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Reddito di cittadinanza, stop dal 2024 per chi può lavorare

Una platea di 660 mila potenzialmente occupabili. Su questo numero si gioca il futuro del reddito di cittadinanza. La maggioranza vuole una revisione dello strumento di lotta alla povertà. Su come modificarlo non c’è unanimità. Al momento, il sostegno sarebbe salvo anche a favore di chi rientra nella categoria dei destinatari in grado di lavorare, ma solo per il periodo limitato di 12 mesi e con dei paletti. Dopodichè, a partire da gennaio del 2024, ognuno dovrà essere in grado di camminare sulle proprie gambe. La soluzione ponte sarebbe stata trovata con un piccolo escamotage.

Nel tentativo di reperire più risorse possibili da destinare alle misure clou della manovra, dal taglio del cuneo alle pensioni alla flat tax, il reddito è entrato tra le possibili fonti di coperture e come tale si è tentato di spremerne il più possibile. Cancellarlo subito, dal primo gennaio 2023, per tutti gli abili al lavoro avrebbe permesso di recuperare un discreto tesoretto da 1,8 miliardi. Ma avrebbe di fatto abbandonato al loro destino non solo quei 660 mila ma anche le famiglie che spesso ne dipendono. Da qui la proposta ‘ponte’ avanzata dalla ministra del Lavoro Marina Calderone.

Gli occupabili potranno godere del beneficio fino al 31 dicembre del 2023. Avranno un anno per formarsi, in appositi corsi, per essere accompagnati nella ricerca di un posto di lavoro, poi dovranno dire addio al reddito. Un addio che sarà anticipato in caso il beneficiario non partecipasse attivamente alla formazione o rifiutasse un’eventuale offerta di lavoro. Potrebbe essere questa la soluzione condivisa della maggioranza.

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