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Italia nella lista nera degli evasori Iva

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Un nuovo studio della Commissione Europea svela che l’Iva evasa o non versata nell’Unione Europea nel 2021 è stata di 61 miliardi di euro, registrando un notevole miglioramento rispetto all’anno precedente, con un recupero di circa 38 miliardi di euro.

In questo contesto, l’Italia è emersa come il Paese con la quota più alta di Iva evasa, ammontante a 14,6 miliardi di euro, che rappresenta oltre un terzo del totale. Ciò che è ancora più sorprendente è che l’Italia ha registrato una riduzione senza precedenti e la maggiore nell’intera Unione Europea, con una diminuzione del 10,7% nell’Iva evasa, portandola al 10,8%.

Questi dati emergono da uno studio sul “Vat gap” condotto dalla Commissione Europea, il quale stima la differenza tra le entrate teoriche previste dalle imposte sul valore aggiunto e l’importo effettivamente riscosso. È importante notare che questa discrepanza non è solamente dovuta a frodi o evasione fiscale, ma può anche derivare da fallimenti non fraudolenti, errori di calcolo o insolvenze finanziarie.

L’analisi della Commissione evidenzia che potrebbe sembrare “controintuitivo” che gli incassi dell’Iva siano migliorati durante un periodo di recessione economica. Tuttavia, questo calo è attribuito a misure di sostegno che erano subordinate al pagamento delle tasse e che hanno contribuito a ridurre il numero di fallimenti. Altri fattori potrebbero includere i cambiamenti nei modelli di consumo, con una maggiore adesione a categorie e canali di acquisto in cui la conformità fiscale è generalmente più elevata, come gli acquisti online, insieme all’aumento dei pagamenti senza contanti.

Inoltre, la pandemia da COVID-19 ha portato a un cambiamento significativo nelle modalità di pagamento e di acquisto, con un maggiore ricorso ai pagamenti digitali e senza contanti, contribuendo così al miglioramento dell’Iva.

Il Commissario Ue all’Economia, Paolo Gentiloni, ha accolto con favore questi dati positivi e ha sottolineato che “Ora dobbiamo dare un forte impulso anche a livello dell’Ue, il che significa attuare le nostre proposte ‘L’Iva nell’era digitale’, che rappresentano un vero punto di svolta in termini di accelerazione e facilitazione dell’accesso delle autorità fiscali alle informazioni sulle transazioni tra imprese”.

Sebbene l’Italia sia in testa per il valore assoluto dell’Iva evasa, la “classifica” in termini di percentuale di evasione o mancata riscossione dell’imposta è guidata da Romania (36,7%), Malta (25,7%), Grecia (17,8%) e Lituania (14,5%), con l’Italia al quinto posto.

In termini nominali, dopo l’Italia con i suoi 14,6 miliardi di euro, Francia (9,5 miliardi) e Romania (9 miliardi) seguono da vicino. In un periodo di due anni, dal 2019 al 2021, oltre la metà del recupero dell’Iva mancante nell’Unione Europea è stato realizzato da Germania e Italia. Sei Paesi, tra cui Germania, Italia, Francia, Spagna, Paesi Bassi e Polonia, hanno contribuito per oltre l’80% del totale del recupero.

In conclusione, i dati positivi riguardo all’Iva evasa in Europa rappresentano un segnale di miglioramento nella conformità fiscale e nell’efficienza della riscossione delle tasse, e indicano una maggiore resilienza delle economie nell’affrontare le sfide economiche.

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