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L’educazione finanziaria come welfare aziendale

educazione finanziaria

Appare ormai chiaro come in tempi di pandemia, sanzioni, guerre e crisi globali non sia più pensabile fare a meno di una seria cultura economica e finanziaria. Corre l’obbligo ricordare come con l’aumento della longevità, in un contesto di mercato con tassi a zero e l’inflazione che erode i risparmi, occuparsi di investimenti diventa essenziale. Proprio sull’inflazione (attualmente attestata sul 6% circa) si è espresso di recente il componente del Comitato esecutivo della Banca Centrale Europea, Frank Elderson, affermando come “l’inflazione attuale è certamente molto alta, cosa che è particolarmente difficile per le persone a basso reddito. A giugno decideremo i prossimi passi verso la normalizzazione della nostra linea. Prendiamo molto seriamente le preoccupazioni della comunità”.

Intendiamoci, quando si parla di educazione finanziaria non bisogna però solo pensare agli investimenti, ma anche a quel novero di decisioni finanziarie riguardanti la nostra vita.
Istruire al risparmio significa educare alla previdenza, alla progettualità familiare o, ad esempio, a pianificare il futuro, proteggendoci dagli imprevisti naturali della nostra esistenza.

Puntare sul capitale umano dei giovani – e non solo – è ormai indispensabile, partendo ad esempio dall’inserimento dell’educazione finanziaria a scuola. Ma gli sforzi nel sottolineare l’importanza dell’educazione al risparmio non dovrebbero solo riguardare le fasce più giovani.

Potrebbe essere strategico pensare a programmi di formazione per dipendenti e adulti dove all’interno siano presenti moduli riferiti all’ educazione finanziaria e alle buone pratiche per il risparmio e gli investimenti. Qualcosa di lodevole è stato già promosso in passato, ma ci sono ampi margini di implementazione e rafforzamento.

Ciò rappresenterebbe una grande nuova sfida del welfare aziendale, poiché i programmi di educazione finanziaria aiuterebbero i lavoratori ad acquisire stabilità e conseguentemente serenità. In tal modo le aziende offrirebbero ai propri dipendenti un benefit formativo supplementare come quello finanziario, particolarmente apprezzato visto come – secondo una ricerca svolta da Banca Widiba in collaborazione con il Dipartimento di Psicologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore – un terzo delle donne in Italia non percepisca una fonte di reddito e consideri le proprie conoscenze in ambito finanziario ancora insufficienti.

Questo è un altro tema molto centrale, perché l’educazione finanziaria prevede una progettazione che metta insieme i desideri delle persone, i vincoli oggettivi, i timori soggettivi e le competenze personali. Oggi supportare la diffusione dell’educazione finanziaria è una responsabilità che riguarda tutti, dai media alle istituzioni, dai consessi formativi universitari fino alle fondazioni nate con questo scopo primario, come FEduF e il suo Advisory Board.

Come Fondazione per l’Educazione Economica e al Risparmio desideriamo concentrarci prossimamente proprio su tre aree distinte d’azione: i giovani, i lavoratori (uomini e donne) e la terza età. Imprescindibile calibrare quindi eventi e iniziative non solo con target differenziati, ma anche con linguaggi e strumenti idonei per ogni area individuata. Tutto ciò si rende necessario poiché consideriamo questa tematica davvero un pilastro per la stabilità e la crescita economico-sociale del Paese.

L’educazione finanziaria infatti è efficace se rende le persone consapevoli dei propri bisogni e capaci di valutare e scegliere i servizi offerti dal mercato. Non si tratta quindi di impartire corsi nozionistici, né di vendere un prodotto finanziario specifico, ma prevedere l’educazione finanziaria nel welfare aziendale rappresenterebbe un percorso di accompagnamento effettivo utile a modificare i comportamenti, a trasformare le conoscenze in azioni ed a compiere scelte consapevoli, diventando così uno degli strumenti principali che le aziende hanno a disposizione nella loro politica di sostenibilità e formazione individuale.

Per questo va considerata all’interno delle politiche sociali e del welfare aziendale, perché una buona educazione finanziaria è un diritto di tutta la comunità.

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