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Indagine Cisco: aziende italiane non ancora pronte all’Intelligenza Artificiale

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Velasco25 Articolo

Qual è il livello di preparazione delle aziende nel campo dell’Intelligenza Artificiale? A questa semplice domanda ha provato a rispondere Cisco attraverso la prima edizione della AI Readiness Index, una ricerca che ha coinvolto oltre 8000 organizzazioni in tutto il mondo con l’obiettivo di tracciare la mappa di un mercato in cui l’adozione dell’IA sta accelerando a ritmi vertiginosi, tanto da produrre una trasformazione profonda, con impatti decisivi su quasi tutti gli aspetti della vita quotidiana e delle attività delle imprese stesse. E in Italia la sorpresa è amara: solo l’8% delle aziende è del tutto pronta a implementare e sfruttare le tecnologie basate sull’IA, mentre il 3% non lo è affatto. Il 63% rientra invece nella categoria delle aziende “follower”, ossia preparate ma solo in parte, con un 26% che ritiene infine di avere un grande focus sull’IA ma di non essere del tutto pronto.

Una nota positiva per fortuna c’è: le aziende italiane stanno agendo in modo proattivo per prepararsi a un futuro in cui l’IA sarà centrale. Riguardo alla costruzione di una strategia, circa un terzo è stato classificato come “Pacesetter”, ovvero pienamente preparato, il che indica un focus degli executive e della leadership IT sul tema, che si rispecchia anche nel fatto che il 95% dichiara che nella loro azienda l’urgenza di implementare tecnologie IA è aumentata negli ultimi 6 mesi, con due aree di applicazione prioritarie: nell’infrastruttura IT e nella cybersecurity. Ma andiamo con ordine. 

La ricerca di Cisco si è basata su un sondaggio “in doppio cieco” condotto da una terza parte indipendente su 8161 leader aziendali e IT del settore privato in 30 mercati. Il grado di preparazione degli intervistati riguardo l’Intelligenza Artificiale è stato valutato tenendo conto di 6 pilastri fondamentali: Strategia, Infrastruttura, Dati, Talento, Governance e Cultura. Allo stesso tempo le aziende sono state esaminate in base a 49 diverse metriche relative a questi sei pilastri per determinare due punteggi: uno per ciascun pilastro e uno per l’azienda a cui gli intervistati appartenevano. In base al punteggio complessivo, la ricerca è riuscita quindi a identificare 4 livelli di preparazione: Pacesetters (completamente preparati), Chasers (moderatamente preparati), Followers (preparazione limitata) e Laggards (impreparati).

Partendo dal primo dei 6 pilastri, la Strategia, la ricerca ha evidenziato che il 73% delle aziende italiane è in buona parte pronto, con un rotondo 92% che dichiara di avere già una strategia IA ben definita o di essere in procinto svilupparne una. Sul fronte invece dell’Infrastruttura, le reti non sono strutturate per le esigenze dei carichi di lavoro IA. In Italia solo il 24% ritiene di avere in azienda un’infrastruttura altamente scalabile, necessaria per supportare l’enorme aumento dei carichi di lavoro che l’IA comporta. Il 68% ritiene di avere una scalabilità limitata o addirittura di non averne.

Terzo pilastro: i Dati, spina dorsale di un’operatività che sfrutti l’IA, ma purtroppo l’area in cui  c’è meno preparazione in assoluto, con il 27% delle aziende italiane del tutto impreparate. L’82% delle aziende nel nostro Paese afferma che i dati nella loro organizzazione sono in parte non integrati o frammentati. Questo è un ostacolo grave perché la complessità di integrare dati che risiedono in diverse fonti e renderli disponibili per le elaborazioni dell’IA può incidere sulla capacità di sfruttare le applicazioni basate su intelligenza artificiale in tutto il loro potenziale.

Restano tre pilastri: Talento, Governance e Cultura. Per quanto concerne il primo, i membri dei consigli di amministrazione e il top management sono coloro che più facilmente abbracciano il cambiamento dell’IA. In Italia l’85% e il 78% mostra rispettivamente una ricettività elevata o moderata sull’argomento. Sul fronte invece della Governance il 77% delle organizzazioni italiane dichiara di non avere policy IA onnicomprensive, ma si tratta di un’area da affrontare se le aziende vogliono considerare e governare tutti i fattori che possono presentare rischi, in termini di fiducia del mercato e fiducia nella tecnologia.

Questi fattori sono la privacy dei dati e la sovranità, la comprensione delle normative globali e il rispetto delle stesse. La Cultura infine: questo pillar ha la quota più bassa di aziende “pacesetter” (del tutto pronte) che sono il 7%, rispetto alle altre categorie. Il 13% non ha dei piani di change management, e coloro che li hanno sono ancora in progress nell’85% dei casi. Gli executive sono i più ricettivi al cambiamento interno all’azienda che l’IA comporta, e devono quindi guidare lo sviluppo di piani completi e comunicarli chiaramente al management intermedio e ai dipendenti che già, come visto, hanno livelli inferiori di accettazione culturale.

La buona notizia è che la motivazione ad agire per il tema culturale è alta. Otto su dieci hanno dichiarato che la loro organizzazione sta prendendo in considerazione l’IA con un livello di urgenza moderato o elevato, e solo l’1% ha riferito di essere del tutto resistente al cambiamento.

“Come Cisco, nel campo dell’Intelligenza Artificiale, siamo già partiti su 3 fronti”, spiega Enrico Mercadante, Responsabile per l’Innovazione di Cisco Italia e a capo dello Specialist Team di Cisco per la regione Sud Europa. 

“Anzitutto utilizzando l’AI nei nostri prodotti di CyberSecurity, Collaboration, Observability e Networking per avvicinare le aziende al paradigma di AI Ops. A questo stiamo anche  aggiungendo sempre di più AI generativa per interagire, ad esempio, con i nostri prodotti di Collaboration e Security. Per supportare la crescente domanda di infrastruttura a supporto di Enterprise AI stiamo  sviluppando nuovi chip di rete per realizzare una infrastruttura sostenibile e performante. Tutto questo si basa sui principi di Responsible AI – conclude Mercadante – su cui abbiamo rilasciato un framework e una governance molto accurata al nostro interno per prevenire ogni polarizzazione o distorsione provocata da algoritmi di Intelligenza Artificiale”.

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