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Smart mobility: il report del Politecnico di Milano

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Per la smart mobility in Italia il 2021 è stato un anno da record: ben 137.000 nuove auto elettriche immatricolate (il 65% al Nord e ripartite in maniera omogenea tra BEV e PHEV) contro le 60.000 del 2020 (+128%). Ma i primi sei mesi del 2022, hanno segnato una battuta d’arresto.

Dopo aver resistito allo stop causato dalla pandemia, la smart mobility soffre l’impatto della guerra e della conseguente crisi energetica, collegata alla sempre più grave carenza di materie prime e semiconduttori che bloccano la filiera.

I numeri del sesto ‘Smart Mobility Report dell’Energy&Strategy’ della School of Management del Politecnico di Milano, presentato a Milano, parlano chiaro: -17% per le BEV e -2% per le PHEV se si prende in considerazione lo stesso periodo dello scorso anno.

Le difficoltà macro-economiche hanno naturalmente pesato sull’intero settore automotive. Ciononostante, la vendita di auto elettriche ha comunque continuato a crescere nel mondo: a livello globale i veicoli elettrici hanno rappresentato l’8,3% delle immatricolazioni complessive del 2021 (+4,1% sul 2020), con la Cina che ha di nuovo superato l’Europa e risulta il più grande mercato mondiale, con quasi 3,4 milioni di passenger car e LDV elettrici immatricolati nel 2021 (+155% rispetto al 2020).

L’Europa (oltre 2,3 milioni di nuove immatricolazioni, +66% sul 2020) ha mantenuto un trend positivo: con ben 8 Paesi in crescita a doppia cifra.

Ci sono infatti Stati Uniti (96%), Norvegia (86%), Svezia (45%), Danimarca (35%), Olanda (29%), Germania (26%), Regno Unito (19%), Belgio (18%) e Francia (18%). 

Per quanto riguarda i veicoli diversi dalle auto, in Italia è molto cresciuta l’elettrificazione dei Light Duty Vehicle (LDV, +237% sul 2020 e contro il +78% dell’Europa) e dei bus (+89%). Mentre le biciclette elettriche hanno registrato un +5%.

Il dato positivo, è invece quello che si registra per la Sharing mobility.

Sharing mobility: un trend in crescita 

Un veicolo di proprietà viene utilizzato in media solamente per il 5-10% della sua vita utile. Da qui il fenomeno della sharing mobility: cioè dell’uso ‘condiviso, simultaneo o in successione’. Un fenomeno che prende sempre più piede e che ha un impatto rilevante soprattutto in termini di riduzione dell’inquinamento e decarbonizzazione.

Un elemento da considerare è infatti che i veicoli in sharing sono in alta percentuale elettrici.

E i ‘modelli elettrici’ sono ormai sempre più numerosi e performanti, a riprova di come l’industria automotive stia puntando sulla mobilità sostenibile.

In Italia, a metà 2022 erano disponibili 170 diverse passenger car (+44% rispetto sul 2021 e +93% sul 2020), con una prevalenza di PHEV (103, +45% vs 2021 e +71% vs 2020) rispetto ai BEV (65, +44% vs 2021 e +106% vs 2020). Per quanto riguarda i BEV, nel triennio 2020-2022 si è registrato un aumento dell’efficienza di ricarica e del chilometraggio medio percorribile, a fronte di un prezzo medio costante o in calo. In crescita anche la potenza di ricarica massima accettata dai veicoli. Per quanto riguarda l’offerta di PHEV, invece, nel triennio 2020-2022 si è registrato un incremento del prezzo medio di vendita, a fronte di un incremento del chilometraggio percorribile in elettrico.

Anche la crescita dell’infrastruttura di ricarica per veicoli elettrici nel 2021 ha registrato una vera e propria impennata. A fine anno sono stati stimati oltre 1.700.000 punti di ricarica ad accesso pubblico a livello mondiale (+35% rispetto al 2020), di cui 469.000 sono nuove installazioni (contro le 445 mila del 2020).

Poco più del 67% è di tipo “normal charge” (circa 1,2 milioni), in crescita di oltre il 31% rispetto al 2020, mentre i restanti 569 mila sono di tipo “fast charge” (+ 48% rispetto al 2020).

In Europa i punti di ricarica ad accesso pubblico sono circa 340.000, di cui l’88% “normal charge” e il 12% ”fast charge”, con una diffusione particolarmente disomogenea da Paese a Paese che emerge soprattutto in relazione alla ricarica autostradale, molto importante come abilitatore di viaggi su lunghe distanze. E tra i mercati consolidati figurano Olanda, Germania e Danimarca. Mentre in Italia, a luglio 2022 si stimavano “solo” 250 punti di ricarica ad accesso pubblico di tipo rapido e ultra-rapido in ambito autostradale, distribuiti in modo molto diverso nelle varie Regioni.

Per quanto riguarda invece la ricarica ad accesso privato, a fine 2021, si stimano oltre 15 milioni di punti di ricarica a livello globale, di cui circa il 70% installati in ambito domestico. Con una forte crescita delle installazioni nell’ultimo anno in linea con la crescita del mercato delle auto elettriche.

Ma chi utilizza i veicoli elettrici?

Un questionario somministrato ai proprietari e ai potenziali acquirenti di veicoli elettrici per analizzare come questi vengano utilizzati e quali siano le barriere all’acquisto ha raccolto oltre 1000 risposte, che hanno confermato come le persone interessate a comprare un’auto elettrica vengano fermate dall’elevato costo del mezzo (70% delle risposte). Chi invece l’ha acquistata – ed è soddisfatto in 9 casi su 10 tanto da non valutare la possibilità di tornare a un veicolo tradizionale – l’ha fatto per influire positivamente sull’ambiente, per i minori costi lungo la vita utile dell’auto e per la possibilità di installare un punto di ricarica privato.

Emerge dunque l’importanza degli incentivi all’acquisto, di cui ha beneficiato il 76% dei compratori.

Considerando invece le abitudini di ricarica, circa il 70% dei proprietari di veicoli elettrici ha un punto di ricarica domestico e il 9% ne beneficia in ambito lavorativo, dunque solo il 21% si affida esclusivamente alla ricarica pubblica (+14% sull’anno prima), che viene comunque utilizzata, più o meno assiduamente, dal 72% del campione, in particolare su strade urbane (79%, +20% sull’anno prima), luoghi di interesse (74%, +11%), parcheggi pubblici (68%, +18%), strade extra-urbane (35%, +16%). Circa il grado di soddisfazione verso l’infrastruttura di ricarica pubblica, quasi 4 utilizzatori su 10 ritengono che non sia completamente adeguata (valore in calo del 6%) e, nonostante gli ampi sforzi degli operatori, che vi siano aree in cui dovrebbe essere maggiormente presente e caratterizzata da potenze e grado di affidabilità maggiori. Lo sforzo principale dovrebbe essere concentrato sulle autostrade e sulle ricariche “ultra-fast” (>100 kW).

Che cosa dobbiamo attenderci in Italia da qui al 2030?

Secondo i dati 2022 dell’Osservatorio Smart Mobility, ci si aspetta un cambio di passo nell’immatricolazione dei veicoli elettrici già entro il 2025, cui seguirà tra il 2025 e il 2030 una crescita sostenuta. A ciò si affiancherà una progressiva diminuzione del parco auto circolante (-9% a fine decennio rispetto ai valori attuali), dovuta alla dismissione di mezzi alimentati con motori a combustione interna.

Il numero di veicoli elettrici, però, potrebbe variare da 3,9 a 8,2 milioni (quasi il 23% del totale) a seconda di quali iniziative si metteranno in campo.

L’Osservatorio ha infatti elaborato, in continuità con i Report precedenti, tre possibili scenari: il primo (BAU) prevede uno sviluppo ‘inerziale’ rispetto agli attuali trend, senza ulteriori provvedimenti che diano maggiore slancio al mercato; il secondo (POD) presuppone invece uno sviluppo ‘sostenuto’, in linea con i target fissati dal PNIEC e gli obiettivi di vendita dei produttori; il terzo è lo scenario Decarbonization (DEC), che persegue gli obiettivi di decarbonizzazione definiti a livello comunitario anche  grazie a un deciso supporto legislativo per la diffusione della mobilità sostenibile.

Nel primo caso, al 2030 si arriverebbe a 3,9 milioni di veicoli elettrici circolanti (di cui 660.000 immatricolati in quell’anno) e aumenterebbero del 28% rispetto ad oggi le auto ad alimentazione alternativa (metano e GPL); nel secondo, i mezzi elettrici sarebbero 6 milioni, in linea con gli obiettivi del PNIEC; nel terzo, quello più spinto, al 2030 le auto elettriche sarebbero 8,2 milioni, quasi il 23% del parco circolante complessivo, con una diffusione dei BEV pari al 90% delle immatricolazioni di veicoli elettrici.

Anche le previsioni relative all’infrastruttura di ricarica, considerando solamente i punti ad accesso pubblico, si differenziano nei tre scenari: al 2025, si passa dalle 48.000 unità del primo scenario ai 61.000 del terzo, mentre al 2030 si va da un minimo di 68.000 ad un massimo di 126.000.

Per quanto riguarda invece la ricarica privata, essa continuerà a rappresentare un asset fondamentale per la diffusione della mobilità elettrica in Italia: la crescita sarà molto sostenuta tra il 2025 ed il 2030, arrivando a cifre comprese tra 2,1 milioni di unità nel primo scenario, quasi 3,2 milioni nel secondo e 4,2 nel terzo.

Infine, si sono analizzate le ricadute ambientali connesse ai tre scenari: l’elettrificazione del parco circolante e l’introduzione di veicoli con soglie emissive ridotte, da un lato, e la parziale dismissione dei veicoli più inquinanti, dall’altro, porterebbero a una diminuzione delle emissioni di CO2 dell’11% al 2025 e di oltre il 30% al 2030 se si proseguisse con il trend attuale, per arrivare a -13% al 2025 e -37% al 2030 nello scenario full-decarbonization.

Attraverso una valutazione che tiene conto dei limiti emissivi imposti ai produttori di autoveicoli (dal 2022 e dal 2025), la riduzione raggiungerebbe addirittura il 37% e il 40% nei due scenari più ottimistici, dimostrando che la diffusione sempre più spinta dei veicoli elettrici e a carburanti alternativi può contribuire in modo significativo ad accelerare il processo di decarbonizzazione del settore dei trasporti.

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