popolazione più ampia e incrementare la Stem (science, technology, engineering and mathematics) education dei più giovani.

 

Un punto caldo della sanità riguarda la sostenibilità delle cure. Il mondo della clinica e Aifa hanno sul proprio tavolo una priorità condivisa: trovare un nuovo modello di governance farmaceutica.. Quale potrebbe essere il modello giusto?

 

La spesa farmaceutica italiana è sotto-finanziata. A questo problema si affianca quello della valutazione delle nuove terapie. Devo dare atto che il nuovo direttore generale di Aifa, Nicola Magrini, sta cercando di invertire la rotta e i primi risultati si iniziano a vedere. Il modello del futuro sarà quello che saprà gestire le terapie cosiddette avanzate che oggi cambiano in meglio e in modo decisivo la vita dei pazienti, ma hanno un costo elevato perché ne possono beneficiare solo poche centinaia di pazienti. Quando sarà possibile ampliare il bacino di persone eleggibili per queste terapie, il costo diventerà estremamente competitivo rispetto ai benefici che apportano.

 

Avete annunciato investimenti in Italia per 250 mln di euro in ricerca clinica nei prossimi tre anni. A quali progetti saranno dedicati? Avete progetti diretti anche al Mezzogiorno, dove avete due siti produttivi a Venafro (Is) e a Torre Annunziata (Na)?

 

Oggi investiamo in 240 studi clinici attualmente in corso, di cui 45 di fase I. Si tratta di un aspetto importante, perché la fase I è quella a maggior valore aggiunto. Dal punto di vista di presenza industriale siamo in grande crescita non solo per la produzione di farmaci – per il 90% destinati all’export – ma anche in termini di ricerca nell’ambito della medicina nucleare e non solo.

 

Gli investimenti del prossimo triennio saranno destinati al potenziamento degli studi clinici e dei siti produttivi, compreso quello in provincia di Ivrea in provincia di Torino proprio sulla medicina nucleare.

 

Infine, sempre in tema di investimenti: cosa pensa dovrebbe fare il nostro Paese rispetto al ricorso al Mes (meccanismo europeo di Stabilità) e al Recovery Fund? Su quali leve strategiche per allocherebbe le risorse destinate all’Italia?

 

 

L’11 settembre ha cambiato il mondo in tema di sicurezza e difesa; il Covid farà lo stesso per quanto riguarda la salute. Dopo il 2001 ci sono stati investimenti incredibili per cambiare il modo di viaggiare e difendersi dal terrorismo. Mutatis mutandis, dobbiamo agire in modo analogo ora. Trovo marziane le discussioni della politica italiana sul Mes: sono ben 37 mld immediatamente disponibili. Ce n’è un enorme bisogno per sostenere il personale sanitario e per la trasformazione digitale. Presiedo il gruppo delle multinazionali europee e giapponesi di Farmindustria e abbiamo proposto, a valere sul Recovery Fund, la creazione di un Istituto nazionale per la salute e la cura digitale che possa aiutare con progettualità ad altissimo livello la transizione digitale della sanità in connected care. Occorre anche un ‘piano Marshall’ per la ricerca. Basti pensare che nella legge Finanziaria appena presentata si è dimenticato di aprire un capitolo su finanziamento e agevolazione della ricerca. Purtroppo è prevedibile quale possa essere il risultato di un approccio di questo tipo.

 

La versione originale di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di dicembre 2020. Ci si può abbonare al magazine mensile di Fortune Italia a questo link: potrete scegliere tra la versione cartacea, quella digitale oppure entrambe. Qui invece si possono acquistare i singoli numeri della rivista in versione digitale.

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