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La scommessa del Def su imprese e tasse

Il Def, il Documento di economia e finanza, è uno strumento che in condizioni normali serve a fornire la cornice entro la quale si può sviluppare la politica economica. Cifre, numeri, parametri che indicano un perimetro. Questa volta, nelle condizioni straordinarie in cui siamo e con il governo Draghi insediato da poco più di due mesi, il Def assume anche una valenza strategica. Con una scommessa su due poste significative: imprese e tasse.

I numeri sono quelli attesi, almeno per il pil. Per il 2021 il governo prevede una crescita del 4,5%. È il dato programmatico, che tiene conto delle misure economiche che il governo si prepara a varare quest’anno. Il rapporto deficit-Pil, come e più del previsto, sale all’11,8%. Lo scostamento, cioè il deficit ulteriore previsto rispetto a quanto già autorizzato dal Parlamento, ammonta a 40 miliardi, con una linea di finanziamento complementare al Recovery Plan da circa 30 miliardi. L’obiettivo fissato è riportare il deficit sotto il 3% nel 2025.

Per una volta, però, più ancora dei numeri contano le indicazioni che nel Def arrivano sulle scelte di politica economica. Come è prassi, non c’è ancora il testo ufficiale. Ma la bozza del documento offre spunti importanti. A partire dalle previsioni sull’andamento della pandemia Covid e sulle sue conseguenze sull’economia: “Dopo la prossima estate le misure di contrasto all’epidemia da Covid-19 avranno un impatto moderato e decrescente nel tempo sulle attività economiche”. Il documento prevede il raggiungimento dell’80% di popolazione vaccinata al massimo entro ottobre.

Il ministro per l’Economia Daniele Franco, nella sua premessa al Def, delinea il decreto che sfrutterà le risorse assicurate dallo scostamento. “Il nuovo provvedimento avrà come destinatario principale i lavoratori autonomi e le imprese e concentrerà le risorse sul rafforzamento della resilienza delle aziende più impattate dalle chiusure, la disponibilità di credito e la patrimonializzazione. Si darà la priorità alla celerità degli interventi, pur salvaguardandone l’equità e l’efficacia”.

Imprese, ma anche l’altra leva importante: le tasse. Il fisco sarà “oggetto di una articolata revisione. La riforma fiscale, da definire nella seconda metà del 2021, affronterà il complesso del prelievo, a partire dall’imposizione personale; sarà collegata anche agli sviluppi a livello europeo e globale su temi quali le imposte ambientali e la tassazione delle multinazionali. Saranno inoltre riformati i meccanismi di riscossione”.

Su imprese e tasse questo governo si gioca buona parte delle sue possibilità di intervenire, da subito, e di incidere, da subito, in attesa che arrivino le risorse del Recovery fund e che, come dice lo stesso Franco, si possa contare su “uno shock positivo agli investimenti pubblici e incentivi agli investimenti privati, a ricerca e sviluppo, a digitalizzazione e innovazione, senza precedenti nella storia recente”.

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