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Free zones: una strategia integrata comune per lo sviluppo integrato

Il 2023 è iniziato nel solco dell’incertezza e della tensione. Le recenti crisi geopolitiche, più vive che mai, hanno fornito nuova linfa a quel processo di riassetto tra sfere di influenza economica che il Covid aveva messo in luce. Al rischio “colli di bottiglia” a cui sono esposte le catene di valore si è aggiunto il crescente potere di costrizione che alcuni sistemi economici hanno su altri, in un momento caratterizzato dall’accaparramento di tecnologie e materie prime per le transizioni verde e digitale (si pensi in tal senso al ruolo chiave di RepowerEU per la sicurezza energetica europea).

Per far fronte a queste dinamiche, molte filiere economiche e finanziarie stanno guardando con favore al reshoring, ovvero il rientro in patria delle catene del valore, o al nearshoring, per il loro riavvicinamento, spesso sostenuto da misure pubbliche volte all’indipendenza economica. Un approccio, quello della protezione dell’interesse nazionale, che potrebbe tuttavia portare maggiori tensioni.

Il lancio dell’Inflation Reduction Act da parte dell’amministrazione statunitense, ad esempio, è stato giudicato come possibilmente in contrasto con gli accordi dell’Organizzazione Mondiale per il Commercio, e ha comportato una ferma risposta da parte dell’Unione Europea, attraverso la costruzione di un nuovo piano di sussidi che contrasti la possibile delocalizzazione in America.

Per rispondere al rischio di una frammentazione commerciale, occorre una strategia comune e sinergica, che coinvolga Paesi contraddistinti dalle stesse leve strategiche e competitive, innescando economie di scala per lo sviluppo.

Per quanto riguarda l’Italia, la centralità del Mediterraneo, che vede transitare al suo interno il 20% del traffico marittimo mondiale, pur rappresentando appena l’1% dei mari del mondo, rappresenta una leva cruciale. E la strategia comune è rappresentata dalla costruzione di free zones, integrate su assi logistici strategici. 

In Italia, lo strumento straordinario costituito dalle Zone Economiche Speciali e dalle Zone Logistiche Semplificate (ZES e ZLS) ha subìto un’accelerazione nella messa a terra anche attraverso il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Con più di mezzo miliardo di Euro, la Missione 5 Componente 3, “Interventi speciali per la coesione territoriale”, punta a favorire la nascita e lo sviluppo di queste estese aree portuali e retroportuali che possano fungere da catalizzatrici di sviluppo, con importanti semplificazioni burocratiche e fiscali.

Saranno otto in totale le ZES coinvolte dal PNRR (ZES Regione Campania; ZES Regione Calabria; ZES Ionica Interregionale nelle regioni Puglia e Basilicata; ZES Adriatica Interregionale nelle regioni Puglia e Molise; ZES Sicilia occidentale; ZES Sicilia orientale; ZES Regione Abruzzo; ZES Regione Sardegna), per le quali sono previsti interventi infrastrutturali, accanto a un piano di riforme (quale il cosiddetto “Digital One stop Shop ZES”, uno sportello unico digitale per la presentazione dei progetti di nuove attività in ciascuna ZES, introdotto dall’articolo 11 del DL 15/2021).

Si tratta di strumenti che potrebbero fungere da volano per lo sviluppo imprenditoriale, a partire dai nodi delle aree portuali e retroportuali, e possono coinvolgere a rete tutto il tessuto europeo e mediterraneo, contribuendo a ridurre i divari di sviluppo.

Per la messa a terra di tale strategia, tuttavia, occorre ragionare in chiave di mutualità: una progettazione infrastrutturale, logistica ed energetica, comune a tutto il bacino mediterraneo, a partire dalla sua strategicità globale, che possa favorire interi Sistemi-Paese e garantire la certezza di investimento imprenditoriale. 

L’hub mediterraneo può diventare in tal senso uno dei principali snodi internazionali per l’innovazione e la sostenibilità, favorendo al tempo stesso la tendenza al rafforzamento del tessuto produttivo in questa fase particolarmente complessa.

 *Claudia Bugno è Strategic advisor con lunga esperienza nel mondo pubblico e industriale negli ambiti del crisis management, della pianificazione per lo sviluppo del business

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