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Al via la Rome Future Week: protagonista è la Space Economy

Partenza spaziale per la Rome Future Week. Con il ‘New Space Economy Talk’ si è parlato di un settore trainante per l’economia italiana. Sul palco Massimo Comparini, ceo di Thales Alenia Space, per un’analisi dettagliata di un’economia che a livello globale, oggi vale circa 400mld dollari ed è destinata a crescere fino a un trilione di dollari entro il 2040, secondo le stime di Citiglobal.
Nella lettura di Comparini, questo sarà il valore complessivo del settore. “Quando fanno questo tipo di stime bisogna specificare che stiamo raccontando il valore di un intero settore, inclusa la componente tecnologica di costruzione dell’infrastruttura spaziale e di Terra, che serve a erogare servizi”. Perché, chiarisce Comparini, “il valore della Space economy in senso stretto è più basso, è pari a qualche decina di milioni di dollari all’anno”, e poi  ci sono appunto  le economie non spaziali che però si sviluppano attraverso la tecnologia spaziale, la così detta New Space Economy.

E poi c’è la parte di contenuti. In pratica quasi tutti gli ambiti del nostro quotidiano sono connotati di tecnologia spaziale. Se accendiamo il nostro televisore, dice l’esperto, “quello che vediamo è frutto della connettività satellitare; e poi c’è il digital video broadcasting, per non parlare dei  settori emergenti, come appunto l’osservazione della Terra dallo Spazio” e che consente ai nostri navigatori, ad esempio, di essere sempre più precisi e aggiornati in tempo reale.
Il Ceo di Thales Alenia Space cita la costellazione satellitare Copernicus, “che è uno dei due programmi bandiera lanciato da Esa pochi anni fa”. Si tratta di un sistema di osservazione della Terra “i  cui dati consentono di intervenire per la gestione delle emergenze, come sta accadendo in questi  giorni per la tragedia che ha colpito il Marocco. I dati satellitari ci aiutano a capire l’entità dell’accaduto, e come e dove intervenire”.  La parola corretta per definire questo ambito è ‘downstream’, e si riferisce all’ economia che deriva dalla Space economy.

“La crescita economica del settore è  differenziata”, chiarisce ancora Comparini, e spiega: “il mercato delle infrastrutture spaziali cresce del 3 o del 4% all’anno. Quello dei servizi spaziali invece registra un +15% all’anno. E’ un dato che ci restituisce l’importanza di un ambito che era molto settoriale, e che ora si aggancia all’economia generalista, ma per capirne l’entità e l’importanza bisogna analizzarne i vari aspetti, leggerli nel dettaglio”.

Lo Spazio si è sempre connotato per essere un settore ad altissima intensità di investimento tecnologico, con necessità di grandi investimenti e grossi budget per ricerca e sviluppo. Le missioni spaziali di esplorazione, poi, sono molto costose. Il dettaglio dei costi ce lo fornisce l’esperto: “per tornare sulla Luna saranno necessari circa un centinaio di mld di dollari, mentre per raggiungere Marte, che rappresenta una sfida tecnologica e forse anche filosofica di ordine diverso, parliamo di somme che vanno dai 500 e gli 800 mld i dollari”. Questi sono fondi messi a disposizione dalle agenzie spaziali, di solito.

Ma che ruolo hanno, in questo contesto, gli investimenti dei privati? Sentiamo sempre più parlare di SpaceX, ad esempio, e alle missioni DragonX che portano gli astronauti sulla stazione spaziale internazionale. Comparini conferma che “non si può trascurare la presenza, nel settore, di attori privati che giocano sempre più un ruolo da protagonisti”, come la SpaceX di Elon Musk, la Blue Origin di Jeff Bezos e la Virgin Galactic di Richard Branson. Il ceo di Thales Alenia Space ne parla come di un tema complesso, e spiega che “la presenza dei privati nel settore si registra fin dagli anni ’80 del secolo scorso, si trattava soprattutto di aziende di telecomunicazioni che hanno cominciato ad investire in tecnologie spaziali, in maniera scissa rispetto alle agenzie spaziali, e ne hanno ottenuto un ritorno di investimenti importante per il ciclo di vita dei loro progetti e prodotti”. Pensiamo al telefono cellulare, e a tutta la comunicazione da remoto, ad esempio.
Quindi, spiega Comparini:  “La figura del privato che attraverso l’infrastruttura spaziale ha un ritorno economico non è una cosa degli ultimi anni. Quello che sta succedendo ora è però molto diverso:  Musk, con SpaceX, ha rivoluzionato i paradigmi classici delle agenzie spaziali, perché ha ridotto costi e tempi dei lanci spaziali. L’anno scorso SpaceX ha fatto 50 lanci, quest’anno saranno circa 100, una vera rivoluzione per il settore”.

I miliardari americani stanno investendo in maniera massiccia nello Spazio, e questo determina un deciso cambio di paradigma. Per fare un esempio pratico, Comparini cita: “Per la realizzazione dei primi due lander – navicelle che  serviranno per atterrare sulla Luna – la Nasa ha coinvolto prima Space X e poi Blue Origin”, che si sono proposti di sostenere la metà dei costi di realizzazione, pari a circa 8mld di dollari. Questo dimezza di fatto l’investimento della Nasa, che pagherà  solo 4mld per ciascun lander. Se i privati investono così tanto, è perché comunque un ritorno economico c’è. Bisogna capire dove ci porterà questo modello. A livello europeo non vedo gruppi che possano avere quella capacità di investimento”.

L’Italia è comunque un paese importante e di riferimento nel settore Space, come sottolinea Comparini, il nostro Paese: “ha una tradizione storica, culturale, di relazione con gli Stati Uniti. Da un punto di vista scientifico l’Italia ha dato sempre un grande contributo allo Spazio, e anche nell’ambito della space economy l’Italia è importante, nei limiti di quello che è riuscita ad investire con continuità negli ultimi decenni, si è ritagliata un ruolo di primo piano nello Spazio”.

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