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No alle nozze di Microsoft con Activision, la fusione col gruppo dei videogiochi valeva 70 mld di dollari

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Le autorità britanniche bloccano le nozze fra Microsoft e Activision Blizzard, infliggendo un possibile colpo di grazia al tanto atteso matrimonio da circa 70 miliardi di dollari e regalando allo stesso tempo un’importante vittoria al crescente coro di voci che, sulle due sponde dell’Atlantico, chiede con forza di imporre paletti al ‘regno di Big Tech’.

Nel motivare la bocciatura Londra spiega che Activision, con il suo popolare ‘Call of Duty’, avrebbe concesso troppo potere a Microsoft nel settore de videogiochi cloud. E che il colosso di Redmond non è riuscito a spazzare via le preoccupazioni e i dubbi sugli effetti delle annunciate nozze sull’industria nascente e in forte crescita. Dura la reazione di Microsoft e Activision Blizzard al no britannico: le due società difendono l’operazione e si impegnano a fare appello contro quella che ritengono una decisione ingiusta. E’ “irrazionale, un disservizio ai cittadini britannici.

La Gran Bretagna è chiaramente ‘closed for business'”, è il commento arrabbiato di Activision, secondo il quale quanto stabilito dalla Competition and Market Authority “è lungi dall’essere l’ultima parola” sul caso. La decisione “scoraggia l’innovazione tecnologica e gli investimenti nel paese. Faremo appello”, rincara la dose Microsoft. Washington e Bruxelles, che hanno già espresso dubbi sull’operazione, guardano con attenzione allo stop britannico. “Abbiamo anche noi timori sugli effetti anti-concorrenziali di questo accordo”, ha commentato l’americana Federal Trade Commission che ha già avviando un’azione per bloccare le nozze.

Su una linea analoga si muove Bruxelles con l’avvio, nei mesi scorsi, di un’indagine approfondita per valutare l’operazione temendo “possa ridurre la concorrenza nei mercati della distribuzione di videogiochi per console e personal computer e dei sistemi operativi per Pc”. La pesante bocciatura affonda Activion a Wall Street, dove arriva a perdere oltre il 9%. Microsoft invece avanza decisa spinta da una trimestrale sopra le attese. I primi tre mesi dell’anno si sono infatti chiusi con un utile netto in aumento del 9% a 18,3 miliardi su ricavi cresciuti del 7% a 52,86 miliardi.

Sale anche Alphabet, la holding a cui fa capo Google, con il piano di buyback da 70 miliardi annunciato insieme ai conti. Il primo trimestre è stato archiviato con il secondo calo consecutivo dei ricavi pubblicitari e una flessione dell’utile. Risultati che, secondo gli osservatori, confermano comunque la resilienza di Google in un contesto economico di rallentamento.

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