Con le firme sugli atti relativi al testamento Berlusconi, i 5 figli rendono definitivo quanto scritto da Silvio Berlusconi (scomparso lo scorso 12 giugno) sui tre testamenti che, scritti tra 2006 (il primo) e 2022 (l’ultimo), hanno deciso il destino del suo impero.
I 5 eredi di Berlusconi (Marina, Pier Silvio, Barbara, Eleonora e Luigi) hanno firmato ad Arcore. I due rami della famiglia sono stati affiancati da avvocati diversi. Marina e Pier Silvio da Luca Fossati, mentre Barbara, Eleonora e Luigi da Carlo Rimini e Ugo Molinari.
Con l’accettazione delle ultime volontà di Berlusconi da parte dei 5 eredi, arrivata ad Arcore, tutti i suoi voleri sarebbero stati rispettati senza beneficio d’inventario, mettendo la parola fine a una vicenda che si è conclusa senza grossi colpi di scena.
Il beneficio d’inventario avrebbe significato una accettazione con ‘riserva’ da parte dei figli in attesa di conoscere nel dettaglio il valore degli asset oggetto del testamento; questo avrebbe allungato probabilmente di molto la procedura.
Tutto confermato quindi: dal futuro ruolo dei figli maggiori Marina e Pier Silvio alle cifre corrisposte al fratello Paolo Berlusconi (100 mln di euro), alla compagna Marta Fascina (100 mln di euro) e all’amico Marcello Dell’Utri (30 mln).
Nel 2020 e in una lettera del 2022 (scritta prima di un ricovero al San Raffaele e consegnata ieri al notaio dalla stessa compagna dell’ex premier) Berlusconi ha confermato il testamento già scritto nel 2006 aggiungendo i legati al fratello, a Fascina e a Dell’Utri nel 2020.
Testamento Berlusconi, l’eredità da 5 mld
Con la firma del testamento Berlusconi viene quindi confermato quindi il passaggio del controllo delle società quotate, attraverso Fininvest, ai due figli maggiori. Con il 53% del patrimonio raggiunto grazie alla quota ‘disponibile’ Marina e Pier Silvio avranno il ruolo più importante nella gestione di un impero finanziario da circa cinque miliardi, con società quotate come l’ex Mediaset, cioè Mfe (50% dei diritti di voto), ma anche Mediolanum (dove la quota di Fininvest non è di controllo, arrivando al 30%) e Mondadori.
In quei 5 mld (il valore dei Gruppi di Fininvest più le partecipazioni in Ei Towers e Prosebien) c’è anche il valore del patrimonio immobiliare (holding Dolcedrago) più yacht e opere d’arte.
Quanto deciso con il testamento non è quindi uno stravolgimento, ma rappresenta quella continuità voluta dall’ex presidente del Consiglio: Marina era già presidente di Fininvest e Ad di Mondadori, oltre che consigliere di Mfe. Nell’ex Mediaset invece Pier Silvio è Ad e vicepresidente, ma è anche Ad e presidente di Reti televisive italiane, ed è consigliere Fininvest e Mondadori.
Ora rimangono da risolvere le questioni relative alla chiacchierata (ormai da mesi) cessione del Monza, e il dossiere delle ‘torri’, ovvero la fusione con Rai Way di Ei Tower, partecipata da Mfe.
Aver evitato scossoni ha intanto fatto bene ai titoli del Gruppo. Nel giorno della firma, i titoli dell’ex Mediaset (Mfe A e Mfe B) superano il +3,2% in Borsa, mentre Mediolanum guadagna l’1,11%.