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Security integrata per il rilancio delle filiere produttive 

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L’ondata pandemica e il conflitto in corso alle porte dell’Europa, con la crisi energetica e l’incremento dei prezzi delle materie prime, hanno aumentato la consapevolezza del crescente bisogno di un sistema integrato di sicurezza che possa garantire il regolare funzionamento dei sistemi-Paese e delle realtà territoriali che lo formano.

La messa a terra delle politiche di sviluppo richiede infatti un’accelerazione digitale e tecnologica che necessita di azioni volte ad anticipare i rischi e ad assicurare una stabilità potenzialmente compromessa da oscillazioni sempre più marcate.  L’interazione tra digitalizzazione e vulnerabilità porterà progressivamente a nuovi processi e nuove forme di prevenzione, preparazione e intervento.

A tal fine l’Europa, l’Italia e più in generale i Paesi avanzati stanno adottando misure che fanno della security, nelle sue diverse declinazioni, le fondamenta su cui costruire la ripresa: si pensi alla nascita di enti di cybersicurezza nazionali e alla messa a punto di strategie di implementazione delle attività nel medio-lungo periodo.

Una “transizione sicura” non potrà esaurirsi nella creazione di unità di intelligence e security digitali, ma dovrà anche basarsi sul rafforzamento e l’evoluzione dei tradizionali servizi di sorveglianza, se pensiamo che settori strategici come quello finanziario – creditizio sono stati profondamente trasformati dalla svolta digitale dell’economia, con il ricorso crescente alla moneta elettronica (forme di home banking e pagamenti cashless) e la graduale chiusura degli sportelli bancari.

In questo contesto, non si potrà prescindere da un’efficiente ed efficace integrazione tra operatori della security pubblici e privati, in una fase che vede la sicurezza privata in costante crescita nei numeri, nelle funzioni, nella capacità tecnica e professionale.

Con la crisi pandemica il settore della security ha infatti ampliato ulteriormente i propri compiti e le proprie capacità, per continuare ad affiancare le autorità di Pubblica sicurezza nella tutela e nell’innalzamento della qualità della vita dei cittadini.

Esempi di sicurezza partecipata, intesa come supporto continuativo del privato alla tutela della società in modo complementare rispetto al pubblico, si possono rinvenire nella sorveglianza dei locali e delle infrastrutture durante il lockdown, nella protezione delle catene di rifornimento di dispositivi medici e nella successiva verifica dell’osservanza delle misure sanitarie. Specialmente in tempi di crisi, la mutualità di interessi e la sinergia tra attori pubblici e privati avranno un ruolo primario, in un continuum di sicurezza che sarà fondamentale per garantire una risposta coordinata ed efficace alle sfide emergenziali.

Peraltro, anche a livello normativo è espressamente prevista la possibilità di instaurare collaborazioni, anche di tipo logistico, tra servizi di intelligence, pubblica amministrazione e soggetti erogatori di servizi di pubblica utilità.

Su questi presupposti, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir) ha ravvisato “l’utilità di instaurare un più stretto rapporto tra le funzioni dell’intelligence privata e quelle proprie della sicurezza pubblica, senza che naturalmente si determinino confusione di ruoli e sovrapposizione di competenze”, auspicando la creazione di “canali e sedi in cui sia possibile effettuare un dialogo e un interscambio di valutazioni ed informazioni di reciproco vantaggio”.

Un sistema integrato stabile e non emergenziale di tutela consentirebbe, dunque, di pianificare e salvaguardare gli asset strategici nazionali, con un recupero del dialogo e della prossimità intra e inter sistemi locali e centrali, anche mediante l’implementazione di competenze innovative e trasversali, che sappiano riconoscere la dimensione locale e la trasformazione dei bisogni di tutela, agendo in ottica preventiva.

Soltanto ragionando in termini di mutualità e di reciproco riconoscimento tra pubblico e privato si potranno apportare benefici diffusi a tutte le maglie e alle singole filiere territoriali, in uno sforzo congiunto per la salvaguardia del tessuto socio-produttivo.

*Claudia Bugno è Strategic advisor con lunga esperienza nel mondo pubblico e industriale negli ambiti del crisis management, della pianificazione per lo sviluppo del business

 

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