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I tre punti di forza della cultura

Colosseo estate cultura

La cultura in sé come valore spirituale e il settore culturale come dimensione propriamente socio-economica del nostro vivere collettivo hanno assunto ormai un peso sempre più rilevante nelle liberaldemocrazie, lì dove la cultura è libera di esprimersi, fatto sempre meno scontato.

Tre sono le ragioni principali che rendono la cultura, tanto quella materiale quanto quella immateriale, un motore imprescindibile per un Paese che creda e voglia davvero un processo di crescita sociale ed economica.

Vediamole.

In primo luogo l’importanza della cultura è questione decisiva, a maggior ragione in un Paese demograficamente sempre più anziano – un fatto che ha conseguenze ancora poco messe a fuoco – poiché essa è lo strumento migliore per contribuire a mantenere viva e a indirizzare la società verso il futuro. Insomma a non far regredire noi stessi, facendo sì che lo sguardo in avanti proprio delle giovani generazioni, con il progredire nell’età non finisca per essere invece uno sguardo portato ad abbassarsi solo sulle punte dei propri piedi. O, peggio ancora, a guardarsi all’indietro.

Per cui la cultura è, in primo luogo, tensione verso il progresso. Si dirà: quale? Quello che ci invita a perseguire la nostra Costituzione quando, al comma secondo dell’articolo 4, parlando del lavoro, sottolinea che “ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”. Allora la cultura, appunto nelle sue mille forme, è il miglior antidoto contro ogni tipo di indifferenza e di egoismo menefreghista, quello che impedisce appunto il progresso materiale o spirituale della società. Essa è insomma un vero e proprio ‘elisir di giovinezza’ se si può dire così, in quanto non lascia mai morire in noi la curiosità, che è il primo passo per ogni forma di crescita, di miglioramento e di progresso.

Poi la cultura è – come ci ha ricordato anche qualche mese fa il presidente Mattarella alla cerimonia di inaugurazione di Bergamo-Brescia Capitale italiana della Cultura 2023 – quel “sapere conquistato dall’esperienza”. Insomma la cultura è difesa della propria identità archeologica, monumentale o museale che, superando antagonismi, falsi muri e andando fuori dagli schemi, ci spinge ancora una volta ad aprirci a una prospettiva di dialogo e di confronto.

E dunque di futuro.

Infine, proprio perché il peso e il valore della cultura sono ormai divenuti determinanti per il progresso del modello democratico in sé, la cultura è sempre più nel mondo delle democrazie un volano di crescita economica.

Infatti lì dove fiorisce la cultura – che altro non è che il desiderio di entrare in dialogo con l’altro, cioè umanesimo – fiorisce anche l’economia. Un fatto che non possiamo dimenticare, non da ultimo perché l’umanesimo è proprio nel Dna degli italiani. Su questo elemento allora dobbiamo valorizzare ancor di più i nostri talenti, promuovendo tutte quelle forme di cultura, antiche e moderne, materiali e immateriali, artigianali o industriali, che uniscono le anime di chi genialmente nel nostro Paese dà loro vita con chi sensibilmente ne usufruisce; rendendo così, al tempo stesso, la cultura quell’elemento moltiplicatore anche del prodotto interno lordo italiano ed europeo.

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