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Fukushima, al via il rilascio dell’acqua dalla centrale nucleare. Dodaro (Enea): “Nessun impatto”

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Velasco25 Articolo

Per annunciare l’inizio del rilascio in mare dell’acqua della centrale nucleare di Fukushima, che inizia oggi 24 agosto, la compagnia energetica giapponese Tokyo Electric Power Company inizia con le scuse per un incidente che ha colpito il Giappone ormai 12 anni fa. Il peso sull’opinione pubblica dell’incidente causato dallo storico tsunami del 2011, insomma, non si è mai attenuato. Eppure, di disfarsi dell’acqua contaminata della centrale c’era bisogno, e il Giappone è andato avanti con il suo piano (approvato 2 anni fa) nonostante le polemiche (soprattutto da parte della Cina) non si siano mai fermate.

“TEPCO desidera scusarsi profondamente per il grande onere e il disagio che ha causato alla popolazione di Fukushima e all’intera società, a seguito dell’incidente alla centrale nucleare TEPCO Fukushima Daiichi”, ha scritto la compagnia, spiegando che il 22 agosto il governo giapponese ha dato il via libera definitivo al rilascio in mare delle acque trattate con ALPS (Advanced Liquid Processing System).

L’operazione, secondo Alessandro Dodaro, direttore del dipartimento Fusione nucleare e tecnologie per la sicurezza nucleare (FSN) dell’Enea, è impeccabile. “Non c’è nulla da eccepire dal punto di vista tecnico e scientifico”, dice a Fortune Italia. “Sono stati caratterizzati i contenuti radiologici dell’acqua, e sono state fatte tutte le valutazioni dal punto di vista dell’impatto ambientale e sulla fauna marina: non ce ne saranno”.

Una foto del 21 luglio dei serbatoi di stoccaggio dell’acqua radioattiva trattata dall’Advanced Liquid Processing System (ALPS) della centrale nucleare di Fukushima Daiichi della Tokyo Electric Power Company (TEPCO) a Futaba, nella prefettura di Fukushima, Nord del Giappone settentrionale. Le foto sono state scattate nel corso di un tour stampa di poco precedente al rilascio dell’acqua radioattiva filtrata. La centrale nucleare si trova nelle città devastate dallo tsunami di Okuma e Futaba. EPA/KIMIMASA MAYAMA / POOL

 

La questione del trizio, la sostanza che le procedure di filtraggio giapponesi non possono rimuovere dall’acqua, è stata risolta semplicemente con la diluizione, con l’obiettivo di immetterne una quota non significativa in mare. La “caratterizzazione” dell’acqua contenuta nel migliaio di grandi serbatoi della centrale (oltre 1 milione di tonnellate di acqua) è stata fatta in maniera da sapere quale era il contenuto medio dell’acqua” di elementi radioattivi. Poi, in base a quello, se ne è “calcolato il rilascio nell’ambiente”. Secondo la procedura, infatti, le acque trattate che vengono scaricate devono avere una concentrazione di trizio inferiore a 1.500Bq/litro, un quarantesimo di quanto consentito dal governo giapponese.

Il risultato? Ci vorranno tra i 30 e i 40 anni per svuotare i serbatoi, attraverso un tunnel sottomarino che arriva in mare, ma a 1 km dalla costa.

“La procedura corretta è questa”, dice Dodaro. Nonostante si sia pensato a tutto, è la prima volta che una procedura del genere viene messa in piedi. Per questo la società giapponese ha dichiarato che “essendo pienamente consapevole che lo scarico dell’acqua trattata con ALPS in mare è una responsabilità a lungo termine alla quale dobbiamo dedicare tutte le nostre risorse”, oltre a costruire l’impianto di diluizione e scarico dell’acqua in mare ha divulgato le informazioni necessarie a chi sarà impegnato nel monitoraggio delle aree marittime interessate dal rilascio.

Il primo ministro giapponese Fumio Kishida (C) interviene nel corso di un incontro con i rappresentanti del Consiglio interministeriale per le acque contaminate, presso l’ufficio del primo ministro a Tokyo. (Credit: © Rodrigo Reyes Marin/ZUMA Press Wire)

“Quando iniziamo lo scarico in mare, dobbiamo coordinarci agevolmente con le parti interessate sia in Giappone che all’estero mentre ci impegniamo nell’elaborato processo di scarico e spiegare questo processo a soggetti esterni all’azienda”. Ma la compagnia prevede anche di implementare “contromisure per i danni alla reputazione, fornire risarcimenti e impegnarsi in altre iniziative”. In quanto “entità responsabile dell’acqua trattata da ALPS, TEPCO, sotto la continua guida del governo giapponese, gestirà la questione con la ferma consapevolezza che è nostra responsabilità non tradire la fiducia della gente di Fukushima e il popolo giapponese” nel corso del periodo di discarico.

Anche soggetti terzi indipendenti dalla TEPCO parteciperanno al monitoraggio sia prima che dopo il discarico, e continueranno i controlli rigorosi dell’AIEA, l’agenzia internazionale dell’energia nucleare che ha dato il via libera all’iniziativa.

Dodaro dice che “nella scienza la probabilità zero non esiste, è chiaro che quando si fa qualcosa ci si tiene cauti e si valuta un eventuale intervento ed eventuali contromisure”, anche se la probabilità che sia necessario utilizzarle sono quasi nulle.

Ma al di là delle stime iniziali, quando si saprà se l’operazione sta andando bene? “Il monitoraggio inizierà subito dopo lo sversamento e credo che nei giorni seguenti ci saranno analisi dei campioni prelevati nell’area interessata, per controllare la concentrazione. Va considerato che trattandosi di un milione e 300mila metri cubi d’acqua la presenza del trizio finora è stata verificata per campioni”, spiega il direttore del nucleare Enea

 

Per questo, spiega Dodaro, un’eventuale fattore da tenere in considerazione potrebbe essere la concentrazione del trizio nei serbatoi: “Sono molto grandi, e il trizio potrebbe essere più concentrato in alcuni punti, anche se è ragionevole pensare che il trizio sia equamente distribuito, visto che si sostituisce all’idrogeno nell’acqua. Oppure c’è un serbatoio dove la concentrazione è più alta e un altro in cui è più bassa. Ma l’unica conseguenza in questo caso sarà sulle tempistiche della procedura: in caso di concentrazione più alta del previsto bisognerà attendere più tempo tra uno sversamento e l’altro”.

Secondo Dodaro, “al di là dei tentativi di demonizzazione del nucleare, chiunque abbia un po’ di onestà intellettuale sa che questa è un operazione che non comporta rischi”.

Riuscire ad attuare un’operazione del genere sarà una tappa importante per la credibilità della tecnologia? Dodaro si limita a dire che “si tratta di un’operazione che probabilmente dimostra come i problemi si affrontano e si risolvono: basta farlo in maniera ragionata e corretta”. LE polemiche che continuano, insomma, hanno poco a che fare con chi ha analizzato scientificamente l’operazione: “La comunità scientifica sa che questa operazione è stata fatta bene”, dice Dodaro.

Le fasi iniziali della procedura

Come riportato dalla società energetica giapponese, il processo iniziale di scarico in mare si divide in due fasi. Durante la prima, effettuata ieri, una piccolissima quantità di acqua filtrata è stata diluita con acqua di mare e immagazzinata in un pozzo di scarico verticale (un serbatoio) per verificare la diluizione. Dopo il campionamento dell’acqua e la misurazione del trizio, oggi inizia la fase 2, con l’effettivo scarico in mare. I dettagli del rilascio in mare verranno pianificati e diffusi al pubblico alla fine di ogni anno fiscale.

Una foto del 23 agosto a Hong Kong: un rappresentante del partito politico pro-Pechino DAB consegna una lettera di protesta al Consolato Generale del personale del Giappone a Hong Kong. In risposta alla decisione del governo giapponese di rilasciare lo scarico radioattivo di Fukushima nell’Oceano Pacifico. Il partito DAB ha organizzato una protesta fuori dal Consolato Generale del Giappone per chiedere al Giappone di fermare il rilascio. – ZUMA/Liau Chung-ren (Credit Image: © Liau Chung-ren/ZUMA Press Wire)

 

 

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