Videogame per ‘curare’ e decalogo per la salute digitale junior

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Quella dei videogame è una realtà che assorbe, tanto da far dimenticare spesso  tutto il resto. Con schermi, tablet e device si tende a innescare un rapporto che, talvolta, rasenta la dipendenza. Così dall’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma arriva un decalogo ad hoc per la “salute digitale” di bambini e ragazzi, che farà saltare sulla sedia più di un genitore.

Ma la scommessa della medicina è anche un’altra: sfruttare il potere dei videogiochi per facilitare la cura di patologie come le dipendenze o i traumi. Una ricerca dell’Università di Milano-Bicocca pone le basi per la Video Game Therapy® come strumento in ambito clinico. Vediamo le ultime novità.

Il monito dei pediatri: occhio all’orologio

Quando parliamo di device e bambini, la ‘chiave’ sta nel tempo. Un’ora al giorno prima dei 6 anni e poi al massimo due durante la scuola. Ma niente smartphone, videogame e tablet prima dei 18 mesi. E mai a tavola, durante i pasti, o prima di andare a dormire. Insomma, no alla ‘tata digitale’: l’utilizzo dei dispositivi va gestito educando a un consumo “critico e responsabile”. Sono solo alcuni dei consigli del decalogo elaborato dagli specialisti dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù nel progetto “A scuola di… digitale”, realizzato in collaborazione con i professionisti di Almaviva (gruppo italiano leader nell’innovazione digitale).

Il progetto, promosso dall’Istituto per la Salute del Bambino e dell’Adolescente con Almaviva, sfrutta i social: prevede infatti una serie di video educazionali disponibili online, che spiegano come gestire con equilibrio tablet e smartphone nelle diverse fasi della vita dei minori, quale supporto possono rappresentare per i ragazzi con disturbo dell’apprendimento, quali possibili conseguenze sulla vista da una esposizione prolungata agli schermi dei device, ma anche come funzionano i canali social seguiti dai giovanissimi, cosa sono il metaverso e l’intelligenza artificiale. “La salute e il benessere dei bambini sono concetti multidimensionali – afferma Alberto Villani, responsabile di Pediatria Generale e direttore dell’Istituto per la Salute del Bambino Gesù – includono aspetti fisici, psicologici e sociali. In un’epoca in cui smartphone e tablet hanno assunto un ruolo sempre più centrale nella vita di genitori e figli, diventa fondamentale promuovere un consumo digitale consapevole e responsabile per preservare la salute e il benessere di bambini e dei ragazzi. È molto importante parlare di questi temi, a maggior ragione in estate, periodo in cui giovani e giovanissimi hanno tanto tempo libero“.

Potere dei videogame

Un gruppo di ricercatori di Milano-Bicocca ha adottato un approccio diverso, analizzando le potenzialità dei videogiochi, in cui l’interazione avviene in uno scenario immaginario. Questi strumenti posso infatti essere dei facilitatori di cura per traumi, proprio perchè nei mondi virtuali ci sentiamo più liberi e tendiamo ad abbassare le nostre difese. 

Secondo i ricercatori a beneficiarne possono essere pazienti con dipendenze, Neet  – giovani che non lavorano né studiano –  Hikikomori (i ritirati sociali), giovanissimi con ADHD (disturbo da deficit di attenzione iperattività), disturbi dell’apprendimento e autismo, per favorire l’autoregolazione cognitiva.

La strategia è descritta in un lavoro a firma di Marcello Sarini, ricercatore di informatica del Dipartimento di Psicologia di Milano-Bicocca, insieme a Francesco Bocci, psicoterapeuta Adleriano, e Ambra Ferrari, esperta di ludonarrativa, ed è stato recentemente pubblicato sulla rivista MDPI Healthcare.

Il rapporto terapeuta-paziente

Questa strategia può essere utile in particolare nella creazione di un efficace rapporto terapeuta-paziente. L’approccio presentato dai ricercatori si fonda sul concetto che i videogame offrono la possibilità di interagire in uno scenario immaginario, concretizzato grazie al supporto video-digitale. Qui il paziente può esprimere gli aspetti salienti di sé in assoluta libertà e con meno difese rispetto alla ‘classica seduta’. Questo avviene grazie sia alle proprietà immersive del videogioco sia grazie all’attivazione dell’esperienza di “Flow”, nel quale i due emisferi sono in equilibrio rispetto alle sfide e agli obiettivi che il gioco richiede e interagiscono tra loro in modo equilibrato.

Nella Video Game Therapy® vengono integrate varie tecniche psicologiche: l’ascolto attivo, le libere associazioni, l’esposizione allo stimolo, la catarsi, la desensibilizzazione rispetto ad un ricordo o un evento traumatico. Per la buona riuscita del percorso è di fondamentale importanza, insistono i ricercatori, che il focus non sia tanto legato al mezzo utilizzato (in questo caso il videogioco), ma al “modo” in cui il terapeuta o caregiver lo propone. La ricerca descrive in modo dettagliato le diverse fasi in cui si articola il percorso terapeutico, che sfrutta videogiochi commerciali scelti dal terapeuta come i più adatti rispetto al contesto del paziente. Attraverso sessioni di videogioco più adatto per il paziente, il paziente stesso possa raggiungere quello che i ricercatori definiscono uno “stato di Flow”. “È attraverso questa esperienza – sottolinea Marcello Sarini – che il terapeuta come alleato del paziente può utilizzare i diversi approcci e tecniche che la psicoterapia mette a disposizione, per risolvere le problematiche” che affliggono il soggetto stesso. Insomma, il digitale può rivelarsi un alleato nel percorso per ritrovare la salute.

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