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Uomini e donne uguali per Costituzione

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Carla Bassu

La Costituzione italiana è uno strumento di empowerment femminile: i padri e le madri costituenti hanno sancito una parità a tutto tondo, ribadendo in più parti del testo il principio di uguaglianza e il divieto di discriminazione tra generi, nelle sfere pubblica e privata.

Secondo la Costituzione le donne non sono soggetti deboli o minoranze da tutelare ma protagoniste del tessuto sociale, economico e istituzionale che, al pari degli uomini, hanno diritto a realizzarsi e contribuire allo sviluppo della società. È una visione che stenta ancora ad affermarsi, a causa soprattutto di ostacoli sociali e culturali.Imposta immagine in evidenza

Dopo 75 anni dall’entrata in vigore della Costituzione, ancora fa notizia quando una donna raggiunge ruoli apicali. Basti pensare alla serie di esordi al femminile che ha conquistato gli onori delle cronache negli ultimi dodici mesi: la prima donna a capo del Governo italiano, la prima europea comandante di una stazione aerospaziale, la prima donna ad arbitrare una partita di calcio di serie A. Titoli che mettono il genere al centro della notizia, più che la persona che ne è protagonista. Ciò che conta e merita di essere raccontato non è tanto il talento, la capacità, la storia di Giorgia Meloni, Samantha Cristoforetti, Maria Sole Ferrieri Caputi ma il fatto che si tratti di donne.

Eppure non è l’essere donne che ha condotto queste tre persone a risultati eccellenti bensì, rispettivamente, una carriera politica pluridecennale, un prestigioso curriculum da astronauta, una perfetta conoscenza delle regole del calcio e doti atletiche. Piuttosto bisogna riconoscere che le tre sono riuscite a ottenere risultati nonostante siano donne. Se infatti fino a ora nessuna aveva occupato queste posizioni non è per carenza di competenze o passione, bensì per la resistenza di pregiudizi e ostacoli culturali ed effettivi che ne hanno impedito l’affermazione. Rendendo onore al merito delle donne che contando sulle proprie forze sono riuscite a ottenere grandi successi e senza sminuire il valore del primato di chi ha ottenuto risultati in settori storicamente dominati dagli uomini, occorre ammettere che così come una rondine non fa primavera non necessariamente una presenza femminile al vertice è sintomo di pari opportunità raggiunte.

La parità si ottiene garantendo eque condizioni di partenza, che assicurino a donne e uomini di competere alla pari. Oggi non è così perché sulla parte femminile della società incombe ancora il gravame dell’attività domestica e dell’assistenza familiare. Le statistiche raccontano che nelle famiglie economicamente solide o che possono contare su aiuti esterni le donne lavorano e avanzano nella carriera, comunque spesso sacrificando la vita privata, mentre in realtà meno stabili la componente femminile è tendenzialmente più sacrificata dal punto di vista della occupazione e della realizzazione personale.

I dati dimostrano che le ragazze primeggiano per risultati nei ranghi scolastici e accademici, salvo subire un blocco in un momento preciso identificato con l’età in cui si ha (o si suppone si possa avere) il primo figlio per rarefarsi e quasi scomparire, con poche eccezioni, nei ruoli dirigenziali sia nel pubblico che nel privato. Questo perché le incombenze familiari formano un carico fisico e mentale che affatica le donne e le rallenta, facendo sì che a un certo punto cedano il passo, per stanchezza. Due purosangue uguali ai ranghi di partenza hanno le stesse chance di vincere la corsa ma se uno dei due è sellato con una zavorra evidentemente la gara sarà falsata.

La parità potrà dirsi raggiunta quando le donne, che rappresentano più o meno la metà della popolazione, saranno presenti in misura equilibrata in tutti i settori e a ogni livello, in modo da rispecchiare la composizione sociale, ma questo accadrà solo quando nel loro percorso non incontreranno i pregiudizi e gli impedimenti che le rendono meno competitive. Sembra una banalità ma l’obiettivo potrà considerarsi conquistato quando la presenza di una donna in posizione apicale non farà notizia ma sarà considerata normale, come già accade altrove nel mondo. In ogni caso non una donna purché sia ma una persona con nome, cognome e competenze, che si affermi per caratteristiche individuali che contraddistinguono e rendono unico ogni essere umano.

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