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Pil e Pnrr, non basta un rimbalzo

Draghi e Franco

Da anni ci eravamo abituati a governi che formulavano previsioni sull’economia italiana più ottimistiche di quelle della Ue, dell’Ocse, dei previsori indipendenti. Poi bisognava prendere atto della realtà, e ridimensionare attese irrealistiche. Ormai da lustri l’Italia cresce poco, e meno degli altri Paesi sviluppati.

TUTTAVIA, QUEGLI STESSI GOVERNI che vedevano regolarmente smentite le proprie previsioni ottimistiche, suonavano le fanfare non appena un singolo dato congiunturale – l’occupazione, la variazione trimestrale del Pil, l’export – aveva un accidentale segno positivo. I ministri, e spesso il presidente del Consiglio pro-tempore, affollavano i talk show televisivi, riempivano pagine di giornali con interviste trionfalistiche, inondavano i social media con dichiarazioni roboanti. Nel mentre, l’Italia continuava ad arretrare.

Ora, nel 2021, in modo del tutto imprevisto, la crescita della nostra economia sopravanzerà abbondantemente le previsioni ufficiali formulate dal governo, e sarà più sostenuta rispetto a quella dei Paesi con cui siamo soliti confrontarci. Ogni previsione successiva – delle istituzioni internazionali, degli osservatori indipendenti – è migliore della precedente.

Come conseguenza, anche il debito crescerà meno di quanto il governo avesse stimato. In altri tempi, presidente del Consiglio e ministro del Tesoro avrebbero intrapreso un tour negli studi televisivi per suonare la grancassa. I grandi giornali avrebbero fatto l’eco. Facile immaginarlo: l’espressione “nuovo rinascimento” si sarebbe affacciata nei commenti.

Niente di tutto questo. Mario Draghi e Daniele Franco fanno a gara a chi tiene il profilo più basso. Registrano – quasi con pudore – che l’economia va meglio di quanto da loro stessi, ma anche da tutti gli altri, era stato previsto. Ovviamente sono consapevoli del fatto che il favorevole andamento dell’economia li rafforza nel diuturno confronto con la variegata maggioranza politica che li sorregge, ma non suonano grancasse.

E il low profile che mantengono contagia i commentatori e i media. Sicuramente ha un certo peso il carattere personale di ciascuno. Ma c’è dell’altro. Ed è la piena consapevolezza che – al di là degli up and down della congiuntura – ormai da vent’anni la velocità di crociera dell’economia italiana è incredibilmente bassa.

Dunque non conta tanto quanto sarà pronunciato l’up che segue al down senza precedenti indotto dalla pandemia, bensì conta la capacità di dotare la barca italiana di uno scafo e di un motore capaci di spingerla verso velocità di crociera più sostenute. Non avevano questa consapevolezza i loro predecessori? Alcuni niente affatto; sarebbe ingeneroso farne i nomi. Altri – più o meno – sì.

Ma a vantaggio dei due oggi in carica gioca l’accumularsi dell’evidenza, che ha reso la scarsa velocità di crociera dell’economia italiana un fatto incontrovertibile. E giocano le loro precedenti esperienze, nelle quali questo era un fatto con il quale fare i conti ogni giorno: quando si misuravano con la cattiva qualità del credito bancario, con l’aumento degli spread che rischiava di far saltare l’euro, con il peggioramento degli indicatori del bilancio pubblico.

L’insieme dei fattori che appesantiscono la capacità di crescita della nostra economia sono numerosi, ciascuno dei quali è bisognoso di “riforme” niente affatto indolori. L’agenda è stata tracciata con il Piano nazionale di ripresa e resilienza. È assistita dal sostegno finanziario dei fondi dell’Unione, ma anche – opportunamente – vincolata entro serrate scadenze temporali e precisi momenti di verifica.

Tutto è descritto in un documento che avrebbe meritato maggiore attenzione: l’allegato alla decisione con la quale il Consiglio Ue ha approvato il Pnrr italiano. Un articolo di giornale è troppo breve per riportare anche solo i titoli degli interventi di riforma programmati.

Per esempio in materia di giustizia sono previste la riforma della giustizia penale, civile e tributaria, una nuova disciplina delle insolvenze, la digitalizzazione del sistema giudiziario e nuove procedure di assunzione.

In materia di bilancio pubblico la riforma del sistema e dell’amministrazione fiscale nazionale, della fiscalità regionale e locale, del sistema di contabilità pubblica, un nuovo quadro di revisione della spesa.

Chi scrive avrebbe desiderato che in alcune materie il piano fosse ancor più ambizioso: tra tutti, privatizzazione della proprietà delle imprese pubbliche, riduzione congiunta del carico fiscale e del perimetro dell’intervento in economia.

Ma anche senza queste aggiunte, l’agenda è più che fitta. E toglie la voglia di festeggiare per un rimbalzo più pronunciato di quanto ci si aspettasse. Si potrà festeggiare solo quando l’Italia tornerà stabilmente a crescere a un ritmo capace di migliorare la condizione di benessere dei suoi cittadini.

La versione originale di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di ottobre 2021. Ci si può abbonare al magazine di Fortune Italia a questo link: potrete scegliere tra la versione cartacea, quella digitale oppure entrambe. Qui invece si possono acquistare i singoli numeri della rivista in versione digitale.

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