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Gioielli made in Italy, un mercato a prova di crisi

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Il prezzo dell’oro è volato anche a causa della guerra ma l’export dei preziosi Made in Italy non sta subendo la crisi. Ne parliamo con Roberto Coin, big del settore che ha continuato a produrre in proprio. La versione completa di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di aprile 2022.

Non saranno l’impennata dell’inflazione né le incertezze dello scenario internazionale a tenere sotto scacco il settore orafo-gioielliero, da sempre considerato un ‘safe heaven’, a prova d’inflazione e di shock economici. La volatilità dei mercati puntualmente spinge investitori e trader verso il lingotto e sta succedendo anche questa volta, con lo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina, nonostante il prezzo dell’oncia stia velocemente raggiungendo la soglia ‘psicologica’ dei 2mila dollari.

Roberto Coin, uno dei pochi ‘big’ dell’alta gioielleria italiana a non aver ancora ceduto alle lusinghe di colossi del calibro di Lvmh, non è stato colto di sorpresa. Presente da oltre vent’anni nel difficile segmento del lusso, sottolinea come il settore stia vivendo una fase per certi versi prevedibile. “Il conflitto attuale porta inevitabilmente gli investimenti verso beni rifugio come l’oro e i preziosi e lo stiamo già constatando: di fatto la guerra ha modificato il prezzo del metallo giallo che resterà alto ancora per mesi”, afferma il fondatore e presidente dell’omonimo gruppo vicentino.

Un imprenditore che si è distinto nel settore dell’hotellerie prima di innamorarsi, negli anni ’80, dei gioielli e fare della creatività la propria cifra distintiva. In soli quattro anni, dal 1996 al 2000, Roberto Coin diventa il sesto marchio di gioielli più conosciuto negli Stati Uniti, “un mercato – assicura – che per noi è sempre stato di riferimento, e lo sarà ancor di più in futuro”.

Il gruppo conta oggi oltre trecento dipendenti e i gioielli della maison – spesso appannaggio del jet-set internazionale – sono venduti in sessantadue Paesi del mondo, Russia inclusa. Gli ordini cancellati oltre gli Urali tuttavia non sembrano preoccupare troppo i marchi del gioiello d’altissima gamma. Probabilmente non avranno un impatto determinante, almeno nel breve periodo, neppure sul settore orafo-gioielliero italiano che esce da un anno ‘superlativo’ sulla scia del boom di vendite in Cina e negli Usa.

Questo successo è stato puntualmente fotografato anche dal report sull’andamento del comparto nel 2021, ‘Lo scenario per il settore orafo: un quadro positivo con nuove incertezze da affrontare’, presentato dal Club degli orafi e dalla direzione studi e ricerche di Intesa SanPaolo a conclusione della più grande kermesse italiana dedicata al gioiello, il Salone internazionale Vicenzaoro organizzato da Ieg, Italian exhibition group, dal 17 al 21 di marzo.

La versione completa di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di aprile 2022. Ci si può abbonare al magazine di Fortune Italia a questo link: potrete scegliere tra la versione cartacea, quella digitale oppure entrambe. Qui invece si possono acquistare i singoli numeri della rivista in versione digitale.

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