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La nuova frontiera del Lobbying? La quotazione in Borsa: il caso Eprcomunicazione S.p.A.

Reputazione e competenza sono due caratteristiche essenziali per le agenzie di Public Affairs, così come per chiunque svolga l’attività di lobbying a livello professionale. Ciò è ancor più vero per quelle aziende che scelgono la strada della quotazione in borsa e devono necessariamente confrontarsi con il mercato azionario e con gli investitori. 

Cosa succede se una società che fa lobbying decide di quotarsi in borsa?  Lo abbiamo chiesto a Francesco Ferrante, Partner e Chief Public Affairs Officer di Eprcomunicazione S.p.A., società Benefit, agenzia di consulenza strategica e comunicazione tra i maggiori player del mercato delle Relazioni pubbliche italiane.

Epr nasce come società di comunicazione che negli anni ha ampliato il ventaglio di servizi a disposizione del cliente. Che cosa intendete quando affermate di adottare un’organizzazione a matrice e che ruolo ricopre l’attività di Public Affairs in questo modello? 

Con organizzazione a matrice intendiamo un’attività che integra strategia comunicativa, rapporto con i media, strettamente connesso con il Public Affairs, nonché lobbying e stakeholders engagement. Quest’ultimo punto è molto importante perché oggi, per le imprese, non è più sufficiente fare comunicazione di tipo tradizionale, ma hanno bisogno di presidiare il territorio in cui operano creando un legame con i soggetti che, potremmo definire ‘opinion leader’, in qualche modo riescono ad orientare il consenso. Questo iter partendo dal livello territoriale determina, spesso, ricadute anche sul livello nazionale facilitando il nostro processo di rappresentanza degli interessi nelle sedi decisionali. 

È doveroso sottolineare, soprattutto in questo periodo in cui si fa piuttosto confusione fra quelle che sono pressioni indebite o casi di corruzione come quello di Bruxelles e l’attività di lobbying, che questo tipo di azioni sono essenziali per il processo democratico in quanto permettono, a chi svolge attività economiche, di presentare i propri interessi a tutti gli stakeholders coinvolti, siano essi decision makers oppure no.

È illusorio, infatti, pensare che in un sistema democratico si possa portare avanti un’attività di Public Affairs efficiente intervenendo solo sul decisore finale senza pensare di instaurare, invece, un rapporto anche con i soggetti presenti sul territorio e su cui ricadranno gli effetti di determinate decisioni.

Le faccio un esempio vicino alle nostre attività e di cui si sente parlare spesso: gli impianti di produzione energetica da fonti rinnovabili. Ebbene, oggi lei avrebbe difficoltà a trovare qualcuno che si dichiari contrario alla necessità di attivare tali impianti, indipendentemente dall’appartenenza politica e dal ruolo ricoperto, nonostante ciò le infrastrutture realizzate sono ancora poche e insufficienti rispetto agli impegni presi dai Governi che si sono succeduti. Il problema? La mancanza di stakeholder engagement di livello territoriale a cui noi invece diamo particolare rilevanza.

Lo scorso 14 dicembre vi siete quotati sulla Borsa di Milano diventando la 1° azienda italiana sul mercato azionario tra quelle che svolgono attività di Public Affairs. Che cosa comporta questa scelta?

La scelta di quotarsi in Borsa è stata strumentale al piano di sviluppo e di crescita aziendale che abbiamo avviato con l’acquisizione di Just Bit, un’agenzia specializzata nella comunicazione digitale, e che intendiamo continuare al fine di incrementare quella matrice di servizi al fine di renderla più completa e competitiva offrendo al cliente tutte le soluzioni necessarie per il raggiungimento degli obiettivi prefissati.  

Detto questo, l’effetto immediato di questa scelta, è l’essere ancor più sotto la lente di ingrandimento, anche giustamente, degli investitori o di coloro che vogliono farlo. Naturalmente, noi avevamo già tutte le certificazioni di trasparenza, il rating di legalità, siamo diventati prima società benefit e poi BCorp, ma la quotazione ci permette di garantire al mercato una maggiore affidabilità.

Una scommessa quindi…

Sì, possiamo definirla così, una sfida che il mercato potrebbe anche non cogliere. Fortunatamente però, per il momento, i segnali che ci arrivano sono positivi e il mercato ha reagito. In questo caso essere una BCorp fornisce agli investitori ulteriori garanzie. Anche se siamo ancora all’inizio, guardiamo al 2023 con grande fiducia.

Una legge sulle lobby faciliterebbe le cose?

Questa è una vecchia storia che dura da tempo, ma sicuramente sì. È evidente che sarebbe utile una regolamentazione di un’attività che è indispensabile per il buon funzionamento di una democrazia occidentale. Le democrazie si basano ovviamente sulle elezioni ma, passato quel momento in cui si esercitano i diritti democratici, serve che la politica e i corpi intermedi si confrontino nella trasparenza delle relazioni finalizzate alla rappresentanza interessi. In Italia, purtroppo, non è una consuetudine.

Per tale ragione credo, tutti noi professionisti lo crediamo, che una legge che regolamenti queste relazioni al fine di garantire quella trasparenza necessaria sia fondamentale, purché sia pensata per promuovere e facilitare, non per impedire o rallentare, il processo di rappresentanza degli interessi. In fondo non si può impedire che l’acqua fluisca, trova sempre altre strade, quindi meglio che sia la migliore per tutti.

Ha detto che la quotazione vi permetterà di crescere e, secondo alcuni, il mercato sembra andare verso una concentrazione di grandi player. La quotazione potrebbe essere il livello ancora successivo di questo mercato?

Penso che noi siamo stati i primi a fare questo passo ma, sicuramente, non saremo gli ultimi. È evidente che ci sarà una riduzione degli attori sul mercato, tenuto conto che sono presenti anche delle aziende monopersonali, ma naturalmente non ci sarà mai il rischio di oligopolio. 

Per quanto riguarda la quotazione in Borsa, dipende anche molto dal business plan e dai piani delle diverse aziende, però è certo che la quotazione in Borsa come ho detto prima, offre maggiori garanzie nel libero mercato non solo ai clienti ma anche agli stakeholder. 

Dopo un 2022 che vi ha visto particolarmente attivi con la trasformazione in Spa, il rafforzamento sul mercato del digital e infine lo sbarco in Borsa, quali sono i piani futuri?

La nostra attività è cresciuta e intendiamo continuare il trend, non solo in termini di fatturato ma anche di dimensione societaria. Difatti, a cominciare già dal 2023, abbiamo in programma un ampliamento delle attività anche di natura geografica. In fondo siamo da sempre un’agenzia che ha sede solo a Roma e, magari, potrebbe essere arrivato il momento di pensare ad un rafforzamento con l’apertura di una sede su Milano. Vedremo.

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