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Bce, vincono ancora i falchi. Ma su rialzi futuri “approccio fondato sui dati”

Allentare o stringere la stretta sui tassi? Davanti a un bivio che da tempo non doveva più affrontare (perché l’inflazione dell’ultimo anno non lasciava, secondo il consiglio direttivo, altre strade da percorrere oltre a quella dell’austerità) la Bce ha scelto di non cambiare politica monetaria: come annunciato arriva un altro rialzo dei tassi, nonostante la situazione delle banche del continente, dopo la vicenda Credit Suisse, preoccupi gli investitori. Ed è un rialzo di mezzo punto percentuale, che porta il tasso sui rifinanziamenti principali al 3,50%, quello sui depositi al 3%,e quello sui prestiti marginali al 3,75%.

Solo 24 ore fa, gli analisti avevano iniziato a scommettere su un possibile rialzo di 25 punti base, per venire incontro ai timori dei mercati sulla solidità delle banche europee dopo il caso Credit Suisse.

Ma l’aumento dei prezzi, dice la Bce, è ancora troppo sostenuto: “L’inflazione dovrebbe rimanere troppo elevata per un periodo di tempo troppo prolungato. Pertanto, il Consiglio direttivo ha deciso oggi di innalzare di 50 punti base i tre tassi”.

La Banca centrale europea scrive che “l’elevato livello di incertezza accresce l’importanza di un approccio fondato sui dati per le decisioni del Consiglio direttivo”, che “saranno determinate dalle sue valutazioni sulle prospettive di inflazione alla luce dei nuovi dati economici e finanziari, dalla dinamica dell’inflazione di fondo ed all’intensità di trasmissione della politica monetaria”.

Sui timori dei mercato, Francoforte si è detta pronta a intervenire per proteggere la stabilità finanziaria. “Il Consiglio direttivo della Bce segue con attenzione le tensioni in atto sui mercati ed è pronto a intervenire ove necessario per preservare la stabilità dei prezzi e la stabilità finanziaria nell’area dell’euro”.

Rispetto all’ultimo rialzo di febbraio, una differenza c’è: la Bce questa volta non fornisce indicazioni su eventuali rialzi, in futuro (mentre questo di marzo era già stato annunciato). Alcuni leggono in questo cambiamento l’unica concessione data alle tensioni del mercato. “L’elevato livello di incertezza accresce l’importanza di un approccio fondato sui dati per le decisioni del Consiglio direttivo sui tassi di riferimento, che saranno determinate dalle sue valutazioni sulle prospettive di inflazione alla luce dei nuovi dati economici e finanziari, dalla dinamica dell’inflazione di fondo e dall’intensità di trasmissione della politica monetaria”. Alcuni leggono in questo cambiamento un segno dell’ammorbidimento delle posizioni del Consiglio.

Secondo Altaf Kassam, EMEA Head of Investment Strategy & Research di State Street Global Advisors, il motivo della decisione della Bce potrebbe essere individuato nel fatto cheun rialzo dovish di 25 punti base avrebbe potuto far preoccupare il mercato, inducendolo a credere che ci fosse davvero il rischio di un fallimento sistemico del sistema bancario dell’Unione Europea dovuto al contagio dagli Stati Uniti in Svizzera, mentre le spiacevoli sorprese al rialzo relative ai dati sull’inflazione all’inizio dell’anno hanno dato forza ai falchi – quindi un rialzo di 50 punti base sembrava adeguato.

Secondo Katharine Neiss, Chief European Economist di PGIM Fixed Income, “l’ultimo annuncio riconosce le recenti turbolenze dei mercati finanziari, non suonando dunque stonato. Non è stata fatta alcuna menzione all’accelerazione dell’andamento del QT oltre il secondo trimestre, che a mio avviso è la decisione giusta. Inoltre, sono state fornite rassicurazioni sugli strumenti di liquidità e sulla supervisione regolamentare e di vigilanza all’interno dell’Area Euro – vale la pena sottolineare fondamentali forti nella regione. In terzo luogo, la dichiarazione contiene un notevole spostamento verso un tono più dovish, sottolineando la dipendenza dai dati e rinunciando a segnalare successivi rialzi dei tassi. Si tratta di un cambiamento importante che apre le porte alla possibilità che questo rialzo sia l’ultimo, almeno per il prossimo futuro. In effetti, un cambiamento nei fondamentali macro potrebbe giustificarlo: in Europa l’erogazione di credito all’economia reale si basa maggiormente sulle banche e quindi, a parità di altre condizioni, le recenti turbolenze si tradurrebbero in condizioni finanziarie più rigide che altrove. Inoltre, secondo l’ultima indagine sui prestiti bancari della BCE, le condizioni finanziarie si stavano già rapidamente irrigidendo e l’economia interna non si sta surriscaldando come quella Oltreoceano”.

I dati sull’inflazione

Gli esperti della Bce dicono ora che l’inflazione si collocherebbe in media al 5,3% nel 2023, al 2,9% nel 2024 e al 2,1% nel 2025. Allo stesso tempo, le pressioni di fondo sui prezzi restano intense. La banca centrale dice che “l’inflazione al netto dei beni energetici e alimentari ha continuato ad aumentare a febbraio e gli esperti della BCE si attendono una media del 4,6% nel 2023, livello più elevato di quello anticipato nelle proiezioni di dicembre. In seguito dovrebbe ridursi al 2,5% nel 2024 e al 2,2% nel 2025, via via che le spinte al rialzo derivanti dai passati shock dell’offerta e dalla riapertura delle attività economiche verranno meno e che la politica monetaria più restrittiva frenerà in misura crescente la domanda”.

Le proiezioni per la crescita nel 2023 “sono state corrette al rialzo nello scenario di base, collocandosi in media all’1,0% per effetto sia del calo delle quotazioni energetiche sia della maggiore tenuta dell’economia al difficile contesto internazionale. Gli esperti della BCE si attendono poi che la crescita aumenti ancora all’1,6% sia nel 2024 sia nel 2025, sostenuta dal vigore del mercato del lavoro, dal miglioramento del clima di fiducia e dalla ripresa dei redditi reali”.

Allo stesso tempo, ammette la Bce, “il rafforzamento della crescita nel 2024 e nel 2025 risulta inferiore rispetto alle proiezioni di dicembre, di riflesso alla politica monetaria più restrittiva”.

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