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Europa e debito pubblico, equivoci di fondo

La versione completa di questo articolo, a firma di Natale D’Amico, è disponibile sul numero di Fortune Italia di febbraio 2021Trascurando per un attimo le discussioni, le battute, i tatticismi del giorno per giorno, è possibile disvelare i due equivoci di fondo che stanno alla base delle convulsioni politiche di questo inizio di 2021.

LO SCHIERAMENTO di centro-sinistra si è ormai convinto che in Europa sia avvenuto un cambiamento di atteggiamento politico, quindi anche di norme e comportamenti, irreversibile. Lo ha esplicitamente affermato il presidente Conte alla Camera dei deputati il 18 gennaio. In questa narrazione l’epoca del rigore dei conti pubblici è finita per sempre. Una volta rotto il tabù e avendo cominciato a indebitarsi, come è avvenuto con il Next Generation EU, l’Unione europea continuerà a emettere tutto il debito che serve, e la Banca Centrale a operare per ridurre il costo del debito, dell’Unione come dei singoli Stati. Come avvenuto nella pandemia, se sarà necessario l’Unione trasferirà risorse dagli Stati che stanno meglio a quelli che stanno peggio (tra cui, è implicito, l’Italia). Soprattutto, questo è il corollario politico, se l’Italia sarà governata dal centro-sinistra, più propenso a rendere omaggio almeno formale alle regole comuni, meglio inserito nell’establishment politico e burocratico europeo, più ‘affidabile’. Anzi, queste caratteristiche del centrosinistra si presterebbero a una specie di ricatto rivolto ai partner europei: vi conviene aiutare noi, altrimenti finirete per trovarvi di fronte governi meno amici, e che purtuttavia dovrete aiutare per evitare la deflagrazione economica e politica dell’Unione. L’equivoco in cui vive il centrodestra in fondo non è molto diverso. Si basa anch’esso sulla convinzione che il collasso dell’Italia farebbe deflagrare l’economia e la politica europea. Dunque, quali che siano i comportamenti del governo nazionale, se e quando serviranno gli aiuti arriveranno. È inutile rendere omaggio – anche solo formale – alle regole comuni; ci si può consentire giri di valzer con partner internazionali alternativi ai nostri alleati tradizionali (si veda il rapporto del centro-destra con la Russia di Putin).

NELLA RICERCA DEL CONSENSO elettorale interno, non occorre curarsi di quanto parole e fatti indispettiscano i partner europei. Che sono ormai prigionieri degli effetti che il crollo dell’Italia avrebbe sulle loro economie. In entrambi i casi, si tratta di un equivoco molto pericoloso. Nel caso del centro-sinistra con cortesia, nel caso del centro-destra con iattanza, ci si sta infilando in un tunnel dal quale rischiamo di uscire distrutti. La semplice verità, piaccia o no, è che nella politica europea quel che continua a contare sono le elezioni nazionali. Facciamo un esempio non casuale: a settembre si voterà in Germania. Paese che pagherà il Next Generation EU con 80 mld netti, a fronte di un beneficio netto per l’Italia di circa 40. Nessun candidato alla Cancelleria potrà andare in campagna elettorale promettendo che la cosa si ripeterà. Nessuno potrà dire ai tedeschi che continueranno a essere tassati per consentire all’Italia di dare ai propri cittadini contributi-vacanze e bonus-monopattini. Ciascuno di loro dovrà impegnarsi a ripristinare i vincoli di bilancio per tutti i componenti l’Unione, e ad escludere trasferimenti inter-statali ripetuti. Così sarà in ogni Paese europeo per il quale il saldo netto del Next Generation Eu è negativo. Che l’Italia sia governata dal più cortese personale politico del centro-sinistra o da quello più ruspante del centro-destra, il risultato cambia poco. Non c’è niente di permanente, di irreversibile, nelle decisioni che hanno portato l’Unione a indebitarsi, a trasferire grandi risorse verso alcuni Paesi, a consentire gigantesche deviazioni dei bilanci nazionali dall’equilibrio, a una politica monetaria iper-espansiva.

CREDERE CHE NEL FUTURO quelle decisioni saranno reiterate rischia di condurci su percorsi disastrosi. Lo stesso Paolo Gentiloni, commissario europeo per gli affari economici e monetari, dice: “Torneremo a occuparci dei conti pubblici”. Serve che entrambi gli schieramenti compiano un bagno nella realtà, riconoscendo che l’Italia può oggi far conto su risorse finanziarie straordinarie messe a disposizione dai partner europei, e dovrà usarle nel migliore dei modi, ma per venire davvero fuori dalle secche nelle quali si è cacciata deve far conto sulle proprie forze. Si dividano sulle misure da adottare e sui giudizi di valore ai quali ispirarle. Ma non compiano un disastroso errore ed escano dall’equivoco che sta guidando l’azione di entrambi.

 

La versione completa di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di febbraio 2021. Ci si può abbonare al magazine mensile di Fortune Italia a questo link: potrete scegliere tra la versione cartacea, quella digitale oppure entrambe. Qui invece si possono acquistare i singoli numeri della rivista in versione digitale.

 

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